Giallo su incontro inviati di Trump e Khamenei. In ballo formazione nuovo governo

Giallo su incontro inviati di Trump e Khamenei. In ballo formazione nuovo governo
Ayatollah Ali Khamenei e Donald Trump
20 settembre 2018

Continua a tenere banco sui media mediorientali un “incontro segreto” che sarebbe avvenuto martedì 11 settembre tra l’inviato del presidente americano Brett H. McGurk e il capo delle Brigate al Quds iraniane, Qassim Suleimani, per trovare una intesa sulla formazione del nuovo governo iracheno, dossier ancora in alto mare nonostante le elezioni parlamentari irachene si siano tenute lo scorso mese di maggio. La notizia, diffusa da un giornale kuwaitiano, è stata subito smentita sia dall’ambasciata americana a Baghdad che dal governo di Teheran, ma sta di fatto che in queste ore diversi media iracheni accreditano per le due più alte cariche dello Stato due nomi nuovi, entrambi visti bene sia da Washington che dalla Repubblica Islamica iraniana.

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Secondo il quotidiano kuwaitiano al Jarida, vicino al governo, e che cita “fonti ben informate dei Guardiani della Rivoluzione” iraniana, “l’incontro è avvenuto martedì 11 settembre dietro espressa richiesta di McGurk”, il quale avrebbe prima spiegato al suo interlocutore che “non ha nessun legame con l’assalto al consolato iraniano a Bassora” e chiesto agli iraniani di “evitare di attaccare gli interessi Usa in Iraq. L’assalto alla sede diplomatica di Teheran a Bassora era avvenuto lo scorso 8 settembre – due giorni prima del presunto incontro segreto – durante violente proteste per la mancanza di acqua potabile nella provincia meridionale.

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A sua volta, Suleimani, uomo molto vicino alla guida suprema iraniana ayatollah Ali Khamenei, avrebbe negato “qualsiasi coinvolgimento” di Teheran nel lancio di tre colpi di mortaio caduti vicino all’ambasciata Usa nella super protetta Zona verde di Baghdad avvenuto lo scorso 7 settembre. Ma la questione più importante posta dall’inviato di Trump, secondo le fonti del giornale kuwaitiano, sarebbe stata quella di trovare un’intesa sull’assetto del futuro governo iracheno dopo le elezioni di maggio. McGurk avrebbe chiesto a Suleimani di “lasciare da parte le nostre divergenze e lavorare insieme per sostenere la formazione del nuovo governo” a Baghdad.

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Spiegando che “Washington non insiste nel sostenere una precisa personalità politica per la guida del futuro governo, compreso il premier in carica” Haider Abadi. In particolare l’inviato Usa avrebbe sottolineato che “è giunta l’ora di dare spazio a nomi nuovi” chiedendo a Teheran di fare lo stesso “rinunciando ai suoi tradizionali alleati”. Suleimani avrebbe risposto che per il suo Paese l’Iraq “è una linea rossa dove abbiamo interessi vitali”, ma si sarebbe detto tuttavia pronto a “garantire che non saranno minacciati gli interessi americani (in Iraq) da parte dei loro alleati fino a quando Washington non toccherà gli interessi della Repubblica Islamica” nel vicino Paese arabo.

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Secondo le fonti del giornale, i due “hanno concordato di mantenere il filo di contatto attraverso il canale di mediazione che li ha fatti incontrare per evitare scontri accidentali in futuro in Iraq e continuare il coordinamento per la formazione del prossimo governo iracheno”, visto che “un Iraq senza governo è un pericolo per tutti”. I due responsabili avrebbeero concordato anche “un coordinamento per risolvere le loro divergenze in Libano per aiutare la formazione di un nuovo governo anche in quel Paese”. Oggi, a distanza di una settimana del presunto incontro, smentito sia da Washington che Teheran, diversi media iracheni mettono in risalto il fatto che i due principali candidati alle due massime cariche dello stato iracheno sono “entrambi molto ben visti sia dagli americani che gli iraniani”, come riferisce la tv satellitare curda Rudaw.

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I due nomi sono, infatti, personalità moderate come il curdo Bahram Saleh per la presidenza della Repubblica e l’ex ministro del Petrolio, lo sciita Adel Abdel Mehdi per la presidenza del Consiglio. Nato a Nassiryah nel Sud dell’Iraq nel 1942, Abdel Mehdi, ex socialista passato in campo islamico solo negli anni ’80, ha vissuto negli anni Settanta in esilio in Francia. Ha collaborato con Washington per la la cancellazione del debito estero iracheno dopo la caduta del regime di Saddam Hussein. Non ha mai vissuto in Iran ed è ritenuto una personalità sciita “moderata e gode della fiducia degli americani”. Il curdo Saleh invece è nato a Sulemaniyah nel Kurdistan iracheno. Ha vissuto a lungo in Inghilterra perseguendo due lauree: la prima, nel 1983, all’università di Cardif; la seconda, nel 1987 nell’Università di Liverpool. askanews

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