Covid, scuola non fa più paura: così in 1 anno è cambiato scenario

Covid, scuola non fa più paura: così in 1 anno è cambiato scenario
15 ottobre 2021

Un “aumento sensibile dei casi”, un “progressivo peggioramento” e una “accelerazione nella evoluzione dell’epidemia” ormai entrata in una “fase acuta”; una “evidenze di criticità nei servizi territoriali”, con occupazione dei posti letto in terapia intensiva e area medica “in crescita” e il rischio di arrivare a breve a “valori critici”; un “aumento dei focolai in cui la trasmissione potrebbe essere avvenuta in ambito scolastico”. Così si leggeva esattamente un anno fa, il 15 ottobre 2020, nel report settimanale sull’andamento della pandemia in Italia di Ministero Salute e Iss, relativo al periodo 5-11 ottobre 2020. Erano i giorni in cui il Covid, dopo l’attesa flessione estiva, aveva iniziato a rialzare prepotentemente la testa, complice la riapertura delle scuole e il collegato affollamento nei trasporti pubblici: le classi, infatti, iniziavano a riempirsi di contagiati, scatendando l’effetto a catena che portò per mesi a quarantene e didattica a distanza indiscriminata, e a una veloce replicazione del virus negli ambienti familiari e lavorativi. Due settimane dopo, a inizio novembre, sarebbe arrivato il Dpcm (dell’allora governo Conte bis) con la suddivisione dell’Italia in zone colorate e il coprifuoco dalle 22 alle 5.

In 365 giorni sembra cambiato tutto, non solo i numeri quotidiani sui casi di Covid: c’è la percezione – avvalorata dalle analisi di Ministero della Salute e Istituto superiore di Sanità – che in Italia l’andamento della pandemia abbia preso un’altra direttrice e che il “fattore scuola”, benché resti fortemente attenzionato, non sia più così in grado di spostare gli equilibri sulla diffusione del virus. Il 14 ottobre 2020 il bollettino quotidiano recitava, in breve, questa situazione: 7.332 nuovi casi (+1431 sul giorno precedente); 43 decessi; 92.445 attualmente positivi; 5.470 ricoverati con sintomi e 539 in terapia intensiva (25 ingressi del giorno). Ieri, 14 ottobre 2021, si leggeva: 2.668 nuovi casi (-104 sul giorno precedente); 40 decessi; 79.368 attualmente positivi; 2.479 ricoverati con sintomi e 359 in terapia intensiva (22 ingressi del giorno).

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Una tendenza migliore confermata dal raffronto dei monitoraggi settimanali Ministero della Salute-Iss: l’Rt medio a oggi (periodo 22 settembre – 5 ottobre 2021) è dello 0,85 contro l’1,17 di un anno fa (periodo 24 settembre – 07 ottobre 2020), quando in alcune regioni aveva già superato il 2; l’incidenza settimanale dei casi ogni 100.000 abitanti è oggi a 29 (in calo), mentre allora era a 75 (in aumento); oggi il tasso di occupazione in terapia intensiva è in lieve diminuzione (al 3,8%), come anche quello in aree mediche (al 4,3%), mentre nel monitoraggio dello stesso giorno del 2020 “si è osservato un importante aumento nel numero di persone ricoverate e, conseguentemente, aumentano i tassi di occupazione delle degenze in area medica e in terapia intensiva, con alcune Regioni/PPAA sopra 10% in entrambe aree”. I milioni di vaccini, anche tra i giovani, sono stati la principale novità di questi ultimi 12 mesi: l’alta percentuale tra gli italiani di somministrazioni con le due dosi (nonostante una variante Delta molto più contagiosa), favorita dall’obbligo del Green pass, ha generato una prospettiva che non appare più buia come un anno fa, quando tornava ad aleggiare lo spettro del lockdown.

E se migliaia di studenti dai 6 ai 18 anni, insieme ai loro docenti e a tutto il personale scolastico, ogni giorno continuano con mascherina, distanziamento, orari scaglionati, aspettando la revisione delle regole sulle quarantene in classe, i numeri descrivono una situazione nella quale “l’universo scuola” – tra i più sacrificati, ma da tempo già da molti indicato come fattore non principale di contagio – non fa più paura: rispetto a un mese fa, nella settimana in cui le campanelle tornarono a suonare nella maggiorparte delle regioni, l’Rt nazionale è rimasto invariato e l’incidenza si è addirittura quasi dimezzata, in attesa di tornare veramente alla normalità.

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