Crollano i mercati dopo la Brexit: borse e sterlina a picco, Milano -9%

Crollano i mercati dopo la Brexit: borse e sterlina a picco, Milano -9%
24 giugno 2016

Sui mercati è l’ecatombe. Dalle Borse ai cambi, dal petrolio agli spread l’inattesa vittoria della Brexit, al temutissimo referendum sulla permanenza della Gran Bretagna nell’Unione europea, ha avuto un effetto deflagrante, scatenando vendite e cali percentuali da dopo cataclisma. La sterlina britannica, che ieri notte, quando sondaggi rivelatisi poi mendaci accreditavano una prevalenza dei voti “Remain” era salita fino a superare 1,50 sul dollaro, è letteralmente collassata arrivando a cedere oltre l’11 per cento fino a 1,32. Con il passare delle ore la situazione non migliora granché, a 1,3879 dollari. Forse ancor più spaventevoli i crolli delle Borse europee, che in avvio di seduta hanno toccato valori drammatici. La maglia nera se l’è aggiudicata Madrid, con un meno 12 per cento in avvio ma Milano non è stata da meno, arrivando a subire un meno 11 per cento. Londra a sua volta ha segnato un pesantissimo meno 7 per cento e anche in questo caso, superata la carneficina iniziale, con il passare delle le flessioni si riducono, ma restando di portata drammatica. A tarda mattina Londra segna un meno 4,69 per cento, Parigi un meno 7,44 per cento, Francoforte (partita al -10%) cede il 6,06 per cento e Milano conquista la sgradita maglia nera con un pesantissimo meno 9,26 per cento. Le raffiche di vendite risultano particolarmente brutali sul settore bancario, con cedimenti dell’ordine del 30 per cento a Londra, ma gli scivoloni mozzafiato toccano anche altri mercati.

Parallelamente piovono vendite anche sui gruppi industriali maggiormente esposti al ciclo economico, dato che una delle previsioni più accreditate di uno scenario di Brexit era quella di una recessione in Gb e un rallentamento della crescita in Europa. A picco anche l’euro, che se ieri notte era salito fino a 1,14 dollari – sempre sulla base delle menzognere previsioni di sconfitta della Brexit – quando si è invece delineata la vittoria dei no all’Ue è caduto fino a 1,09 dollari, per poi limare solo parzialmente le perdite a 1,1129 a metà mattina, sui minimi da marzo. Piovono vendite anche sul petrolio, riportando il barile sotto i 48 dollari, e specularmente l’oro è risalito sugli scudi schizzando sopra quota 1.300 dollari l’oncia. Stessa dinamica su altri beni considerati rifugio, come i Bund della Germania con tassi di nuovo in compressione a livelli sempre più negativi. All’opposto si registrano vendite, non drammatiche, sui Btp italiani con cui inevitabilmente si riallagra lo spread: fino a 182 punti in aperture, poi a quota 156 a tarda mattina a fronte di 131 punti ieri a fine contrattazioni. Insomma, si va dipanando una seduta che ha tutte le caratteristiche per entrare nella storica “venerdì nero” post Brexit.

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Anche a Wall Street, dove i contratti futures sull’indice Dow Jones segnano un meno 2,53 per cento, quelli sul Nasdaq il meno 3,29 per cento e i futures sullo S&P 500 accusano un meno 3,21 per cento. Il primo impatto di questa ecatombe è stato sostanzialmente tenuto sotto controllo dalle Banche centrali, a cominciare dalla Banca d’Inghilterra che tramite accordi di scambio valutario con la Bce e la Federal Reserve americana ha potuto innondare i mercati di tutte le liquidità necessarie a eseguire effettivamente questa valanga di vendite. Il governatore della Bank of England, Mark Carney ha tentato di rassicurare affermando che l’istituzione può iniettare fino a 250 miliardi di sterline se necessario, l’equivalente di 326 miliardi di euro. La Bce a sua volta ha detto di esser pronta a iniettare liquidità aggiuntive, anche in valute estere, e ha affermato che il sistema bancario dell’area è solido, sia a livello patrimoniale che di liquidità. In Italia il ministero dell’Economia ha parlato di effetti limitati per l’economia reale e di fondamentali del sistema bancario che restano solidi, a dispetto dell’ipervolatilità di queste ore. Di fondo, già in precedenza il timore sul medio e lungo periodo è però su quali potrebbero essere i rischi di contagio o emulazione della Brexit. Se con questo colpo terribile l’Unione europea riuscirà o meno a sopravvivere coesa.

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