Banda di rumeni gestiva la prostituzione a Palermo, 8 arresti

Banda di rumeni gestiva la prostituzione a Palermo, 8 arresti
29 maggio 2015

Gli agenti della polizia di Stato hanno disarticolato una organizzazione criminale transnazionale composta da cittadini rumeni, che gestiva una fiorente attivita’ di prostituzione a Palermo. Otto persone sono state arrestate. Dovranno rispondere di associazione a delinquere, finalizzata all’induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, reato aggravato dal carattere transnazionale dell’organizzazione. L’operazione e’ stata denominata “Caffe’ export” per i continui riferimenti che gli indagati, per eludere presumibili intercettazioni telefoniche, usavano durante le loro conversazioni: la lista dei rapporti sessuali da poter consumare era, infatti, declinata secondo le varie gradazioni di caffe’, lungo, corto e cosi’ via. Le indagini, coordinate dai pm Gaspare Spedale e Claudio Camilleri, hanno visto impegnati i poliziotti della Sezione Criminalita’ extracomunitaria e prostituzione della Squadra mobile. Gli agenti hanno fatto luce su dinamiche, equilibri e leadership, alla base della fervente attivita’ di prostituzione che, ogni notte, con cadenza giornaliera, affolla i marciapiedi di un lungo tratto di strada della “Cala”. Al vertice dell’organizzazione e’ stato scoperto che c’era Nicolae Lucian Serban, detto “Calu”, gia’ noto alle forze dell’ordine perche’ coinvolto, nel 2011, nell’operazione “Sbarazzu”, ritenuto, allora, uno dei “colonnelli” della prostituzione su strada. E’ stato nel giugno 2014 che gli investigatori hanno avviato l’attivita’ di indagine scoperchiando le fila di un ampio giro di prostituzione.

LE VITTIME Le vittime erano tutte giovani donne rumene, fatte giungere a Palermo con false promesse di notevoli e facili guadagni. Le ragazze, una volta arrivate in Italia, venivano avviate alla prostituzione lungo le vie Francesco Crispi, alla Cala e al Foro Italico Umberto I. Nel corso dell’indagine sono emerse le responsabilita’ anche dei fratelli di Nicolae Lucian Serban, ovvero Marin e Adrian Marius Serban. I tre per ottimizzare la gestione della propria attivita’, avevano suddiviso la zona del Foro Italico in zone, in cui ciascuno di loro aveva posizionato le proprie donne, in totale circa 20 ragazze, tutte giovanissime. Gli indagati, consapevoli di svolgere attivita’ illecite, per eludere presumibili intercettazioni telefoniche durante le loro conversazioni, avevano fatto uso di un linguaggio criptico e convenzionale, attingendo ad un formulario anche semplice, ma efficace: la lista dei rapporti sessuali da poter consumare era, infatti, declinata secondo le varie gradazioni di caffe’, lungo, corto e cosi’ via. Ciononostante, i poliziotti sono riusciti a decodificare i dialoghi, fornendone una inequivocabile lettura, in alcuni casi, confortata anche da riscontri rilevati dal personale di polizia appostato su strada.

IL LEADER Se Nicolae Lucian Serban era il leader del gruppo, due delle donne spinte a prostituirsi erano delegate, in assenza del capo, a raccogliere i guadagni, a garantire la disciplina del clan, a vigilare che nessuna delle “colleghe” deviasse rispetto alla linea dell’obbedienza al capo. Anche tra le prostitute rumene si era creata una sorta di scala gerarchica al vertice della quale si ponevano Monica Lacramioara Burcea, detta la “Negra”, e Adelina Florina Velicu, detta la “Stramba o la “Storta”, entrambe destinatarie dell’odierno provvedimento restrittivo. Come spesso accade nei casi di sfruttamento della prostituzione, perche’ la prostituta “renda” e’ necessario instaurare un rapporto di subordinazione, anche psicologica, alle dipendenze del protettore. Anche l’odierna vicenda non si e’ sottratta a questa regola non scritta: tra protettore e prostituta sussisteva un rapporto caratterizzato da assoggettamento psicologico che, in taluni casi, sfociava anche in aggressioni. La prostituzione, nella maggior parte dei casi, avveniva su strada e, solo in rare circostanze, all’interno di abitazioni messe a disposizione delle prostitute dallo stesso Nicolae Lucian Serban che possedeva diversi immobili nella zona di via Lincoln e della Stazione Centrale. L’attivita’ d’indagine, svolta con i classici metodi investigativi, con appostamenti e pedinamenti, prevalentemente notturni si e’ avvalsa, altresi’, di attivita’ tecniche come intercettazioni telefoniche.

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