Crolla a piangere nel carcere, interrogato il capo della banda dei carabinieri di Piacenza

Crolla a piangere nel carcere, interrogato il capo della banda dei carabinieri di Piacenza
Giuseppe Montella
25 luglio 2020

“Se l’interrogatorio dura più di tre ore significa che c’è la volontà di spiegare”. Anche il leader del gruppo dei carabinieri di Piacenza finiti nell’inchiesta Odysseus, quel Giuseppe Montella considerato il più ‘duro’ anche dagli investigatori, è crollato a piangere nel carcere Le Novate alla periferia della città emiliana. “C’è stata una collaborazione completa da parte di una persona molto franca e molto abbattuta”, ha spiegato il suo legale, Emanuele Solari, al termine dell’interrogatorio di garanzia.

L’interrogatorio dell’appuntato era il più atteso, anche perché la sua posizione è la più esposta tra i dieci militari raggiunti da provvedimenti della procura di Piacenza che contesta loro reati molto pesanti tra cui traffico e spaccio di droga, estorsione, arresto illegale, abuso d’ufficio, lesioni personali aggravate e, il più grave di tutti, tortura. “Le indagini stanno andando avanti e ci saranno ulteriori riscontri”, ha aggiunto l’avvocato Solari confermando la massima collaborazione del suo assistito, che si è seduto nel primo pomeriggio di fronte Gip Luca Milani e al sostituto procuratore Antonio Colonna. Di cose da chiarire ne ha tante Montella (detto Peppe), il 37enne di origini campane di stanza alla caserma di via Caccialupo, che era convinto di poter tenere “qualunque tipo di comportamento, vivendo al di sopra della legge e di ogni regola di convivenza civile”, come scrive il giudice nell’ordinanza di oltre trecento pagine.

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E’ lo stesso militare a autoconsacrarsi leader di una vera e propria “associazione a delinquere” di cui fanno parte in tutto sette uomini, tra militari e spacciatori: “Sono tutti sotto di me” si sente in una intercettazione. Nella vita, ha provato a ipotizzare il difensore di Montella, “si possono fare degli errori per ingenuità, per vanità, per tante cose. Certe condotte possono avere una rilevanza penale. Chi ha sbagliato pagherà”. Le indagini proseguiranno: il procuratore capo di Piacenza, Maria Grazia Pradella, ha detto che “si vuole scavare fino al 2017” e per questo la caserma in pieno centro storico è stata sigillata dagli agenti della Guardia di Finanza.

Ma gli interrogatori di venerdì e di sabato cominciano a fornire contorni di quella che sarà l’azione di difesa degli altri carabinieri coinvolti (in carcere ci sono altri 4 militari, arresti domiciliari per un militare, altri 3 hanno l’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria e uno ha l’obbligo di dimora), tra i quali c’è una corsa a scaricare le responsabilità, almeno a sentire gli avvocati fuori dal carcere. “E’ estraneo alle violenze”, ha detto del carabinieri Giacomo Falanga il suo legale. Non parlano gli avvocati di Salvatore Cappellano, l’elemento più violento della banda. Anche i tre spacciatori sentiti a Cremona hanno cominciato a prendere le distanze da “Peppe” e hanno segnalato episodi non contenuti nell’ordinanza.

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