Dazi auto elettriche: la Cina alza la posta, Ue sotto pressione per l’accordo

Pechino dichiara conclusa la fase tecnica sui dazi auto elettriche, attendendo ora la “volontà politica” europea per un accordo. La tensione sale in vista del vertice con rappresaglie sul cognac francese e questioni aperte sulle terre rare.

Xi Jinping e Ursula von der Leyen

Xi Jinping e Ursula von der Leyen

Un punto di svolta imminente nella complessa disputa sui dazi tra Cina e Unione Europea? Stando ai media statali cinesi, i negoziati per disinnescare la controversia sui dazi sui veicoli elettrici sarebbero giunti alla loro fase finale. La “palla”, adesso, è decisamente nel campo di Bruxelles, chiamata a dimostrare la “volontà politica” necessaria per chiudere l’accordo.

Secondo quanto riportato ieri sera da Yuyuan Tantian, un autorevole account social della televisione di stato CCTV, le trattative “tecniche” sono sostanzialmente concluse, lasciando aperta solo la porta a un’intesa definitiva. “La chiave ora dipende dal fatto che l’UE riesca a dimostrare la necessaria volontà politica per spingere verso una risoluzione della questione”, recita il comunicato, mettendo sotto pressione i vertici europei.

La questione è tutt’altro che semplice. Lo scorso ottobre, l’UE ha imposto dazi fino al 45,3% sui veicoli elettrici cinesi, sostenendo che i produttori beneficino di ingenti sussidi statali e costi di produzione inferiori, creando un vantaggio sleale. In risposta, la Cina e l’UE avevano concordato ad aprile di negoziare un meccanismo di prezzo che permetterebbe ai costruttori cinesi di evitare i dazi, rispettando prezzi minimi di esportazione.

Escalation di tensioni e vertice cruciale

Questa accelerazione nei colloqui giunge in un momento di crescente tensione e in vista di un appuntamento cruciale: il vertice UE-Cina, in programma il 24 e 25 luglio a Pechino. L’incontro, che vedrà la partecipazione della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e del presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, sarà focalizzato principalmente sulle delicate questioni commerciali.

Il clima è stato ulteriormente inasprito da recenti azioni punitive. Solo ieri, il Ministero del Commercio cinese ha imposto dazi anti-dumping fino al 34,9% per cinque anni sul cognac francese, una mossa chiaramente interpretata come rappresaglia per i dazi sulle auto elettriche europee. Questa decisione coincide con il tour europeo del ministro degli Esteri Wang Yi, impegnato in una delicata missione volta ad attenuare le controversie commerciali. Durante la sua visita, Wang ha cercato di rassicurare, affermando che le esportazioni di terre rare non dovrebbero mettere a rischio i rapporti Cina-UE.

Le terre rare: un altro fronte caldo

Tuttavia, il tema delle terre rare e dei magneti, essenziali per la produzione di smartphone e auto elettriche, rimane un’altra spina nel fianco dei rapporti bilaterali. Negli ultimi mesi, le restrizioni cinesi sull’export di questi materiali hanno costretto diverse aziende europee a sospendere le attività produttive, generando forte preoccupazione.

Wang Yi ha difeso la posizione cinese, sottolineando che il controllo sui beni a doppio uso è un diritto sovrano e una responsabilità internazionale. Ha inoltre evidenziato un processo “fast track” per le aziende europee e la recente approvazione di numerose licenze di esportazione, cercando di mostrare apertura. Le dichiarazioni di Wang, rilasciate a Berlino, sono arrivate dopo che l’UE aveva esplicitamente invitato la Cina ad allentare i controlli all’export su sette minerali di terre rare, il cui blocco ha interrotto le catene di approvvigionamento, soprattutto nel settore automobilistico.

La palla è ora in mano all’Europa. Riuscirà Bruxelles a dimostrare la “volontà politica” necessaria per sbloccare l’impasse sui dazi e ricucire le relazioni commerciali con Pechino, o le tensioni sono destinate a intensificarsi ulteriormente?