Gaza, Onu approva gli aiuti ma non la tregua

Gaza, Onu approva gli aiuti ma non la tregua
23 dicembre 2023

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato una risoluzione a favore degli Emirati Arabi Uniti, chiedendo maggiori aiuti umanitari per Gaza, ma senza includere la richiesta di una tregua immediata. La risoluzione ha ottenuto 13 voti a favore, zero contrari e due astensioni (Stati Uniti e Russia). La mancanza di condanna dell’attacco di Hamas del 7 ottobre ha deluso gli Stati Uniti, mentre la Russia si è astenuta.

Il segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha dichiarato che l’offensiva israeliana è “il vero problema” nella consegna degli aiuti a Gaza e ha sottolineato la necessità di un “cessate il fuoco umanitario”, ribadendo che “siamo per il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi”. Il bilancio delle vittime è sempre più persante: a Gaza ha raggiunto 20.057 vittime e 53.320 feriti. In 75 giorni di guerra, 136 membri delle Nazioni Unite sono stati uccisi, un evento senza precedenti nella storia dell’Onu. Israele, dal canto suo, propone ad Hamas due settimane di tregua per far liberare altri ostaggi.

 

 

L’Unione Europea ha accolto con favore la risoluzione, sottolineando la necessità di una consegna rapida, sicura e più ampia degli aiuti a Gaza. Il testo “chiede una consegna rapida, sicura e più ampia degli aiuti alla popolazione di Gaza e getta le basi per la fine delle ostilità”, scrive su X la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, evidenziando che l’Ue è “al lavoro con i partner per affrontare l’emergenza umanitaria e prepararsi già al dopo”. La fornitura degli aiuti al popolo di Gaza “è ciò che l’Ue chiede”, evidenzia il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, plaudendo “all’enfasi posta sulla necessità di creare le condizioni per un cessate il fuoco sostenibile”.

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La decisione del Consiglio di Sicurezza “mantiene l’autorità della sicurezza di Israele di monitorare e ispezionare gli aiuti in ingresso a Gaza” ha detto l’ambasciatore israeliano all’Onu Gilad Erdan che ha ringraziato gli Usa e il presidente Biden “per la loro ferma posizione di essere a fianco di Israele” e per aver “criticato aspramente il Cds e l’Onu per il loro silenzio di fronte alle atrocità del 7 ottobre”. Secondo Erdan, l’Onu si è focalizzato solo sugli aiuti a Gaza, invece di farlo sulla “crisi umanitaria degli ostaggi”.

“Israele continuerà la guerra fino al rilascio di tutti i rapiti e all’eliminazione di Hamas nella Striscia di Gaza” ha detto il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen definendo tuttavia “giusta la decisione del Consiglio di sicurezza che l’Onu garantisca una razionalizzazione nel trasferimento degli aiuti umanitari e assicurarsi che arrivino a destinazione e non ad Hamas”. Israele, ha aggiunto Cohen, “continuerà ad agire secondo il diritto internazionale, ma rivedrà tutti gli aiuti umanitari a Gaza per ragioni di sicurezza”.

“Israele continua a ignorare le richieste di un cessate il fuoco umanitario. Il suo assedio è inumano. Israele non vuole un futuro per i palestinesi in Palestina e per questo bombarda case, scuole e infrastrutture” ha affermato l’ambasciatore palestinese all’Onu Riyad Mansour –. Gaza è come un paziente a cui si cercano di curare le ferite mentre il killer sta ancora sparando. Bisogna fermare il killer. Agiamo ora per salvare vite. La risoluzione è un passo nella giusta direzione ma non c’è modo di fermare il genocidio senza un cessate il fuoco”.

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Un rapporto pubblicato da 23 agenzie Onu e non governative avverte che oltre mezzo milione di persone a Gaza rischiano la fame, con la popolazione in crisi alimentare. La situazione umanitaria è critica, e la comunità internazionale è chiamata a intervenire per fermare la tragedia che si sta verificando nella Striscia di Gaza. Infine, Hamas ha fatto sapere che sono stati persi i contatti con un gruppo di miliziani che teneva prigionieri 5 ostaggi e di ritenere che siano stati tutti uccisi in un raid aereo israeliano. Lo ha fatto sapere il portavoce delle Brigate al Qassam, Abu Obeida.

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