Conferma Martina e primarie prima delle Europee. Verso intesa Pd

Conferma Martina e primarie prima delle Europee. Verso intesa Pd
Il governatore del Lazio e aspirante segretario Pd, Nicola Zingaretti
7 luglio 2018

Dopo le prese di posizione dei giorni scorsi, ieri è stata una giornata di trattative e contatti frenetici al Nazareno, per cercare un’intesa in vista dell’assemblea del Pd di oggi. E a sera l’ipotesi di accordo raggiunta è quella di una conferma di Maurizio Martina come segretario con l’apertura di una fase di confronto “pre-congressuale” per arrivare poi, dopo un’altra assemblea in autunno, al congresso con le primarie prima delle elezioni europee. Certo Martina non fa salti di gioia alla prospettiva di essere eletto “a tempo” (e senza poi la possibilità di candidarsi). Ma salvo sorprese dell’ultima ora l’intesa dovrebbe reggere.

Del resto il congresso immediato creerebbe problemi un po’ a tutte le aree del partito, visto che schieramenti e candidati non sono ancora pronti. Arrivare ai primi mesi del 2019 (anche senza specificare domani i tempi precisi) sarebbe l’opzione preferita, anche perché pare superato il ‘no’ di parte dei renziani a celebrare la giornata dei gazebo prima delle consultazioni per il Parlamento Ue. In particolare l’elezione del segretario prima del voto per Strasburgo è quello che chiede ormai da giorni Nicola Zingaretti, governatore del Lazio pronto a scendere in campo per la guida del Pd. E con lui anche la sinistra del partito, a cominciare da Andrea Orlando e Gianni Cuperlo.

L’ex guardasigilli è tornato a chiedere uno “stacco netto” con il passato, auspicando che domani da parte di Martina ci sia “una scansione comprensibile del percorso” aprendo “una fase di percorso congressuale”, cioè “di elaborazione e di confronto con la società, un’iniziativa politica”. Per Cuperlo serve “una fase non lunghissima di confronto ed elaborazione, chiudendo il percorso congressuale prima delle Europee” utilizzando questo tempo, oltre che per una riflessione, anche per “cambiare regole inadeguate”, ad esempio costituendo un “serio albo degli elettori”. Matteo Renzi da parte sua oggi interverrà spiegando le sue dimissioni ma parlando soprattutto, secondo quanto si apprende, di problemi e prospettive del Paese. Magari, questo sì, non rinunciando a togliersi qualche sassolino dalle scarpe.

Anche perché le tensioni tra i Dem, e la voglia di regolare i conti, restano tutte, come dimostrano le polemiche suscitate dal ‘controllo’ sugli inviti richiesti dallo stesso Zingaretti (poi approvati) e sui rumors che parlavano di un possibile ruolo organizzativo per Luca Lotti, in ticket con Martina. “Non sono disponibile per nessun ticket e nemmeno per gestire l’organizzazione del Pd”, ha detto l’ex ministro dello Sport, denunciando “la divisione interna insopportabile di chi non ha mai accettato i risultati di primarie e congressi e ci fa la morale tutti i giorni, contribuendo a dividere il Pd”. Alla fine un renziano nella nuova segreteria potrebbe entrare, ma non sarebbe una figura di primo piano.

Da domani, dunque, il Pd cercherà di voltare pagina dopo il disastro del 4 marzo. Zingaretti gode di un buon seguito nel partito e punta ad allargare la discussione ad altre forze anche esterne ai Dem. Dall’altro lato i renziani devono trovare un candidato forte da opporre al presidente del Lazio. Renzi ormai da settimane sta cercando di convincere Graziano Delrio a correre per la segreteria, ma per l’ennesima volta, il capogruppo alla Camera ha detto no. “Non sono disponibile – ha ribadito – per ragioni personali e politiche. Bisogna ridare valore ai propri ideali. Domani (oggi, ndr) si apre la fase congressuale. Bisogna ripartire da una riflessione sui contenuti”. E alla fine, conclude un renziano, “è anche possibile che si vada tutti su Zingaretti”.

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