Il governo M5s-Pd parte con 169 senatori. Macron in arrivo a Roma

11 settembre 2019

Con il sì alla fiducia da parte del Senato parte ufficialmente il governo Conte 2. Ottiene 169 sì, due voti in meno rispetto al governo M5s-Lega che il 5 giugno 2018 toccò quota 171, due voti in meno delle aspettative. Mancano all’appello il pentastellato Alfonso Ciampolillo e il senatore del Misto Saverio De Bonis, inclusi nei calcoli della maggioranza. Si astengono – molto critici – il dem Matteo Richetti e il pentastellato Gianluigi Paragone. Ma si parte. La prima sfida sarà la legge di bilancio che il neonato governo dovrà riuscire a tenere entro i parametri imposti da Bruxelles: anche se l’Italia ha ottenuto il portafoglio di peso agli Affari economici per Paolo Gentiloni, il nome designato dal nuovo esecutivo, i detrattori non mancano di sottolineare che sarà marcato a uomo dal falco Dombrovskis.

Il leader della Lega, Matteo Salvini, lo ricorda in aula: “Aspetterei a festeggiare, perché penso che tutto possa fare l’ex premier Gentiloni fuorché avere occhio di riguardo per l’Italia. È un commissario controllato perché il vice presidente con delega agli affari economici sarà il noto falco Dombrovskis. Quindi, se avete svenduto l’interesse nazionale italiano per qualche poltrona, l’avete svenduto anche male, perché vi hanno rifilato una ‘sòla’ caro Presidente del Consiglio”. E forse è proprio per stoppare tali insinuazioni che Conte precisa che “la manovra si fa in Italia” rispondendo seccato ai cronisti che al Senato gli chiedono se il percorso della legge di bilancio parte domani da Bruxelles dove il premier avrà una serie di incontri con i vertici Ue (vedrà Ursula von der Leyen, Donald Tusk, David Sassoli, Jean-Claude Juncker, Charles Michel). E’ indubbio però che la nascita del governo M5s-Pd abbia cambiato il clima con l’Unione europea.

E anche nei rapporti tra Italia e Francia. Tanto che – è notizia di oggi – il presidente francese Emmanuel Macron sarà a Roma per un incontro con Conte la prossima settimana, il 18 settembre. Resta aperta la grana dei sottosegretari. Fonti Pd definiscono la partita ancora in altomare tanto che il consiglio dei ministri convocato per giovedì prossimo potrebbe non avere all’ordine del giorno il completamento della squadra di governo. Conte ai giornalisti dice di voler chiudere “il prima possibile” ma, soprattutto, nei 5 stelle è ancora guerra aperta sulla designazione dei nomi. E dopo il sì alla fiducia, muove i primi passi anche il tema delle riforme.

Oggi la conferenza dei capigruppo fisserà il calendario dell’ultimo passaggio del taglio del numero dei parlamentari mentre nel Pd si è cominciato già oggi a ragionare di legge elettorale con un primo incontro interlocutorio al Senato. L’obiettivo è un ritorno al proporzionale anche se Salvini che lo ritiene un modo per “garantire a vita l’inciucio e i giochi di Palazzo in Parlamento” promette battaglia: “Se andate avanti su questo tema, noi raccoglieremo le firme affinché gli italiani possano decidere che a governare il Paese sia chi prende un voto in più”.

 

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