Il dribbling di Crocetta

12 maggio 2016

di Gaetano Mineo

editoriale_defIl medagliere della Sicilia si arricchisce con un altro triste primato. A cadere nella rete di un governo che non governa questa volta sono i minori. L’Isola è in testa alle regioni d’Italia per avere la più scarsa e inadeguata offerta di servizi e opportunità formative che consentano ai ragazzi di apprendere per tirar fuori le loro capacità, il loro talento. In estrema sintesi, il governo regionale non investe sui ragazzi per creare i siciliani di domani. Un cancro sociale. Il presidente della Regione è l’unico responsabile istituzionale del destino dei siciliani in quanto l’hanno eletto. Di conseguenza è agli stessi siciliani che deve dare risposta ai loro problemi. Invece, tutto sta andando a rotoli, per usare un eufemismo. Oramai il dribbling è divenuta la specialità di Crocetta. L’ex sindaco di Gela scansa i sindacati, non parla con le imprese, manco a parlarne con precari e disoccupati. Snobba perfino il parlamento siciliano. Le sue assenze dai banchi del governo hanno spappolato (metaforicamente) il fegato del presidente Ardizzone che da tre anni, instancabilmente, invita Crocetta a partecipare ai lavori d’Aula. Ma lui, l’ex primo cittadino antimafia, puntualmente, fa orecchie da mercante. Un episodio tragicomico s’è registrato la scorsa settimana quando Ardizzone ha dovuto rinviare la seduta per l’assenza in parlamento del governo. Sta di fatto, che mentre il presidente dell’Ars suonava la campanella di fine lavori, Crocetta era a Palazzo dei Normanni, chiuso nelle sue stanze a poco più di cinquanta metri da Sala d’Ercole. Come dire, i siciliani possono attendere. Fin qui i fatti. Poi c’è il dato politico. Perché il governatore dribbla? Un fatto è certo: Crocetta, dal suo insediamento a oggi – e così sarà sino alla fine della legislatura – non ha avuto una vera e leale maggioranza. Il governo finora è stato tenuto in vita da un sostegno schizofrenico del Pd e dell’Udc. Alleati – si fa per dire – che a Sala d’Ercole hanno impallinato più volte lo stesso governatore soprattutto nei suoi momenti più difficili. Condizioni nefaste per un presidente della Regione che per governare ha bisogno dei voti dell’Aula. Va da sé, quindi, il sempre vivo scontro tra le due istituzioni. La triste realtà isolana così rimane immutata: da un lato l’inettitudine della politica, dall’altro la rabbia dei siciliani.

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