Il Senato approva la semplificazione normativa, abrogati 30.709 atti prerepubblicani
Un intervento senza precedenti per alleggerire il carico burocratico nazionale e avvicinare l’Italia agli standard europei

Maria Elisabetta Alberti Casellati
Con un voto storico, l’aula del Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge che abroga 30.709 atti normativi emanati tra il 1861 e il 1946. Un provvedimento epocale, voluto dal governo e guidato dalla ministra per le Riforme e la Semplificazione Elisabetta Casellati, che segna un passo decisivo verso la semplificazione dell’ordinamento giuridico italiano. L’approvazione è arrivata con 89 voti favorevoli, nessun contrario e 58 astensioni, suggellando un lavoro lungo e complesso che ha coinvolto esperti, ministeri e banche dati ufficiali.
Un viaggio a ritroso nella storia
Il disegno di legge, che non ha subito modifiche rispetto al testo licenziato dalla Camera in prima lettura, prevede l’abrogazione espressa e puntuale di migliaia di atti obsoleti o improduttivi di effetti, ma che fino a oggi hanno continuato ad appesantire il tessuto normativo nazionale. “Si tratta di un intervento senza precedenti”, ha dichiarato la ministra Casellati durante il suo intervento in aula.
“Questi numeri testimoniano con evidenza palmare la portata dell’intervento abrogativo, che ridurrà di circa il 28% lo stock della normativa statale vigente”.
Secondo i dati dell’Istituto Poligrafico Zecca dello Stato, infatti, il totale degli atti normativi italiani ammonta a 110.797. Un numero esorbitante che, come ha sottolineato Casellati, colloca l’Italia al fanalino di coda tra i Paesi europei e viene regolarmente stigmatizzato nei report della Commissione europea sullo Stato di diritto.
Un’operazione chirurgica per la certezza del diritto
L’approccio scelto dal legislatore è stato quello della precisione e della trasparenza. “Non si fa ricorso alla tecnica dell’abrogazione automatica e generalizzata”, ha spiegato Casellati. “Ogni atto da abrogare è stato individuato con cura ed elencato negli allegati allegati al disegno di legge”.
Per raggiungere questo risultato, sono stati esaminati uno per uno ben 43.482 atti prerepubblicani, un’operazione titanica che ha richiesto mesi di lavoro e la collaborazione di numerosi ministeri competenti. “Questa attività di verifica”, ha aggiunto la ministra, “è stata condotta con rigore assoluto, al fine di garantire la certezza dei rapporti giuridici e offrire ai cittadini e alle imprese un ordinamento più chiaro e accessibile”.
Una sfida europea
Casellati, tuttavia, non si è limitata a celebrare il successo nazionale. Ha lanciato un appello affinché la semplificazione diventi una priorità anche a livello europeo. “Poco serve semplificare a livello nazionale se poi veniamo soffocati da una iper-regolamentazione di livello comunitario”, ha dichiarato.
A tal proposito, ha ricordato l’incontro avvenuto lo scorso 4 marzo con il Commissario europeo Valdis Dombrovskis, occasione in cui è stata avviata una nuova fase di collaborazione tra Roma e Bruxelles sulla semplificazione normativa. “Semplificare non significa solo ridurre il numero delle leggi”, ha concluso la ministra, “ma rendere l’Italia e l’Europa più moderne, competitive e vicine ai bisogni di cittadini e imprese”.
Un passo storico per il Paese
Con il voto di oggi, l’Italia compie un passo significativo verso un futuro meno burocratico. “È uno shock normativo, un intervento storico”, ha commentato Casellati. I 30.709 atti abrogati, messi in fila, coprirebbero circa 40 chilometri di documenti cartacei. Una metafora potente per descrivere l’enormità del lavoro svolto e l’impatto tangibile sul sistema normativo nazionale.
Ora, gli occhi sono puntati sulle prossime mosse del governo e sulle eventuali resistenze che potrebbero emergere a livello europeo. Ma una cosa è certa: con questa riforma, l’Italia si avvia a liberarsi di un fardello storico che, per troppo tempo, ha pesato sulle spalle di cittadini e imprese.