Centrodestra in crisi. Ne approfittano Renzi e M5S

Centrodestra in crisi. Ne approfittano Renzi e M5S
26 febbraio 2015

Riprende quota Matteo Renzi, si ferma la Lega Nord e cresce il Movimento Cinque Stelle: sono questi i risultati più interessanti che emergono dall’ultimo sondaggio realizzato da Datamedia Ricerche per “Il Tempo”. Partiamo dal premier, che recupera i due punti percentuali di fiducia persi la scorsa settimana e torna al 47%. Malgrado la performance non brillantissima, che lascia Renzi al di sotto della “linea di galleggiamento” del 50%, il presidente del Consiglio resta ampiamente il leader che gode della fiducia maggiore da parte degli italiani. Dietro di lui, al 23% (-2%), il leghista Matteo Salvini, seguito a ruota da Giorgia Meloni (foto9, che cresce di un punto percentuale rispetto a gennaio e si porta al 20%. Più distante Beppe Grillo, stabile al 16%. Mentre Silvio Berlusconi (14%) viene tristemente superato anche da Nichi Vendola (15%).

Peggio di Berlusconi, c’è soltanto Angelino Alfano, in calo all’11%. Per quanto riguarda le intenzioni di voto, a sinistra il Pd resta ancorato al suo ottimo 37%, mentre cresce di due punti decimali Sel, che arriva al 4,2%. In quello che fu il centrodestra, invece, la Lega interrompe una marcia trionfale che durava ormai da qualche mese, perdendo lo 0,7% in una settimana e arretrando al 14%. Un risultato comunque superiore a quello raccolto da Forza Italia, che pur crescendo di 4 punti decimali, resta al 13,2%. Perde qualcosa (-0,2%) anche l’accoppiata Nuovo Centrodestra/Udc, che scivola al 3.3%. Stabili i Fratelli d’Italia/Alleanza Nazionale al 2,5%. Da segnalare, poi, il ritrovato smalto del Movimento Cinque Stelle. Rispetto all’ultimo sondaggio i grillini recuperano 6 punti decimali e arrivano al 19,3%, guadagnando quasi un punto percentuale e mezzo in due settimane. Se si tratti di una decisa inversione di tendenza o di un recupero temporaneo, lo scopriremo solo con il passare del tempo. In un quadro così fluido, per ora, soltanto una certezza ci accompagna ormai da mesi: l’area del “non voto” (indecisi, astenuti e schede bianche) resta la maggioranza assoluta dell’elettorato potenziale, con un 51,7% complessivo.

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