Crisi, Confindustria torna pessimista

18 maggio 2014

Il presidente della Confidustria, Giorgio Squinzi, ritrova un po’ di sano pessimismo. Che unito al lamento e al piagnisteo che contraddistingue gli industriali italiani da decenni riporta l’associazione di viale dell’Astronomia sui vecchi canoni dopo aver abbracciato la linea di rinnovamento e ottimistica del premier Renzi. “Da noi la crisi non può dirsi ancora superata. Tra il 2007 e il 2013 il nostro Pil è sceso di oltre 9 punti tornando al livello del 2000 e il livello di produzione industriale è ancora inferiore di un quarto rispetto ai picchi pre-crisi” ha affermato Squinzi ieri a Palermo. “Negli ultimi mesi sembra delinearsi un’inversione di tendenza che va consolidata con una strategia forte di politica economica”, ha aggiunto il presidente che ha sottolineato che “Confindustria ha fatto proprie le raccomandazioni del Consiglio europeo che sono la road map per la crescita e lo sviluppo: la ristrutturazione del settore bancario per sostenere il flusso del credito alle attività produttive, una maggiore flessibilità del mercato del lavoro e allineamento dei salari alla produttività, la riforma del mercato dei servizi pubblici e infrastrutture moderne, la riforma del fisco con attenzione particolare sul taglio al cuneo fiscale, il risanamento dei conti pubblici, il miglioramento della efficienza della pubblica amministrazione”.
Squinzi ha però spezzato una lancia a favore del governo Renzi: “Abbiamo apprezzato come il Def 2014 inizi a rispondere positivamente alle raccomandazioni del Paese, scegliendo di negoziare con la Commissione la flessibilità dei conti pubblici in cambio di un ambizioso piano di riforme strutturali, per incidere in maniera duratura sul potenziale di crescita”. Il presidente Squinzi ha sottolineato di condividere la condivisione della scelta del governo “di una revisione profonda della nostra architettura istituzionale, partendo dalla riforma elettorale e dalle modifiche del titolo V e del bicameralismo”. Non così positivo per Squinzi il taglio del cuneo fiscale così come elaborato dal governo. “Avremmo gradito, in nome della competitività, una forma differente nel modo con cui verrà operato il taglio del cuneo fiscale, misura essenziale per ridurre il deficit di competitività con i nostri principali competitor. Oppure, una scelta diversa dell’Esecutivo di destinare solo una parte limitata di risorse alla riduzione dell’Irap, dove un taglio significativo avrebbe ridato fiato competitivo al Paese con conseguenti benefici in termini di crescita”.Infine la richiesta per le elezioni Europee: “Rigore e austerità non possono continuare ad essere i soli strumenti per mantenere la stabilità in Europa”. (Il Tempo)

 

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