Israele al voto, Benny Gantz sfida Netanyahu. Sondaggi premiano generale, ma il premier è favorito per coalizioni

8 aprile 2019

Gli israeliani domani, martedì, saranno chiamati alle urne per eleggere la nuova Knesset, formata da 120 membri, e dare un verdetto sulla sorte politica di Benjamin Netanyahu. I militari israeliani hanno gia’ cominciato a votare, in anticipo rispetto al resto del Paese che domani, come detto, si rechera’ alle urne dalle 8 del mattino alle 8 di sera. In tutto sono state allestiti 643 seggi in tutto il Paese, piu’ 130 seggi mobili in avamposti isolati e unita’ remote. Le operazioni sono iniziate sabato sera e i primi a partecipare alle elezioni sono stati i soldati dell’unita’ Yahalom, corpo d’elite del genio militare, poi a seguire gli altri, dai comandi regionali al comando del Fronte Interno, le forze di terra, mare e aria. Per molti dei soldati, queste sono le prime elezioni in cui possono votare.

Il primo ministro, che insegue un quinto mandato con la spada di Damocle delle accuse di corruzione, affronta la principale sfida da diversi anni a questa parte. La principale questione della campagna elettorale è il coinvolgimento di Netanyahu in tre casi di corruzione, che hanno dato slancio al nuovo partito Blu e Bianco guidato dall’ex capo dell’esercito Benny Gantz e dall’ex ministro delle Finanze, Yair Lapid. Un’elezione che mette di fronte due persone con qualificatissime credenziali di sicurezza l’una contro l’altra, mettendo un po in secondo piano la questione-difesa dello stato ebraico rispetto alle precedenti campagne elettorali. Un quinto mandato renderebbe Netanyahu il premier più longevo di sempre in Israele.

Netanyahu ha lanciato avvertimenti e controverse promesse agli elettori nelle ultime ore prima delle elezioni di domani in Israele. Mentre il suo sfidante, il generale Benny Gantz, ha esortato gli israeliani che si recheranno alle urne a dimostrare al premier uscente che il Paese ne ha avuto abbastanza e che vuole un cambiamento. Le elezioni, in cui Netanyahu insegue un quinto mandato, non pago di 13 anni già al potere e in barba alle tre accuse di corruzione che pendono sul suo capo, si annunciano molto serrate. L’ex capo militare Gantz può effettivamente rappresentare una minaccia reale per Netanyahu. I due contendenti hanno trascorso le ultime ore della campagna rivolgendosi agli elettori con due strategie diverse: Netanyahu ha ripetutamente avvertito che il suo partito il Likud rischia di perdere mentre Gantz ha annunciato che Israele è sul punto di uno storico cambiamento lasciando intendere che potrebbe essere lui l’uomo in grado di fermare l’ennesima corsa al potere del premier uscente.

Leggi anche:
Pressione Usa sull'Iran, nuove sanzioni e attesa di risposta di Tel Aviv

Netanyahu ha lanciato ieri gli appelli dell’ultimo minuto rivolgendosi direttamente alla destra e facendo una promessa molto controversa, quella di annettere le colonie della Cisgiordania e di mantenere il controllo della sicurezza sul territorio. Oggi ha avvertito che il Likud potrebbe perdere le elezioni.  Gantz in risposta ha detto che “non è la destra ad essere in pericolo” in queste elezioni “ma Netanyanu in persona”. Anche l’ex capo di Stato maggiore israeliano ha ribadito il suo solenne impegno per la sicurezza aggiungendo però che intende colmare le divisioni che, secondo lui, Netanyahu ha esacerbato. “C’è bisogno di un cambiamento e di un’opportunità per cambiare”, ha detto Gantz alla radio dell’Esercito oggi.

“Israele ha bisogno di scegliere una strada che lo conduca verso l’unità e la speranza”. I partiti piccoli potrebbero rivelarsi artefici delle nomine o orientare le alleanze se non riuscissero a raggiungere la soglia del 3,25 per cento. Tra loro ci sono: – Zehut, guidato da un religioso ultranazionalista ebreo la cui popolarità è aumentata da quando ha chiesto la legalizzazione della marijuana; – Kulanu, un partito focalizzato sull’economia guidato dal ministro delle Finanze Moshe Kahlon, che ha fatto campagna sul costo della vita che resta molto alto; – Yisrael Beitenu, guidato dall’ex ministro degli Esteri e della Difesa Avigdor Liberman, la cui popolarità è in flessione per gli scandali di corruzione in cui sono rimasti invischiati altri leader del partito.

Il suo collegio elettorale di lingua russa è sempre più integrato nella società israeliana. Gli ultimi sondaggi autorizzati prima delle elezioni politiche danno testa a testa le liste di Benyamin Netanyahu e del suo principale avversario Benny Gantz, ma indicano in vantaggio il primo ministro uscente per formare il prossimo governo. La maggior parte dei sondaggi accreditano più seggi alla lista centrista del generale Gantz che a quella del Likud, il partito di destra di Benyamin Netanyahu. Ma le proiezioni sui risultati degli altri partiti, che potrebbero allearsi con il Likud, indicano che Netanyahu avrebbe più chance di formare una coalizione di governo rispetto a Benny Gantz. Diversi fattori di incertezza suggeriscono comunque prudenza agli analisti, a iniziare dal partito degli indecisi che sciolgono i propri dubbi solo a poche ore dal voto e dalla molteplicità delle liste.

Molte delle liste prese in considerazione in quello che potrebbe essere il blocco di destra guidato da Netanyahu potrebbero effettivamente non entrare in parlamento, non riuscendo a superare la soglia del 3,25 per cento dei voti. Cinque sondaggi attribuiscono tra i 28 e i 32 seggi alla lista ‘Blu e bianco’ del generale Gantz, e 26 o 27 al Likud, a eccezione di un sondaggio che ne assegna 31 al partito del primo ministro uscente. Nel sistema israeliano, gli elettori eleggono i loro deputati, ma il capolista non è necessariamente la persona alla quale il presidente affida l’incarico di formare una coalizione di governo. Oggi è l’ultimo giorno in cui in Israele possono essere pubblicati sondaggi.

Dal voto alla formazione del governo 

Domani circa 6,3 milioni di israeliani saranno chiamati a votare per rinnovare il Parlamento (la Knesset, arrivata alla 21esima legislatura) e indirettamente dare un nuovo governo al Paese. – GLI ELETTORI: Ogni cittadino al di sopra dei 18 anni ha il diritto di votare mentre l’eta’ minima per candidarsi e’ 21. Gli elettori non votano direttamente per il premier (come avvenuto solo due volte nella storia dello Stato ebraico, nel 1996 e 1999) ma per un partito o una lista di piu’ partiti.

– LE OPERAZIONI DI VOTO: Contrariamente alla sua anima tecnologica (Israele e’ soprannominato la ‘Startup Nation’), le operazioni di voto sono ‘vecchio stile’: ci si reca al seggio, si presentano i documenti identificativi e si riceve una busta blu. Dietro uno schermo, e’ disposta una scatola con le schede di tutti i partiti candidati; si prende una di queste tessere, la si infila nella busta e, una volta sigillata, la si fa scivolare nell’urna.

– LA DISTRIBUZIONE DEI SEGGI ALLA KNESSET: La soglia di sbarramento e’ del 3,25%. La distribuzione dei seggi e’ su base proporzionale, con seggi extra dati per ridistribuire i voti ricevuti dai partiti che non sono riusciti a entrare in Parlamento. Una volta conclusa l’operazione, la Knesset viene formata, ma manca ancora il premier.

– LA RACCOMANDAZIONE DEL CANDIDATO PREMIER AL PRESIDENTE: Tutti i partiti eletti hanno la facolta’ di raccomandare al presidente – in questo caso Reuven Rivlin – il nome del candidato premier. La scelta cruciale e’ legata alla matematica: nessun partito, per quanto grande, riesce ad avere la maggioranza (61 seggi) per formare da solo il governo, quindi ha bisogno di stringere una serie di alleanze per formare una coalizione.

– L’INCARICO DI FORMARE IL GOVERNO: Il presidente, una volta ricevute le raccomandazioni, da’ l’incarico al leader del partito che sembra avere le maggiori chance di formare il governo, colui cioe’ che gode del sostegno del maggior numero di parlamentari. Non c’e’ nessun obbligo di dare l’incarico al leader del partito piu’ grande alla Knesset (e’ quello che successe nel 2009 a Kadima che pur essendo il partito con il maggior numero di seggi venne ‘scavalcato’ dal Likud di Benjamin Netanyahu che con il sostegno del blocco di destra godeva della maggioranza in Parlamento). Il presidente puo’ raccomandare la creazione di un governo nazionale, con due partiti e la premiership a rotazione, ma non puo’ imporlo.

– LA FORMAZIONE DELLA COALIZIONE DI GOVERNO: Il candidato premier ha fino a 42 giorni per formare una coalizione (28 giorni piu’ una proroga di altri 14 a discrezione del presidente); in caso non riesca a ottenere il sostegno della maggioranza (61), il presidente puo’ dare l’incarico a un altro leader che a quel punto ha 28 giorni per tentare l’impresa, senza possibile rinvio. Se anche il secondo candidato premier dovesse fallire, una maggioranza di deputati puo’ chiedere al capo dello Stato di indicare un terzo candidato che avrebbe a disposizione solo 14 giorni. In caso di ulteriore fallimento, ci sarebbe lo scioglimento della Knesset e nuove elezioni entro 90 giorni.

– LA CONFERMA DELLA KNESSET: Una volta che il premier designato ha formato un governo, la coalizione deve presentare alla Knesset la sua composizione, il programma e la suddivisione degli incarichi. Ottenuta la fiducia dell’aula, premier e governo – il 35esimo d’Israele – giurano ufficialmente ed entrano in carica.

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti