Imposta societaria, Commissione Ue propone aliquota minima 15%

Imposta societaria, Commissione Ue propone aliquota minima 15%
22 dicembre 2021

La Commissione europea ha presentato oggi a Bruxelles due proposte di direttive riguardanti la fiscalità delle imprese: la prima imporrà un’aliquota fiscale minima per i grandi gruppi, mentre la seconda è volta a impedire l’elusione e l’evasione fiscale attraverso il ricorso a società di comodo. La prima direttiva garantirà un’aliquota fiscale effettiva minima del 15% per le attività globali dei grandi gruppi multinazionali, a seguito del recente accordo storico dell’Ocse e del G20 per una riforma a livello mondiale sulla tassazione delle società. La proposta rispecchia il cosiddetto “secondo pilastro” di quell’accordo internazionale, e stabilisce in che modo i principi dell’aliquota fiscale effettiva del 15%, concordati fra 137 paesi, saranno messi in pratica nell’Ue.

L’altra proposta di direttiva, volta a combattere l’uso improprio di società di comodo o società fantasma (“shell companies”) a fini fiscali, mira a garantire che le imprese che esercitano un’attività economica minima o nulla in un paese dell’Ue non possano beneficiare di agevolazioni fiscali. In questo modo, spiega la Commissione in una nota, “sarà tutelata la parità di condizioni per la stragrande maggioranza delle imprese europee, e i contribuenti non dovranno sopportare ulteriori oneri finanziari a causa di coloro che cercano di eludere la loro giusta quota di tasse”. Le norme riguardanti l’aliquota minima effettiva al 15% dell’imposta societaria si applicheranno a qualsiasi grande gruppo, nazionale o internazionale, con un fatturato annuo sopra i 750 milioni di euro, che abbia la società madre o una controllata in uno Stato membro dell’Ue. Se l’aliquota effettiva minima non è imposta dal paese in cui la società è ubicata, sono previste disposizioni che consentono allo Stato membro della società madre di applicare un’imposta complementare. La proposta garantisce inoltre un’imposizione effettiva nel caso in cui la società madre sia situata al di fuori dell’Ue, in un paese a bassa imposizione che non applica norme equivalenti.

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In linea con l’accordo globale, la proposta prevede anche alcune eccezioni. Per ridurre l’impatto sui gruppi che svolgono attività economiche reali, le imprese potranno escludere le entrate per un importo pari al 5% del valore dei beni materiali e al 5% dei salari. Le norme prevedono inoltre l’esclusione di importi minimi di profitto: in pratica, quando i profitti e i ricavi medi di un gruppo multinazionale in uno Stato membro sono inferiori a determinate soglie minime, quelle entrate non sono prese in considerazione nel calcolo dell’aliquota. Durante una conferenza stampa oggi a Bruxelles, il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni ha spiegato che la rapidità con cui, a soli due mesi dall’accordo internazionale, la Commissione ha presentato la proposta, permetterà di “facilitare la discussione fra i ministri delle Finanze a gennaio, in vista del raggiungimento di un accordo già durante il semestre di presidenza francese” del Consiglio Ue. “Questo è necessario – ha spiegato – per rispettare la scadenza del 2023 concordata a livello globale per l’entrata in vigore delle nuove regole”.

Gentiloni ha sottolineato che nell’accordo internazionale sul raggiungimento di “una aliquota minima effettiva del 15%” la parola chiave è “effettiva” (“effective” in inglese): sarà necessario, ha avvertito, “molto lavoro” per riuscirci, e comunque, ha aggiunto, è “un enorme miglioramento” rispetto alla situazione attuale, perché “pone un limite, fissa una soglia, nella corsa al ribasso” dell’imposizione societaria applicata dagli Stati nella concorrenza fiscale per attrarre le multinazionali. Il commissario ha anche ricordato che tre paesi Ue, Estonia, Ungheria e Irlanda, hanno avuto delle difficoltà iniziali per aderire all’accordo internazionale, ma che alla fine l’hanno accettato. “Io apprezzo davvero lo sforzo che hanno fatto”, ha detto Gentiloni, sottolineando poi che “non stiamo abolendo la concorrenza fiscale, e non stiamo armonizzando la tassazione delle società”. Il commissario si è detto “fiducioso” che i paesi inizialmente contrari rispetteranno la loro decisione. “L’hanno adottata due mesi fa, è difficile tornare indietro”, ha osservato. Quanto alle società di comodo o le “società fantasma”, la Commissione riconosce che “possono svolgere utili funzioni commerciali, ma – rileva – alcuni gruppi di imprese internazionali e singoli individui ne abusano per una pianificazione fiscale aggressiva o per evadere il fisco”. 

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“Alcune imprese – ricorda la nota – indirizzano i loro flussi finanziari verso società di comodo in paesi con un tasso di imposizione basso o nullo o in cui si può facilmente eludere il fisco. Allo stesso modo, anche singoli individui possono ricorrere a società di comodo per non pagare le imposte patrimoniali o sugli immobili nel paese di residenza o nel paese di ubicazione del bene”. La proposta di oggi della Commissione, ha indicato Gentiloni, “aumenta la pressione sulle società di comodo, stabilendo norme in materia di trasparenza che consentano di individuare più facilmente l’uso improprio di queste società a fini fiscali”. La direttiva “stabilisce indicatori oggettivi per aiutare le autorità fiscali nazionali a individuare le imprese che esistono solo sulla carta: in questi casi le società saranno assoggettate a nuovi obblighi di dichiarazione fiscale e perderanno l’accesso ai vantaggi fiscali. E’ un altro passo importante – ha concluso il commissario – nella nostra lotta contro l’elusione e l’evasione fiscali nell’Unione europea”. Una volta adottata dagli Stati membri, la direttiva sulle società di comodo dovrebbe entrare in vigore il primo gennaio 2024.

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