Dl lavoro, Meloni: varo primo maggio è segnale

Dl lavoro, Meloni: varo primo maggio è segnale
30 aprile 2023

“Non è una mancanza di rispetto un Cdm il primo maggio per tagliare il costo del lavoro. È un segnale e mi sarei aspettata un ‘bravi’. Era un modo per dire ‘ci siamo e ci siamo tutti’, una mano tesa, un tentativo di dialogare e di lavorare insieme, perché sul taglio del cuneo fiscale credo che siamo d’accordo”. Così la premier Giorgia Meloni durante l’incontro con i sindacati a Palazzo Chigi, in vista del varo del dl lavoro, domani, 1° Maggio, giorno “simbolico”. È durato oltre due ore il confronto fra i sindacati e il governo sul Dl Lavoro: iniziato verso le 19.30 è finito alle 21.40 circa. Per l’esecutivo hanno partecipato il presidente del Consiglio, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Elvira Calderone, i sottosegretari alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, il vice ministro del Lavoro Maria Teresa Bellucci e il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon.

Per la Cgil, Maurizio Landini, Segretario Generale e Gianna Fracassi, Vicesegretario Generale; per la Cisl, Luigi Sbarra, Segretario Generale e Giulio Romani, Segretario Confederale; per la Uil Pierpaolo Bombardieri, Segretario generale, e Manuela Pellegrino, Coordinatrice Segreteria; per l’Ugl, Francesco Paolo Capone, Segretario Generale, e Fiovo Bitti, Dirigente Confederale. Meloni ha assicurato che “la priorità del governo è alleggerire la pressione fiscale sul costo del lavoro” e spiegato che la riduzione del cuneo fiscale arriverà “al 6% del taglio sotto i 35mila euro e al 7% sotto i 25mila euro, fino alla fine dell’anno”. Nel provvedimento il governo procederà alla “riforma del Reddito di cittadinanza, per distinguere chi è in grado di lavorare da chi non lo è”, ha proseguito, puntualizzando che “ci sono anche norme significative in tema di sicurezza sul lavoro, anche questo – ha detto – è un bel modo di celebrare il primo maggio”.

La bozza del decreto prevede anche che per l’assegno di inclusione, che partirà il primo gennaio 2024, il Governo stanzia 5,4 miliardi di euro per l’anno prossimo e 5,6 mld per il 2025 e il 2026. Per la prosecuzione del reddito di cittadinanza è autorizzata nel 2023 la spesa di 384 milioni di euro. Tra le risorse stanziate l’esecutivo prevede di destinare come incentivi ai datori di lavoro che assumono i beneficiari dell’assegno di inclusione 85,3 milioni di euro nel 2024, 200,4 milioni di euro nel 2025 e 251,3 milioni di euro nel 2026. Il taglio del cuneo fiscale e contributivo salirà per cinque mesi, dal 1 luglio al 30 novembre 2023, di altri quattro punti. Nella bozza c’è scritto, all’articolo 34, che per i periodi dal luglio al 30 novembre 2023, senza ulteriori effetti sul rateo di tredicesima, la misura dell’esonero stabilita dal primo periodo in due punti percentuali è elevata a sei punti percentuali, fermi restando l’ulteriore incremento di un punto percentuale dell’esonero disciplinato dal medesimo primo periodo e quanto previsto dal secondo periodo del presente comma”.

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La soglia per i fringe benefit sale per il 2023 a 3mila euro per chi ha figli a carico. Per la misura si prevede al momento una spesa di 142,2 milioni di euro per l’anno 2023 e di 12,4 milioni per il 2024. “Limitatamente al periodo d’imposta 2023 – si legge all’articolo 35 dedicato alle misure fiscali per il welfare aziendale – non concorrono a formare il reddito il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati ai lavoratori dipendenti con figli a carico nonché le somme erogate o rimborsate ai medesimi dai datori di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale entro il limite complessivo di euro 3.000”.

“Un bel modo di celebrare il primo maggio”, ha commentato la premier, soddisfatta in particolare per la riforma del Reddito di cittadinanza. “La priorità del governo – ha detto rivolta ai leader sindacali – è alleggerire la pressione fiscale sul costo del lavoro. Abbiamo approvato il Def, che ha liberato risorse che abbiamo dedicato completamente a taglio del cuneo fiscale”. “Gli incentivi che prevediamo non sono genericamente all’assunzione, ma all’assunzione a tempo indeterminato” ha precisato Meloni, secondo cui “c’è una situazione di grande vulnerabilità delle imprese, ma in alcuni ambiti c’è ancora una visione che divide il mondo tra privilegiati e sfruttati e che non considera che anche le imprese possono trovarsi in balia degli eventi. Quello che possiamo fare per rispondere a questo è dare incentivi per assumere a tempo indeterminato ed è quello che stiamo facendo”.

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“Abbiamo voluto dare anche un altro segnale, per i giovani, attraverso un incentivo che vale fino al 60% della retribuzione riconosciuto al datore di lavoro che assume giovani che non sono occupati e non sono in un percorso di formazione, i cosiddetti “neet”. L’incontro odierno, ha poi tenuto a sottolineare ai sindacati, non sarà “una tantum” né “esaustivo rispetto al nostro dialogo, anche perché l’iter del provvedimento che approveremo domani sarà abbastanza lungo” e, ha aggiunto, “serve un dialogo serio, costruttivo, sia sul lavoro sia su tutte le materie che affronteremo: Pnrr, RepowerEU, correzioni su come spendere le risorse, politica salariale e conseguente lotta all’inflazione, riforme, che affronteremo nelle prossime settimane”.

“E’ importate che il Governo abbia confermato che tutto ciò che arriva dal Def vanno interamente a tagliare ulteriormente il cuneo contributivo. Questo intervento va rafforzato e reso strutturale” ha detto il leader della Cisl, Luigi Sbarra, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi. “Se fate cose buone per le persone convocateci anche a Natale, a Pasqua e a Ferragosto” ha aggiunto Sbarra. “Oltre alle misure per il cuneo fiscale” di cui la Uil apprezza il taglio pur criticando che per ora è una misura ‘a tempo’, “sul resto siamo molto distanti” ha detto invece il segretario generale Pierpaolo Bombardieri, precisando che “non è una bocciatura netta”. “Intanto ci sono le risorse sul cuneo fiscale e questa è una richiesta che avevamo fatto – ha aggiunto il segretario della Uil -. Ma siamo preoccupati perché la richiesta si ferma a dicembre. Le altre notizie non sono positive – ha detto Bombardieri – non abbiamo avuto risposta sulla richiesta di aiutare il rinnovo dei contratti, sulla detassazione dei rinnovi contrattuali; non abbiamo avuto risposte su una serie di problemi che noi avevamo posto nei confronti fatti con il governo, intanto sul precariato.

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“Sono quattro mesi che non c’è confronto con i sindacati – ha detto il leader della Cgil, Maurizio Landini -. È una questione di metodo e di sostanza. Sul cuneo contributivo hanno parlato di un provvedimento da luglio a dicembre. La mossa che fa il Governo va nella direzione delle proposte che abbiamo avanzato. Il limite è che è temporaneo, non ha una prospettiva, dura qualche mese”. Landini ha tenuto a precisare che “non c’è la restituzione del fiscal drag con il sistema di oggi c’è rischio che non aumenti il netto, ma solo la tassazione. Manca la tassazione sui profitti e gli extra-profitti. È il momento di fare un contributo straordinario a tutela di salari. Il taglio del cuneo non è quello che chiedevano fino in fondo perché non è strutturale”. Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, infine, ha sottolineato come le imprese spingano per una maggiore flessibilità che spiani la strada alle assunzioni.

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