Il Mattarella day riassunto in 10 punti (c’è anche il leghista Bossi che spunta)

Il Mattarella day riassunto in 10 punti (c’è anche il leghista Bossi che spunta)
3 febbraio 2015

Parlamento_Italiano_Giuramento_

Riassunto in 10 punti del Mattarella day. Mezz’ora di discorso pronunciato con un tono di voce pacatissimo, a tratti impercettibile dalla tribuna stampa dell’Aula di Montecitorio, i 42 applausi, la standing ovation iniziale e finale che le Camere riunite gli tributano. Solo l’emozione che gli fa perdere i fogli e il filo del discorso a un certo punto e il fuori programma di Umberto Bossi che sbuca tra i banchi del governo nella parte finale del discorso interrompono la solennità che ha accompagnato, questa mattina, la cerimonia di giuramento del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

MEZZ’ORA DI DISCORSO, 42 APPLAUSI. Il discorso di Mattarella è durato mezz’ora ed è stato interrotto 42 volte dall’applauso dell’aula. La prima volta quando ha ringraziato i suoi predecessori, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano. Quest’ultimo, presente nell’emiciclo, ha ricambiato con un inchino. Gli applausi più calorosi sono stati per il ricordo della Resistenza e per la rassicurazione che sarà “arbitro imparziale”. Qui il battimani è partito da Forza Italia e poi si è esteso al resto dell’emiciclo. Apprezzatissime le parole sulla vicenda dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, la citazione di Papa Francesco contro i politici corrotti e il ricordo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino uccisi dalla mafia.

TRE MINUTI DI APPLAUSI ALL’INGRESSO DELL’AULA, TRE ALLA FINE. Tre minuti di applausi all’ingresso in Aula a Montecitorio accompagnato dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, e dalla presidente vicaria del Senato, Valeria Fedeli. E tre minuti alla fine del suo discorso.

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PERDE I FOGLI, PERDE IL FILO. Molto emozionato, quasi all’inizio del suo intervento, Mattarella ha perso uno dei fogli del discorso perdendo di conseguenza anche il filo. Applaudito dall’aula e aiutato dalla Boldrini a ritrovare il punto, il capo dello Stato ha sorriso e ha detto: “Avrei saltato un passaggio importante…”. Quindi ha ripreso a parlare.

TRIBUNE. Gremitissime tutte le tribune di Montecitorio: presenti i familiari del presidente della Repubblica, 14 i Mattarella tra i quali i tre figli Bernardo Giorgio, Francesco e Laura, la sorella maggiore Caterina, i nipoti Maria e Bernardo, figli del fratello Piersanti, ucciso dalla mafia. Presenti anche gli altri nipoti, cioè i figli dei figli. Hanno assistito alla cerimonia dalle tribune anche diversi esponenti della vecchia Dc: Nicola Mancino, Franco Marini, Pierluigi Castagnetti, Gerardo Bianco, Guido Bodrato. Presente anche l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini, i governatori Luca Zaia, Roberto Maroni, Sergio Chiamparino, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, il cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa, il corpo diplomatico e lo staff del Quirinale con il segretario generale Donato Marra.

CITAZIONE. Sono le parole del Papa l’unica citazione. Per il suo monito contro mafia e corruzione, il neo capo dello Stato ha infatti mutuato proprio le parole – dure – che Francesco usò quasi un anno fa, il 27 marzo 2014, in occasione della messa mattutina celebrata all’altare della Cattedra della Basilica Vaticana davanti a centinaia di parlamentari: “L’attuale Pontefice, Francesco – ha detto oggi Mattarella – che ringrazio per il messaggio di auguri che ha voluto inviarmi, ha usato parole severe contro i corrotti: ‘Uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini'”.

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BOSSI. Un fuori programma ha alleggerito l’atmosfera solenne dell’applauso di tre minuti che ha chiuso il discorso di Mattarella. Protagonista Umberto Bossi. Mentre tutti erano in piedi l’ex leader della Lega Nord si è alzato dal suo posto e si è diretto tra i banchi del governo per salutare il premier Matteo Renzi. Quest’ultimo e Angelino Alfano gli hanno fanno notare la solennità del momento, facendo un cenno con la mano verso il presidente della Repubblica, in piedi proprio nei banchi sopra di loro. Bossi ha sorriso senza rinunciare a portare a termine la sua ‘missione’, salutare con un pugno Renzi, Alfano e Paolo Gentiloni. Quindi si è allontanato.

PERSONE. Oltre che per Ciampi e Napolitano, Mattarella ha speso parole per Stefano Taché, il bambino di due anni rimasto ucciso nell’attacco terroristico alla Sinagoga di Roma nell’ottobre del 1982, per Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, per Papa Francesco, per i due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, per i tre italiani rapiti padre Paolo Dall’Oglio, Giovanni Lo Porto e Ignazio Scaravilli.

DRESS CODE. Sono i colori scuri (nero, grigio, blu) che prevalgono nelle mise dei parlamentari e dei componenti del governo: nei banchi dell’esecutivo in abito nero, camicia bianca e cravatta nera il premier Matteo Renzi, in nero quasi tutti i ministri e le ministre, ad eccezione di Federica Guidi che indossa una giacca bianca e nera e della sottosegretaria Ilaria Borletti Buitoni in bordeaux. Nei banchi della presidenza spicca solo il blu quasi elettrico, colore usato in altre occasioni anche da Renzi, dell’abito del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (M5s). Nell’emiciclo invece qualche abito rosso tra i banchi del Pd ma poco altro. Anche Renata Polverini, che sabato nel giorno della proclamazione aveva osato un arancione, oggi ha virato su un abito più sobrio.

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PIOGGIA. A causa della forte pioggia a Roma, Mattarella ha raggiunto prima Montecitorio da palazzo della Consulta e poi il Vittoriano da palazzo Montecitorio a bordo di una Lancia Thesis coperta. La tradizionale Flaminia scoperta è stata usata solo una volta cessata la pioggia per l’ingresso al Quirinale.

CAGNOLINO. Schierato in cortile al Quirinale, a fianco dei Corazzieri a cavallo in alta uniforme, anche il cagnolino mascotte del reggimento presidenziale.

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