Italiane rapite in Siria: “Siamo in pericolo” (VIDEO)

Italiane rapite in Siria: “Siamo in pericolo” (VIDEO)
1 gennaio 2015

Il video pubblicato su Youtube in cui compaiono le due giovani italiane Vanessa Marzullo e Greta Ramelli mostra le prime immagini delle due ragazze dal loro rapimento in Siria a fine a luglio. Nel video si vedono le due ragazze che indossano un chador nero. Una delle due tiene in mano un cartello con la data: mercoledì 17 dicembre. L’altra ragazza parla, sembra che legga un messaggio scritto in inglese: “Siamo Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, supplichiamo il nostro governo e i suoi mediatori di riportarci a casa prima di Natale. Siamo in grave pericolo e potremmo essere uccise. Il governo e i mediatori sono responsabili delle nostre vite”.

ll video è intitolato “Il fronte al Nusra detiene due italiane a causa della partecipazione del loro governo alla coalizione”, un riferimento alla coalizione internazionale contro lo Stato Islamico che ha come obiettivo anche il gruppo affiliato ad al Qaeda. Al Nusra è un’organizzazione terroristica legata ad al Qaeda. Opera in Siria e in Libano. “E’ vero, abbiamo preso noi le due donne… poiché il loro paese sostiene tutti i raid che vengono compiuti in Siria contro di noi”. Così Abu Fadel, miliziano di Al Nusra, conferma oggi la veridicità del video Un’altra conferma e’ arrivata dall’Osservatorio siriano dei diritti umani, che come Fadel parla con l’agenzia di stampa tedesca Dpa: “Ho ricevuto informazioni che confermano la detenzione da parte di al Nusra delle due donne rapite alla periferia di Aleppo”.

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Servizi Segreti: “Trattativa in fase delicatissima”. La trattativa è “in una fase delicatissima: consentiteci di lavorare in silenzio”. E’ l’invito che arriva da una fonte dei servizi di informazione e sicurezza in merito alla vicenda delle due volontarie italiane sequestrate in Siria lo scorso 31 luglio. Su Youtube e’ apparso un video di soli 23 secondi in cui Greta Ramelli e Vanessa Marzullo sono vestite di nero, con un velo in testa: nell’audio, in inglese, una delle due rivolge una “supplica al governo italiano” dicendo che la “loro vita e’ in grave pericolo”.

Il padre di Vanessa: “Sono felice”. “Mi è stato detto di non parlare”. Così Salvatore Marzullo, padre di Vanessa, la cooperante italiana rapita in Siria insieme alla collega Greta Ramelli, risponde a chi gli chiede di commentare il video apparso su YouTube dove per la prima volta dal sequestro appare la figlia. Marzullo conferma pero’ di aver visto il filmato e si dice comunque “felice”. “Sembra che Vanessa e Greta stiano abbastanza bene, anche se in una condizione difficile”, aggiunge, augurandosi un 2015 “più sereno”.

Le tappe della vicenda. Gennaio 2013: Vanessa, 21 anni e Greta, 20, fondano assieme al 47enne Roberto Andervill una organizzazione, il progetto Horryaty, per raccogliere aiuti destinati alla popolazione civile in Siria. I tre si erano conosciuti a manifestazioni a sostegno dei civili siriani. Vanessa, originaria di Brembate, studia mediazione linguistica e culturale all’Università di Milano, dove impara anche inglese e arabo. Greta, anche lei studentessa universitaria, è originaria di Besozzo ed è una volontaria della Croce Rossa. Ha avuto delle esperienze di cooperazione in Zambia e in India. Febbraio 2013: le due ragazze compiono un primo breve viaggio per portare aiuti in Siria, passando dal confine turco. Luglio 2013: Greta e Vanessa tornano in Siria con nuovi aiuti, dopo aver attraversato il confine turco con il giornalista de Il Foglio Daniele Ranieri. Il 31 luglio, tre giorni dopo il loro ingresso in Siria, vengono rapite nella località di Abizmu. Agosto 2013: Il 21 il quotidiano britannico Guardian pubblica un articolo secondo il quale le due ragazze sarebbero nelle mani degli jihadisti dello Stato Islamico. Fonti dei servizi italiani hanno però sempre smentito questa ipotesi. Negli stessi giorni il quotidiano arabo stampato a Londra al-Quds al-Arabi, scriveva che le due ragazze stavano bene e ipotizzava il loro rilascio a breve. Settembre 2013: il quotidiano libanese Al-Akhbar, vicino al movimento sciita hezbollah (schierato con il regime di Damasco), scrive che le due ragazze erano state attirate ad Abizmu da un attivista siriano conosciuto su Internet nell’ambito di un piano organizzato per rapire le due ragazze chiedere un riscatto. Dopo il sequestro le due ragazze sarebbe state vendute ad un altro gruppo armato, prosegue la fonte del giornale, escludendo che siano finite nelle mani dello Stato Islamico.

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