Citazione per danni, Grillo scarica a blog responsabilità. Pd e Fi attaccano: “Vigliacco”

Citazione per danni, Grillo scarica a blog responsabilità. Pd e Fi attaccano: “Vigliacco”
16 marzo 2017

“I post di cui io sono direttamente responsabile sono quelli, come questo, che riportano la mia firma in calce”. Beppe Grillo si difende con un post – firmato – sul suo blog dalle accuse del tesoriere del Partito democratico, Francesco Bonifazi, che martedì ha reso nota la memoria difensiva dei legali del leader M5s in una causa per diffamazione presentata dai dem. In quella memoria si sosteneva ciò che Grillo ribadisce prendendo le distanze da quanto pubblicato sul cliccatissimo sito che porta il suo nome: di quanto scritto ne risponde chi firma e se non è firmato pace. In caso di querela, sarà la polizia postale a risalire all’autore del pezzo ‘incriminato’. “Nessuno scandalo – insiste il comico genovese – nessuna novità. Se non il rosicamento del Pd per aver per il momento perso la causa. Nessuna diffamazione. Nessun insulto. Semplice informazione libera in rete. Maalox?”

Le reazioni del Pd non si fanno attendere. Bonifazi gli dà del “vigliacco e bugiardo”: “Vigliacco perché non hai il coraggio di assumerti la responsabilità di quello che scrivi e pensi. Bugiardo perché non dici la verità quando affermi che il PD ha perso la causa. Il processo deve ancora svolgersi e di sicuro il giudice deciderà nella libertà del suo convincimento e non per i suggerimenti di Beppe”. Per il presidente del Pd, Matteo Orfini, i 5 stelle sono “ridicoli e inquietanti”: “La linea del Movimento 5 Stelle la dà il blog di Grillo. Ma Grillo dice che lui col suo blog non c’entra. Quindi chi decide?”. Interviene anche l’europarlamentare di Forza Italia Stefano Maullu: “Beppe Grillo non esiste, verrebbe da dire. Ma in questo caso saremmo troppo fortunati. E’ più probabile che esista davvero e che giochi ad apparire e scomparire. Al tragicomico spinto il comico grillino ci ha abituati ormai da tempo, a questo punto siamo arrivati al trash. E pensare che questi qui possano governare qualcosa fa rabbrividire”.

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Eppure la legge, a sentire gli avvocati, sembra essere dalla parte del leader M5s: “Non c’è nessuna normativa sui blog – spiega Bruno Del Vecchio, legale presso l’Associazione stampa romana, sindacato dei giornalisti – siamo di fronte a una situazione molto confusa. Laa Cassazione ha escluso che siano equiparabili a testate giornalistiche: questo significa che se uno scrive in un blog e qualcuno lo denuncia per il contenuto del suo post, ne risponde solo lui in quanto autore, non il proprietario del blog o chi lo gestisce. In questo Grillo non ha torto. Questo non significa che i post non siano attaccabili ma occorre comunque risalire a chi lo ha scritto, nel caso in cui questo non sia firmato. Se si viene diffamati da un blog, si fa denuncia alla polizia postale che cerca di risalire all’autore del post. Ma il gestore del blog, che non ha un direttore responsabile, non è responsabile a meno che non ci sia un concorso nella pubblicazione”.

Dal Movimento, dopo la difesa di Grillo, parla solo Luigi Di Maio, interpellato a Corriere Live, e liquida la vicenda come “una strategia del Pd che con la pubblicazione di una sentenza con cui ha perso contro Grillo prova a coprire lo scandalo Consip”. Il blog di Beppe Grillo “è uno spazio che ospita tante persone e ognuno firma i suoi articoli. Oggi non capita più che ci siano post non firmati”. Tuttavia “c’è un contenzioso in corso e il giudice deciderà quella responsabilità perché la legge sul web non è identica a quella sull’editoria”. Più tardi, i componenti pentastellati della commissione Vigilanza Rai fanno una durissima dichiarazione contro Tg1 e Tg2 che “hanno dimostrato di essere megafoni governativi senza pudore. L’arte del panino con protagonisti Orfeo e Colucci ed esecutori i loro fedeli scudieri. Questo non è servizio pubblico, è servizio Pd”. Nessun riferimento esplicito al caso blog ma il senatore dem Stefano Esposito non ha dubbi: “I Cinque stelle manganellano il servizio pubblico, che ha osato solo riportare fedelmente i fatti relativi al blog ‘a sua insaputa’ di Beppe Grillo. È più forte di loro, se non è un velina del blog allora giù mazzate”.

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I FATTI La citazione per danni da parte del tesoriere del Pd Francesco Bonifazi nei confronti del leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, era arrivata dopo un duro post pubblicato il 31 marzo del 2016 sul blog del comico genovese, in cui si chiedevano le dimissioni dell’allora premier Matteo Renzi e del ministro Maria Elena Boschi a seguito dell’inchiesta sull’impianto di Tempa Rossa che aveva portato alle dimissioni dell’ex ministro allo Sviluppo Economico, Federica Guidi, sospettata di aver di aiutato il compagno, l’imprenditore Gianluca Gemelli, ad ottenere subappalti per il sito petrolifero lucano. Per l’ex ministro e per il suo compagno la Procura di Roma aveva poi chiesto l’archiviazione nel gennaio scorso. “Le dimissioni del ministro Guidi -si leggeva nel post pubblicato senza firma sul blog di Grillo- sono un’ammissione di colpa, dimostrano il coinvolgimento del ministro Boschi e del Bomba che fanno l’interesse esclusivo dei loro parenti, amici, delle lobby e mai dei cittadini. Devono seguire l’esempio della Guidi e dimettersi subito: la misura è colma. Renzie e la Boschi -proseguiva il post- devono presentarsi dinanzi al Parlamento, dire la verità sui favori alle banche, ai petrolieri e alle lobby e andarsene”.

“Nella telefonata intercettata dai pm di Potenza nelle indagini sul traffico illecito di rifiuti, tra la ministra Guidi e il compagno Gemelli, si fa riferimento -si leggeva ancora sul blog del leader del M5S- a un emendamento che era stato tolto dallo ‘Sblocca-Italia’ e che doveva essere reinserito nella legge di Stabilità 2015. Secondo i pm, l’emendamento avrebbe favorito le aziende di Gemelli, facendogli guadagnare 2,5 milioni di subappalti. La Guidi -continuava il post- chiese l’avvallo della Boschi che, per blindarlo e assicurarsi che tutto andasse come doveva, inserì l’emendamento incriminato nel testo del maximendamento su cui poi, con il consenso del Bomba, pose la questione di fiducia”. “Un meccanismo perfetto -era stato scritto sul blog del comico genovese- ai danni dei cittadini. Tutti collusi. Tutti complici. Con le mani sporche di petrolio e denaro. Ora -concludeva il post- si capisce perchè il Pd ed il governo incitano illegalmente all’astensione sul referendum delle trivelle in programma il prossimo 17 aprile: intacca gli interessi delle compagnie petrolifere e tutela i cittadini e l’ambiente. Il Bomba non può permetterlo”.

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