Basta chiacchiere e vertici, Conte fa arrabbiare Mattarella

Basta chiacchiere e vertici, Conte fa arrabbiare Mattarella
Giuseppe Conte e Sergio Mattarella
19 giugno 2020

Basta chiacchiere e vertici, c’è la necessità di dare all’Italia risposte “concrete e in tempi rapidi”. L’ennesimo monito al Conte 2, questa volta arriva dal Quirinale che guarda con attenzione la drammatica crisi economica dell’eurozona ma soprattutto quella che sta vivendo il nostro Paese dove da marzo a oggi ci sono lavoratori che ancora non hanno incassato un euro dei soldi spettanti per la crisi Covid. Dal Colle è emerso che servono azioni “concrete e in tempi rapidi” soprattutto all`impiego dei fondi europei per la ripresa economica dopo l`emergenza sanitaria per il virus cinese. Ennesimo monito, quello del capo dello Stato, che segue la stoccata tirata sempre al governo da parte del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che all’apertura degli stati generali ha puntellato che va bene discutere e confrontarsi, ma il Paese esige risposte vere e immediate.

E così, con una maggioranza di governo sempre in guerra e in vista dell’odierna teleconferenza tra i leader dei Paesi Ue sulla proposta Recovery (Next Generation Eu) e Quadro finanziario Pluriennale 21-27 per decidere le sorti dell’Europa e dell’Italia, il premier Giuseppe Conte con parte del suo governo è salito al Colle per meglio capire il da farsi. In estrema sintesi, l’incontro è stato dedicato alle due proposte della Commissione europea per mobilitare gli investimenti necessari alla ripresa, ovvero Next Generation Eu e il Quadro finanziario pluriennale 21-27, per l’appunto.

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Il primo è uno strumento da 750 miliardi di euro che rafforzerà il bilancio dell’Ue con nuovi finanziamenti raccolti sui mercati finanziari per il periodo 2021-2024. Il secondo è un bilancio a medio termine rafforzato per il periodo 2021-2027 da 1.100 miliardi di euro. Ma per Mattarella è stata anche l’occasione per evidenziare al premier (e non solo) che, in sostanza, non si può governare a colpi di fiducia e di Dpcm. “Vorrei ribadire che la dialettica proficua tra i poteri si esprime in confronto necessariamente collaborativo – ha detto il capo della Stato -. Si tratta di un principio basilare nel sistema costituzionale, insito nelle regole fondamentali della democrazia”. In altre parole, “non vi è spirito di corpo o desiderio di affermare il ruolo e l’influenza del potere che si impersona, o di cui si fa parte, che possa giustificare queste distorsioni”.

Ce n’è anche per le toghe e Csm. “La magistratura deve necessariamente impegnarsi a recuperare la credibilità e la fiducia dei cittadini, così gravemente messe in dubbio da recenti fatti di cronaca”, ha puntellato il presidente della Repubblica, in occasione della cerimonia commemorativa del quarantesimo anniversario dell’uccisione di Nicola Giacumbi, Girolamo Minervini, Guido Galli, Mario Amato e Gaetano Costa e del trentennale dell’omicidio di Rosario Livatino. E ha evidenziato che “la documentazione raccolta dalla Procura della Repubblica di Perugia, la cui rilevanza va valutata nelle sedi proprie previste dalla legge, sembra presentare l’immagine di una Magistratura china su stessa, preoccupata di costruire consensi a uso interno, finalizzati all’attribuzione di incarichi”.

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Da qui, la riforma del Csm volta “a rimuovere prassi inaccettabili, frutto di una trama di schieramenti cementati dal desiderio di occupare ruoli di particolare importanza giudiziaria e amministrativa, un intreccio di contrapposte manovre, di scambi, talvolta con palese indifferenza al merito delle questioni e alle capacità individuali”. Mattarella s’è rivolto pure alla Scuola dei magistrati la quale dovrebbe dedicare “sessioni di studio apposite ai doveri di correttezza e trasparenza nell’esercizio delle funzioni giudiziarie; affinché siano tradotti nei comportamenti a cui è tenuto ciascun magistrato, non soltanto nello svolgimento dell’attività giudiziaria ma anche nel servizio reso negli organi di governo autonomo”.

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