Da Colle-giudici due gioie per Cav. Ma in Fi è guerra tra bande

Da Colle-giudici due gioie per Cav. Ma in Fi è guerra tra bande
3 febbraio 2015

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di Barbara Acquaviti

L’uno due è di quelli che fanno bene al morale di Silvio Berlsconi: 1) l’invito (accettato) del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a essere oggi alla cerimonia di insediamento al Quirinale; 2) la decisione del Tribunale di sorveglianza di Milano di concedergli lo sconto sui servizi sociali che finiranno l’8 marzo e la possibilità di ottenere quella “riabilitazione” che gli consentirebbe di candidarsi proprio nel 2018. Insomma, lo stato d’animo del leader azzurro è migliorato nelle ultime ore. Anche perché ci sarebbe (il condizionale è d’obbligo) anche un terzo fattore: l’apertura – fatta domenica dal ministro Boschi – a mantenere quel decreto con la franchigia del 3% sull’evasione fiscale momentaneamente ritirato perché considerato “salva Silvio”.

Ma è soprattutto l’invito del capo dello Stato ad essere celebrato ad Arcore, perché viene considerato come quel riconoscimento di centralità istituzionale che proprio la vicenda Quirinale – e lo strappo di Renzi nei suoi confronti – sembravano aver messo in discussione. Il desiderio di essere giocatore al tavolo, in fondo, è uno dei motivi per cui il leader azzurro ha difeso il patto del Nazareno fino al punto da trovarsi a raccoglierne i cocci. Cocci che però, in queste ore, sembrano destinati a essere rincollati. Lo stesso invito a essere al Colle oggi, infatti, viene considerato dal Cavaliere come un “viatico” a riannodare quei fili. E questo nonostante i toni ultimativi ribaditi ancora oggi da Renzi (“Se Forza Italia non ci sta si va avanti lo stesso”) e sebbene negli ultimi giorni Berlusconi abbia più volte ribadito con i suoi interlocutori critiche verso la spregiudicatezza del premier.

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In questo momento, però, il leader azzurro sente di poter avere un nuovo interlocutore direttamente al Quirinale, anche se non lo ha appoggiato. La telefonata del presidente della Repubblica sembra aver segnato uno scambio di clima rispetto a quello che c’era con Giorgio Napolitano e il Cavaliere lo vuole “cavalcare”. Ma il dialogo con il premier e il “nuovo corso” del patto del Nazareno si intrecciano anche con la guerra tra bande interna a Forza Italia, che dopo la vicenda Quirinale non sembra avere più freni. La tesoriera Maria Rosaria Rossi attacca il “duo tragico” formato da Letta e Verdini, mentre quest’ultimo respinge le accuse di aver votato in difformità dalle indicazioni di partito e mette in chiaro di non avere alcuna ragione né intenzione di dimettersi. Nonostante nei giorni scorsi Verdini sia stato oggetto di accuse da parte del Cav, infatti, la sua posizione in queste ore sarebbe tornata forte: anche perché è palazzo Chigi – viene spiegato – a non riconoscere altri azzurri come mediatori.

Ma nella guerra interna si registra anche quella sorta di messaggio di pace inviato da Giovanni Toti al leader della fronda Raffaele Fitto: sigliamo un patto tra quarantenni, propone, scatendando però le ire di Renato Brunetta che ironizza sulle intese generazionali. Il destinatario del messaggio, invece, sceglie di tacere. Nessuna risposta a Toti ma solo le felicitazioni per la sentenza del Tribunale di Milano che accorcia i servizi sociali al Cav. L’europarlamentare pugliese, d’altra parte, ha già espresso nei giorni scorsi la sua posizione ed è quella che resta agli atti in attesa di un segnale di cambiamento o di un nuovo incontro con Silvio Berlusconi: bisogna azzerare tutte le cariche, è la richiesta. A breve, come preannunciato, Fitto farà “proposte chiare, di contenuti, di assetti, di strategie” per un centrodestra alternativo alla sinistra.

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