Israele revoca lo stato di emergenza al Sud: finisce l’era del 7 ottobre

Katz pone fine alle restrizioni imposte dopo l’attacco di Hamas. Intanto Rubio chiama Netanyahu mentre Bruxelles torna a criticare la politica sui territori occupati.

Israel Katz

Per la prima volta dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, Israele chiude un capitolo della sua storia recente: il ministro della Difesa Israel Katz ha disposto la revoca dello stato di emergenza nel Sud del Paese, misura straordinaria che ha regolato la vita di migliaia di cittadini per oltre due anni. La decisione, che entrerà in vigore domani, segna una svolta nella percezione della minaccia securitaria lungo il confine con Gaza.

La “situazione speciale” – così viene tecnicamente definita – aveva conferito al Comando del Fronte Interno dell’esercito poteri eccezionali: limitare gli assembramenti pubblici, chiudere aree sensibili, imporre restrizioni alla mobilità. Proclamata la mattina stessa dell’attacco terroristico su tutto il territorio nazionale, era progressivamente decaduta nel resto d’Israele, ma era rimasta attiva nelle regioni meridionali, considerate ancora vulnerabili ai lanci di razzi e alle infiltrazioni.

“Ho deciso di adottare la raccomandazione dell’Idf e di revocare, per la prima volta dal 7 ottobre, la situazione speciale nel fronte interno”, ha annunciato Katz in una nota ufficiale. Il ministro ha collegato direttamente la decisione ai risultati dell’offensiva militare contro Hamas: “La scelta riflette la nuova realtà della sicurezza nel Sud del Paese, raggiunta grazie alle azioni decise degli ultimi due anni delle nostre eroiche truppe contro l’organizzazione terroristica”.

Netanyahu sente Rubio mentre l’Ue richiama il diritto internazionale

La mossa arriva in un momento di intensa attività diplomatica. Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha avuto una conversazione telefonica con il premier Benjamin Netanyahu, come confermato dal Dipartimento di Stato, in un colloquio i cui contenuti non sono stati resi pubblici ma che si inserisce nel delicato equilibrio mediorientale. Sul fronte europeo, invece, tornano le tensioni sui territori occupati.

Il portavoce della Commissione Ue per gli Affari esteri, Anouar El Anouni, ha ribadito la posizione di Bruxelles durante il briefing quotidiano con la stampa: “L’Ue ha una posizione di lunga data di non riconoscimento della sovranità di Israele sui territori occupati dal 1967, in linea con le risoluzioni pertinenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”. El Anouni ha poi avvertito: “Ricordiamo che l’annessione è illegale secondo il diritto internazionale. Pertanto, qualsiasi misura concreta in tal senso sarebbe considerata una violazione del diritto internazionale”.

Le parole arrivano in un contesto in cui il governo israeliano ha più volte ventilato l’ipotesi di estendere la sovranità su parti della Cisgiordania, ipotesi che continua a incontrare l’opposizione della comunità internazionale. La revoca dello stato di emergenza rappresenta comunque un segnale tangibile: dopo 750 giorni di restrizioni, i residenti del Sud potranno tornare a una vita più normale, anche se la memoria del 7 ottobre resta una ferita aperta nella società israeliana.