Irlanda del Nord di nuovo al voto, è la seconda volta negli ultimi 10 mesi

Irlanda del Nord di nuovo al voto, è la seconda volta negli ultimi 10 mesi
16 gennaio 2017

Martin McGuinnessL’Irlanda del Nord ha indetto nuove elezioni il 2 marzo, a seguito del crollo del suo esecutivo. Lo ha annunciato il ministro del governo britannico che rappresenta la regione che gode di alcuni poteri di autogoverno. Dunque, l’Irlanda del Nord si avvia nuovamente alle urne – per la seconda volta negli ultimi dieci mesi – dopo che lo Sinn Fein (partito repubblicano) ha deciso di non sostituire il dimissionario Martin McGuinness (foto) nella carica di vicepremier. McGuinness si era dimesso la settimana scorsa per protestare contro un controverso piano energetico messo a punto dalla leader del Democratic Union Party (Dup) nonché ministro per l’Energia, Arlene Foster, che costerebbe ai contribuenti nordirlandesi 558 milioni di euro; Foster ha fino ad ora respinto le richieste di dimissioni temporanee, in modo da permettere un’inchiesta sulla vicenda.

Il rifiuto dei repubblicani di sostituire McGuinness di fatto azzoppa il governo nordirlandese, che dopo gli accordi del Venerdì Santo del 1998 prevede un esecutivo di condivisione fra cattolici e protestanti; se il ricorso alle urne dovesse come probabile confermare lo stallo (Sinn Fein e Dup rimangono i chiari favoriti da parte repubblicana e unionista, rispettivamente) in mancanza di un accordo di governo entro le tre settimane successive potrebbe essere indetto un nuovo voto. Un’ulteriore opzione potrebbe essere un ritorno del governo diretto di Londra, come già accaduto in passato (l’ultima volta nel 2007). Nel referendum sulla Brexit il 56% dei nordirlandesi ha votato per la permanenza nell’Unione Euroepa, e il Dup è stato l’unico dei principali partiti a sostenere l’uscita dall’Ue. Proprio per garantire che all’Irlanda del Nord venga data voce in capitolo nel corso dei negoziati – che dovrebbero iniziare a marzo – il premier britannico Theresa May ha chiesto ai due principali partiti a trovare un accordo che salvi l’esecutivo ed eviti il ricorso alle urne.

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