Covid-19 mette in ginocchio gli Usa. Ma il modello California funziona

Covid-19 mette in ginocchio gli Usa. Ma il modello California funziona
11 aprile 2020

“Siamo estremamente grati a Gavin Newsom e il popolo della California”. “Ricambieremo il favore quando la California ne avrà bisogno”. Così Phil Murphy, governatore del New Jersey, in un tweet in cui riconosceva il bel gesto di Newsom per avere mandato 100 ventilatori polmonari al suo Stato che di questi giorni ne ha veramente bisogno. Con una popolazione di 9 milioni, il New Jersey ha avuto finora più di 50mila contagi di coronavirus e più di 1700 decessi. Altrettanti ventilatori sono stati inviati dalla California all’Illinois e lo Stato di New York, colpiti severamente anche loro. L’epicentro è lo Stato di New York con più di 160mila contagi e 7mila decessi, al primo posto negli Stati Uniti. La California, invece, con una popolazione di 40 milioni, ha sofferto cifre inferiori ma anche notevoli con più di 20mila contagi e poco più di 500 morti. La California, stato liberal in cui i democratici controllano il potere esecutivo e le due camere legislative, ha agito tempestivamente in modo molto responsabile ed è riuscita ad arginare la pandemia del coronavirus. Le cifre inferiori di contagi e decessi, tenendo conto anche della notevole popolazione, paragonabile a non pochi Paesi europei, sono dovute in parte all’amministrazione di Newsom e le sue azioni decisive all’inizio della pandemia, avendo considerato quanto già successo in altri Paesi. Newsom ha agito quasi immediatamente ordinando a tutti i californiani di rimanere a casa eccetto per fare la spesa, andare alle farmacie e qualche altra situazione indispensabile.

Inoltre, Gil Garcetti e London Breed, sindaci rispettivamente di Los Angeles e San Francisco, hanno anche loro sottolineato l’importanza di contenere la pandemia, imponendo ulteriori restrizioni. I due hanno ordinato ai commercianti di risorse essenziali che devono rimanere aperti, di fare uso delle mascherine, e di non offrire servizi ai clienti che si rifiutino di fare altrettanto. Queste misure sono state messe in campo per cercare anche di proteggere i lavoratori e il personale di sanità i cui servizi sono indispensabili per tutti. Newsom nel suo ordine ha anche insistito sull’importanza di lavorare da casa se possibile. Ciò è stato accolto favorevolmente nella Silicon Valley, quella parte della California del Nord con le città di San Jose, Santa Clara ecc., centri di aziende come Apple, Google ed altre, per cui lavorare da casa è stato relativamente facile. A favorire il numero ridotto di contagi e vittime è stato anche il fattore di densità demografica in California. Mentre nella zona di New York, New Jersey, Connecticut, la densità di popolazione è forte, in California si tratta di un’altra situazione. Ciononostante i centri urbani del Golden State esistono e includono San Diego, Los Angeles e San Francisco anche se di densità meno forte che nella zona metropolitana di New York.

Dal punto di vista di risorse Newsom ha anche avuto successo, ottenendo la cooperazione di parecchie aziende che hanno accettato di servire lo Stato. Newsom ha ottenuto la cooperazione volontaria di aziende capaci di produrre risorse necessarie come mascherine ma anche di ventilatori. Alcune settimane fa il governatore, ex sindaco di San Francisco, ha annunciato la distribuzione di 24 milioni di mascherine N95 che sarebbero fabbricate in California e ha poi dichiarato in una recentissima intervista televisiva che si fabbricheranno 200 milioni di mascherine al mese. L’imprenditore miliardario Ellon Musk ha promesso più di 1000 ventilatori e Bloom Energy, un’azienda di elettronica nella Silicon Valley, ha deciso di modificare la sua fabbrica per costruire e rimettere a nuovo ventilatori. Quando Newsom ha dato il suo ordine di restare a casa a tutti i californiani è stato accusato di volere distruggere l’economia. La sua decisione però ha salvato vite umane. A livello federale, come si sa, il presidente Donald Trump ha minimizzato dall’inizio il pericolo del coronavirus e continua tuttora a lasciare agli Stati di decidere da se stessi, preoccupato dai rischi all’economia più che dalle vite umane. Seguendo le sue indicazioni una decina di Stati dominati da governatori repubblicani non hanno ancora dato l’ordine di stare a casa ai loro cittadini. Alcuni lo hanno fatto tardi e con riluttanza come il governatore della Florida, l’italo-americano Ron DeSantis, il quale alla fine ha ceduto e ha ordinato ai suoi cittadini di stare a casa, senza però tante insistenze.

Il governatore della Georgia Brian Kemp, anche lui repubblicano, proprio recentemente ha dato l’ordine di stare a casa, spiegando che solo nelle precedenti 24 ore si era saputo che gli asintomatici possono contagiare altri. Difficile capire in quale caverna Kemp abitasse considerando il fatto che chiunque abbia seguito le notizie era già a conoscenza di questo pericolo. Se le cifre di contagi e decessi in California sono fino ad adesso relativamente bassi, quelli a livello nazionale riflettono una realtà completamente diversa. I contagi negli Usa stanno per oltrepassare 450mila e i decessi 15mila, un primato mondiale tragico. Il governo federale avrebbe dovuto seguire il modello californiano salvando un notevole numero di vite. Il presidente Trump ha però inizialmente minimizzato il pericolo, preoccupandosi più dello stato dell’economia, vedendola come carta decisiva per la sua rielezione. Il 45esimo presidente ha fatto ben poco per assistere gli Stati i quali sono rimasti in grande misura a dovere affrontare la pandemia da soli. Anche dopo avere riconosciuto che la pandemia è una crisi e che lui è un “presidente di guerra” Trump continua i suoi tentativi di presentare un quadro roseo per convincere gli americani che tutto va bene. Che l’economia continui a dominare la sua mente ce lo conferma anche il suo piano di formare una seconda task force sul coronavirus che concentri i suoi sforzi sulla ripresa economica.

Il ritiro di Bernie Sanders della corsa alla nomination del Partito Democratico lascia il campo libero al suo rivale Joe Biden, il quale continua a stentare, nonostante sia visto da Trump come avversario temibile. Il buon lavoro di Newsom nell’affrontare la pandemia del covid-19 lo ha già fatto emergere come candidato presidenziale nel caso in cui il 77enne Biden dovesse inciampare. In realtà un altro nome più probabile in questa eventualità sarebbe il governatore Andrew Cuomo di New York il quale, nonostante la seria situazione nel suo Stato, si è conquistato l’ammirazione di tutti gli americani per la sua leadership esemplare di combattere il coronavirus. * Professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications

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