Fiducia anche alla Camera, Conte guadagna 4 voti in più

6 giugno 2018

Quattro voti in piu’. Esattamente gli stessi 4 voti in piu’ incassati ieri al Senato. Il governo Conte supera senza problemi ne’ suspance il banco di prova della fiducia in Parlamento e anche alla Camera la votazione fila via liscia, con un esito scontato: 350 voti favorevoli, 236 voti contrari e 35 astenuti. La maggioranza, pallottoliere alla mano, poteva contare su 346 voti a favore (222 deputati M5s e 124 della Lega). Hanno detto ‘no’ alla fiducia Pd, Forza Italia e Leu. E anche alla Camera, proprio come gia’ avvenuto ieri al Senato, la maggioranza non ‘acquista’ nessun nuovo ingresso strutturale: al di fuori del perimetro delle forze che sostengono l’esecutivo hanno infatti votato a favore della fiducia solo i 6 deputati della componente Maie del gruppo Misto. Ma i voti in pu’ incassati dal governo a Montecitorio sono solo 4, e dal Maie assicurano che non vi e’ stata alcuna defezione. Quindi, i 2 voti mancanti sono da ricercare nella maggioranza, magari tra le assenze giustificate, che salgono a 3 visto che tra le file di Forza Italia Vittorio Sgarbi, contrariamente alla linea del gruppo, ha votato a favore della fiducia. Dal tabellone elettronico risulta che i votanti sono 586 su 621 deputati presenti, quindi 35 deputati non hanno partecipato al voto. Al di la’ delle singole assenze o defezioni, il quadro dei ‘posizionamenti’ delle forze politiche al termine della fiducia e’ cosi’ suddiviso: i 32 deputati di Fratelli d’Italia hanno confermato l’astensione; si sono astenuti anche i deputati delle Minoranze linguistiche; hanno votato contro i 3 deputati di + Europa, i 4 di Civica Popolare e i 4 deputati di Noi con l’Italia. Tra i gruppi maggiori, hanno votato contro i 111 deputati del Pd, i 104 (in tutto sono 105 ma Sgarbi ha votato si’) di Forza Italia e i 14 deputati del gruppo di Liberi e uguali.

LA GIORNATA IN AULA

La Costituzione sara’ il faro che muovera’ l’azione del governo, soprattutto in materia di giustizia. Parola di Giuseppe Conte che, nelle repliche alla Camera, mette ben in chiaro quale sara’ la direttrice di marcia che caratterizzera’ l’agire dell’esecutivo: “Tutte le nostre iniziative saranno fatte sotto l’architettura costituzionale. Questo esecutivo ha piena consapevolezza che esistono dei principi costituzionali perche’ questo esecutivo oltre il contratto di governo ha presente la Costituzione”. E aggiunge: “ma anche la Carta europea dei diritti fondamentali, la Corte europea”. Insomma, scandisce il presidente del Consiglio, “c’e’ una architettura sovranazionale nella quale siamo collocati confortevolmente”. Parole che accendono gli animi nell’emiciclo, ma Conte va avanti, e chiede una sorta di ‘tregua’: dateci tempo, i dettagli arriveranno.

Conte: “Non siamo qui per stravolgere”

“Siamo consapevoli”, spiega, della necessita’ di fornire piu’ dettagli sulle singole misure annunciate, “ma ci siamo appena insediati, stiamo costituendo gli uffici”. Quindi assicura: “lavoreremo da subito per dare seguito alle anticipazioni del contratto e del discorso programmatico, ma non chiedeteci ora i dettagli”. Il premier pero’ assicura: “Non siamo qui per stravolgere” quanto di buono e’ stato fatto. Meno spedito rispetto a ieri, un intervento per cosi’ dire ‘random’ quello che il premier fa alla Camera, anche per la necessita’ di rispondere alle osservazioni e critiche avanzate dalle opposizioni. Ma sin dall’avvio e’ chiaro che Conte punta a lanciare messaggi rassicuranti. Tanto da avviare le sue repliche nominando il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al quale rivolge il suo ringraziamento (e strappa l’applauso dell’Aula) e si dice “dispiaciuto” per gli attacchi subiti dal Capo dello Stato sull’uccisione del fratello da parte della mafia. Mafia che, scandisce, si deve combattere “tutti uniti” (altro applauso). Non sempre, tuttavia, l’obiettivo viene centrato e piu’ volte scoppia la polemica in Aula.

La bagarre

Particolarmente rumorosa quella innescata dalle parole sul conflitto di interessi: “vexata quaestio in questo Parlamento: cercheremo di riprendere in mano questa questione, lo faremo al piu’ presto. E i vostri interventi volti a interrompermi dimostrano che ciascuno ha il suo conflitto o pensa di avere il proprio conflitto…”. Apriti cielo. Il presidente Fico deve riportare l’ordine e Conte, di fronte alle proteste dei parlamentari, in particolare della sinistra, replica: “Sono stato frainteso, non sto accusando nessuno ma dico che e’ negli interstizi della societa’ a qualsiasi livello”. Come gia’ ieri al Senato, anche oggi Conte ha al suo fianco, nei banchi del governo, i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. E proprio il ministro dell’Interno e’ protagonista di una nuova polemica sul fronte fisco e migranti. Nel mirino finiscono alcune parole del titolare del Viminale, smentite dal diretto interessato, secondo cui sarebbe giusto che chi guadagna di piu’ paga meno tasse grazie alla flat tax.

Salvini, tasse e immigrati

“L’importante e’ che ci guadagnino tutti”, ha detto in un’intervista radiofonica. “L’obiettivo e’ che tutti riescano ad avere qualche lira in piu’ in tasca da spendere”. Ma le opposizioni insorgono, il Pd con Matteo Orfini osserva che “finalmente hanno detto la verita’”. Salvini non ci sta e replica: “Sono bugie. Ho detto che l’obiettivo e’ che tutti paghino meno tasse”. Altro fronte aperto quello della gestione dei migranti: Salvini torna sul punto e ribadisce: “Il governo realizzera’ dei Centri per i rimpatri chiusi affinche’ la gente non vada a spasso per le citta’”, perche’ “la gente non vuole avere dei punti dove uno esce alle 8 della mattina, rientra alle 10 la sera e durante il giorno non si sa cosa fa e fa casino”. Quanto alle possibili opposizioni delle Regioni alla realizzazione dei Centri, Salvini riferisce di aver gia’ parlato “con tutti i governatori leghisti che non vedono l’ora di avere Centri chiusi”. E a chi gli fa notare che si tratta di prigioni a cielo aperto, risponde: “Sono dei centri per i rimpatri, e se qualcuno e’ trovato in possesso di documenti falsi o senza documenti, prima di espellerlo dobbiamo capire chi e’ e da dove viene”.

L’opposizione

Dall’opposizione il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina, boccia senza appello premier e governo: “Il contratto che avete firmato serve a voi per stare insieme, non c’e’ un progetto per il Paese. Il vostro contratto e’ una gigantesca cambiale che pagheranno le giovani generazioni di questo Paese”. Martina ha quindi garantito: “Noi saremo l’alternativa vera, l’alternativa popolare, sociale, affidabile, saremo la buona politica contro la propaganda”. Non e’ meno duro Pierluigi Bersani di Leu: “Ho ascoltato il presidente del Consiglio, parole alcune preoccupanti altre condivisibili perche’ ovvie, ma bisogna prendere atto che manca un’agenda scandita, non ci sono i 1000 giorni, non c’e’ una cifra. Si vende quel contratto come un programma di governo ma e’ piu’ o meno un documento elettorale. Purtroppo il presidente del Consiglio ha perso l’occasione di segnalarsi come tale, di dire qualcosa in piu'”. Pessimista anche Umberto Bossi: “Non saprei dire davvero se reggera’. Pero’ la vedo dura se sin da subito non si fanno azioni di vero cambiamento”.

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