Il Centrodestra si sveglia e prova a rimettere insieme i cocci

20 luglio 2014

Il centrodestra siciliano riparte da #AmunìSicilia, Associazione moderati uniti, presieduta da Giusy Savarino, che a Palermo, ha organizzato una giornata di confronti e dibattiti. Un laboratorio politico che ha visto i capigruppo dell’Assemblea regionale siciliana e i coordinatori regionali dei partiti di centrodestra discutere del futuro dei moderati isolani. “Il centrodestra ha bisogno di andare avanti – ha detto la Savarino – abbiamo chiesto il contributo di giovani amministratori, deputati, imprenditori per iniziare un processo programmatico che parta dalla idee riunendo tutta l’area moderata, dall’Udc a Fratelli d’Italia, trovando un humus che ci unisca”. Tra i partecipanti, Saverio Romano. “Abbiamo lasciato il rapporto tra Pil e debito pubblico a 118 punti – ha detto l’ex ministro – oggi dopo il rigore europeista siamo al 136%. Hanno fatto ingoiare agli italiani rospi grossi come elefanti senza riuscire a far diminuire il debito pubblico. Renzi – ha concluso – copia le peggiori tradizioni della sinistra rivendendole come le migliori del centrodestra: enuncia alcuni punti che fa dimenticare agli italiani, facendo credere che siano gia’ stati realizzati”.

Anche Santi Formica, capogruppo Lista Musumeci, ha partecipato all’assise, come anche il presidente dell’Antimafia Ars, Nello Musumeci. “Noi abbiamo più volte battuto all’Ars il governo Crocetta – ha detto Formica – quando una minoranza, che sa di essere minoranza, va al governo, è sempre pericoloso. In Toscana la sinistra non può perdere la Regione, a meno che non si divida per beghe personali, come invece è accaduto qui”. “Eravamo nella stessa situazione, eppure – ha proseguito Formica- ci siamo divisi in quattro e abbiamo regalato una non vittoria alla sinistra. Quando una forza politica non ha la maturità per governare e si ritrova un governo assoluto dato dall’elezione diretta con poteri che non ha nanche il premier, diventa un pericolo: la consapevolzza di essere minoranza li fa vivere alla giornata”.

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Dunque, nel centrodestra sembra esserci consapevolezza del fatto che continuando sulla strada delle divisioni non si va da nessuna parte. E si riparte dal confronto che, come ha sottolineato Toto Cordaro, capogruppo Pid-Grande Sud, “questo deve essere solo il primo di una lunga serie se un deputato non ha radicamento territoriale, ha l’unico obiettivo di galleggiare in un’Assemblea che duri il più possibile, garantendo una maggioranza al Presidente. Crocetta dovrebbe dimettersi e riportare la Sicilia al voto”.

Enzo Gibiino, coordinatore regionale Forza Italia non ha perso l’occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe. “Nello Musumeci – ha detto il forzista – aveva fatto un lavoro straordinario alla Provincia di Catania. Ma nel 2012, anziché pensare al bene comune, qualcuno ha pensato che il proprio bene fosse superiore a quello comune”. E ancora interventi. “La situazione della Sicilia è difficile – ha sottolineato Marco Falcone -. Il bilancio di spesa corrente è di 14,7 miliardi, cinque in meno di sette anni fa. Stiamo discutendo della Finanziaria Ter perché dobbiamo mettere una pezza ai tagli del governo Renzi. Il governo Crocetta non ha trovato alcuna terapia, dal precariato alla formazione professionale. La piccola e media impresa  – ha concluso il capogruppo FI all’Ars – potrebbe essere il volano dello sviluppo, nel momento in cui anche Eni minaccia di lasciare la Sicilia. Enti come Esa e Iacp vanno soppressi”.

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