Dda di Napoli, c’è anche l’ex parlamentare Crisafulli tra gli indagati per truffa

Dda di Napoli, c’è anche l’ex parlamentare Crisafulli tra gli indagati per truffa
4 maggio 2016

Compaiono l’ex senatore siciliano del Pd Vladimiro Crisafulli, e l’ex deputato lombardo di Lega e Udeur Luca Bagliani tra gli indagati nell’inchiesta della Dda di Napoli – sostituti Catello Maresca e Alessandro D’Alessio coordinati dall’Aggiunto Giuseppe Borrelli – che oggi ha portato a dieci arresti, nove in carcere, uno ai domiciliari, tra gli affiliati alla fazione Bidognetti del clan dei Casalesi, per un periodo guidata anche dal capo dell’ala stragista Giuseppe Setola, anch’egli indagato ma non raggiunto da alcun provvedimento cautelare. I due ex parlamentari non rispondono di reati di camorra, ma sono indagati per alcune truffe ai danni di banche e società finanziarie poste in essere con l’emissione di titoli falsi; i carabinieri del Reparto Operativo di Aversa hanno fatto luce su questo filone indagando sulle attività del 56enne Francesco Chianese, ideatore delle truffe e soprattutto referente per anni dei Casalesi nei comuni casertani di Parete e Lusciano, dove ha sottoposto ad estorsione decine di commercianti.

Le estorsioni sarebbero state realizzate con la complicità del figlio 30enne Pietro, ritenuta figura emergente nel clan, e del 52enne Vincenzo Di Sarno, cognato del boss Raffaele Cantone. I tre affiliati, tutti già detenuti, sono stati raggiunti dalle ordinanze in carcere emesse dal Gip di Napoli Mariella Montefusco. A Bagliani viene poi contestata, con altre sei persone, anche la falsificazione delle firme poste a sostegno della lista “Intesa Popolare” che si presentò alle Politiche del 2013; in tale circostanza, emerge dal provvedimento, l’ex deputato avrebbe promesso utilità varie, tra cui la candidatura nella lista, ad un tenente-colonnello dell’Esercito Italiano impiegato presso il Comando Logistico Militare Nord affinchè fornisse nominativi dalle banche dati in suo possesso. Per le indagini sulle truffe e sulle manipolazioni delle liste, reati avvenuti a Mestre, il gip partenopeo si è dichiarato incompetente trasmettendo gli atti al tribunale di Venezia e alla locale Procura che dovrà presentare nuove richieste di misure cuatelari.

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