Il “canguro” in Commissione: via libera dal Senato e scintille tra maggioranza e opposizioni

È scontro frontale tra maggioranza e opposizione dopo che la Giunta per il Regolamento del Senato ha approvato, a stretta maggioranza, l’utilizzo del cosiddetto “canguro” anche nelle Commissioni parlamentari. Si tratta di una svolta che promette di accelerare in maniera significativa l’esame della riforma costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati, ma che apre a forti tensioni istituzionali e accuse di autoritarismo.

Cos’è il “canguro” e perché fa discutere

Il “canguro” è uno strumento procedurale che consente di accorpare e votare in blocco emendamenti di contenuto simile, eliminando così dalla discussione singole proposte ritenute ripetitive. Fino a ieri, questa possibilità era ammessa solo in Aula. Ora, grazie all’interpretazione estensiva sostenuta dalla maggioranza, lo stesso meccanismo potrà essere utilizzato anche in Commissione, aprendo la strada a un’accelerazione senza precedenti nei lavori parlamentari.

Il via libera arriva in un momento delicato: la Commissione Affari Costituzionali del Senato sta infatti esaminando il disegno di legge che punta a una revisione profonda dell’ordinamento giudiziario, con la separazione netta tra magistratura requirente e giudicante. A spingere per il “canguro” è stato Alberto Balboni (FdI), presidente della Commissione, che si è rifatto a un precedente parere espresso nel 2017 dall’ex presidente del Senato Pietro Grasso, secondo cui il meccanismo sarebbe ammissibile se il provvedimento è già calendarizzato in Aula.

Un’arma contro l’ostruzionismo

Non è un caso che il ricorso al “canguro” arrivi ora. Le opposizioni — in particolare PD, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra — avevano presentato oltre 1.300 emendamenti al disegno di legge. Una vera e propria muraglia parlamentare per rallentare l’approvazione di una riforma definita “epocale” dalla maggioranza, ma “pericolosa” e “autoritaria” dai suoi detrattori.

La decisione della Giunta, presieduta da Ignazio La Russa, ha così spianato la strada a Balboni, legittimando il suo intento di comprimere i tempi del dibattito. La maggioranza ha già calendarizzato il testo in Aula per l’11 giugno, anche in assenza del mandato al relatore, nel caso in cui i lavori della Commissione non si concludano.

“La maggioranza ha votato la liceità dell’utilizzo del ‘canguro’ anche in Commissione – ha dichiarato La Russa – con una raccomandazione alla prudenza. Ho cercato di mediare tra due posizioni inconciliabili. Sono soddisfatto del clima sereno.”

Opposizioni furiose: “Deriva autoritaria”

Tutt’altro che sereno è il giudizio delle opposizioni. Il Movimento 5 Stelle parla senza mezzi termini di “gestione da dittatura”. In una nota ufficiale, i pentastellati accusano la maggioranza di voler “annullare il confronto parlamentare con il pretesto della calendarizzazione in Aula”, e di agire con il deliberato intento di “zittire” il dissenso, anche con provvedimenti paralleli come l’esclusione di Roberto Scarpinato e Federico Cafiero De Raho dalla Commissione Antimafia.

“Stanno cercando di dichiarare incompatibili proprio due magistrati che hanno combattuto la mafia per tutta la vita. La loro volontà è chiara: eliminare ogni voce indipendente nel dibattito sulla giustizia”, si legge nella nota.

Durissimo anche Stefano Patuanelli, capogruppo M5S al Senato: “Questa decisione aggiunge forzatura a forzatura. Usare il ‘canguro’ in Commissione perché un provvedimento è stato calendarizzato in Aula? Una forzatura senza precedenti. Così la maggioranza si prende il controllo totale delle riforme.”

Dal Partito Democratico, Dario Parrini definisce il parere della Giunta “un falso giuridico e parlamentare”: “Si afferma che è conforme ai precedenti, ma quei precedenti non esistono. Mai è stato applicato il canguro in Commissione per una riforma costituzionale. È una scelta grave, che compromette l’equilibrio tra maggioranza e opposizione”.

Obiettivo referendum: il calendario stringe

Alla base di questa accelerazione, c’è la volontà del ministro della Giustizia Carlo Nordio di rispettare il cronoprogramma che prevede quattro letture parlamentari entro l’estate, così da poter indire il referendum confermativo nel 2026, in caso di approvazione con una maggioranza inferiore ai due terzi.

La riforma, già approvata in prima lettura alla Camera, rivoluziona il Consiglio Superiore della Magistratura, sdoppiandolo in due organi separati: uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri. Una trasformazione profonda dell’assetto della magistratura, che richiederebbe – secondo l’opposizione – un confronto ampio e articolato, oggi invece compromesso.

Uno scontro destinato a intensificarsi

L’uso del “canguro” in Commissione segna un nuovo livello di tensione nei rapporti tra maggioranza e opposizione. Se da un lato la decisione consente di superare l’ostruzionismo massiccio e portare avanti una riforma che il governo considera cruciale, dall’altro pone interrogativi seri sul rispetto delle garanzie democratiche e sulla qualità del processo legislativo.

La prossima tappa sarà il passaggio in Aula l’11 giugno. Ma è ormai chiaro che lo scontro sulla riforma della giustizia non è più solo tecnico o giuridico: è diventato eminentemente politico. E il “canguro” – da semplice strumento regolamentare – è ora il simbolo di una battaglia molto più ampia sul ruolo del Parlamento, sull’equilibrio tra poteri e sulla stessa idea di democrazia costituzionale.

Calendario del DDL sulla Giustizia
Data Tappe provvedimento
Marzo 2024 Primo via libera alla Camera
Maggio 2025 Inizio discussione al Senato – Commissione Affari Costituzionali
27 maggio 2025 Giunta del Regolamento approva uso del “canguro” in Commissione
11 giugno 2025 Previsto approdo del ddl in Aula al Senato
Estate 2025 Obiettivo: approvazione definitiva in quarta lettura
2026 Referendum confermativo (se necessario) e leggi attuative