Fca sigla accordo con Uaw. E ora si attende il voto dei dipendenti

Fca sigla accordo con Uaw. E ora si attende il voto dei dipendenti
16 settembre 2015

Un accordo “equilibrato”, che rappresenta un “passo avanti importante” e che consente di restare competitive ad entrambe le parti. Così viene visto dai diretti interessati l’accordo di principio siglato nella notte tra il sindacato dell’auto americano United Auto Workers e Fiat Chrysler Automobiles per il rinnovo del contratto nazionale, scaduto alla mezzanotte di lunedì. C’è soddisfazione sia da parte di Dennis Williams, il presidente del sindacato, sia di Sergio Marchionne, l’amministratore del gruppo auto che domenica scorsa era stato scelto per fare da apripista nei negoziati e per trovare un’intesa che servirà poi da modello per le contrattazioni tra Uaw e gli altri due produttori auto di Detroit, Ford e Gm. L’amicizia e il rispetto che lega i due protagonisti delle trattative hanno portato frutti dopo quasi 19 ore da quando Uaw e Fca avevano deciso di estendere il contratto del 2011 “di ora in ora” dopo il superamento della scadenza.

Non a caso ieri, Williams e Marchionne hanno chiuso la conferenza stampa – nella quale hanno annunciato l’accordo di cui però non hanno fornito dettagli – nello stesso modo con cui il 14 luglio avevano iniziato i negoziati: con strette di mano, abbracci e sorrisi. L’impressione è che entrambe le parti si siano sedute al tavolo dei negoziati con una mentalità da “problem solving”, come la chiamano in America. Ora la parola passa ai rappresentanti sindacali e poi ai dipendenti di Fca rappresentati da Uaw, circa 36.000, che devono votare un contratto che nel tempo sembra destinato ad eliminare un controverso sistema salariale che paga di più i dipendenti di lunga data rispetto a quelli di più recente assunzione. Il voto potrebbe esserci già la settimana prossima. Nel peggiore dei casi, si potrebbe dovere tornare a contrattare. E teoricamente i lavoratori insoddisfatti potrebbero decidere di incrociare le braccia. Lo possono fare – così come i loro colleghi in Ford e Gm – per la prima volta da quando, nel 2009, il governo americano aveva dovuto lanciare un salvagente al comparto delle quattro ruote.

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Marchionne – che aveva detto a luglio di volere fare di tutto per evitare scioperi, considerati come un fallimento – spera “davvero che l’accordo di principio sia implementato”. Prima di tutto perché quell’accordo “è la giusta via per premiare i lavoratori per il successo attuale e potenziale del gruppo e allo stesso tempo per essere in grado di controllare i costi durante una ipotetica frenata (del mercato di riferimento, ndr) così da potere mantenere un livello di investimento necessario per la competitività di lungo termine”. E poi perché con l’entrata in vigore senza intoppi di un nuovo contratto nazionale, il manager italo-canadese potrà tornare a concentrarsi sull’azienda, fiducioso che “gli obiettivi del piano saranno raggiunti”. Per Marchionne infatti il nuovo contratto “ci spiana la strada per continuare il nostro straordinario viaggio” dopo “avere sfiorato la morte” (il riferimento è alla bancarotta del 2009 dell’ex Chrysler) e dopo avere messo a segno “fino ad ora un progresso incredibile, emergendo come un player globale nel settore dell’auto” grazie “all’impegno costante di tutti coloro che sono nel gruppo”. E mentre il motore di Fca continua a correre per raggiungere i target prefissati, magari Marchionne potrebbe focalizzarsi nuovamente su un’operazione a lui cara: un merger.

 

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