Cessate il fuoco riattivato dopo 50 vittime, ma le ostilità politiche infiammano Gaza
Il presidente Trump tenta di calmare le acque, definendo legittima la reazione israeliana e escludendo qualsiasi pericolo per gli accordi da lui promossi.
Il cessate il fuoco a Gaza è stato ripristinato questa mattina, ma poggia su fondamenta estremamente fragili. Il fragile accordo, entrato in vigore alle 10, segue una notte di violenti raid aerei israeliani che hanno provocato una strage di civili, con almeno 50 vittime palestinesi, e le reciproche accuse di violazione tra Israele e Hamas.
Le operazioni militari della notte scorsa hanno lasciato una scia di distruzione nel centro di Khan Younis. Le squadre della protezione civile sono ancora impegnate a ispezionare i danni e a estrarre corpi dalle macerie, mentre l’ospedale Nasser di Gaza è stato investito da un afflusso massiccio di feriti, costringendo il personale sanitario a lavori in condizioni al limite del collasso.
Un bilancio che grida vendetta
Il Ministero della Sanità dell’enclave costiera ha diffuso un bilancio agghiacciante: 50 morti, di cui 22 bambini, e circa 200 feriti. Numeri che le autorità locali brandiscono per denunciare quella che definiscono una “chiara e flagrante violazione” degli accordi di tregua.
Da Tel Aviv, tuttavia, giustificano l’offensiva come una risposta necessaria e legittima. Fonti delle forze armate israeliane puntano il dito contro Hamas, accusando il gruppo di non aver rispettato gli impegni sulla consegna dei corpi degli ostaggi israeliani e di essere il diretto responsabile dell’uccisione di un soldato riservista avvenuta ieri a Rafah.
La tregua è già una crisi da gestire
La tenuta del cessate il fuoco appare dunque compromessa fin dal suo primo giorno. Analisti internazionali segnalano “moltissime criticità”, prevedendo un percorso di stabilizzazione lungo e accidentato, paragonabile per difficoltà e tempistiche alla missione trentennale nel Kosovo. La prospettiva è quella di un negoziato permanente, dove “un giorno si andrà avanti e un giorno si andrà indietro”.
In questo quadro di estrema tensione, si inseriscono le dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Intercettato dai giornalisti a bordo dell’Air Force One, Trump ha assolto le azioni israeliane, sostenendo che “hanno dovuto reagire” all’attacco subito. Il leader americano si è detto convinto che “nulla” possa minacciare l’accordo da lui mediato, annunciando, senza dettagliare, l’avvio di una “seconda fase” nel processo di pace mediorientale.
