Jobs act, Partito Democratico ricompattato: niente fiducia. Insorge il partito di Alfano

Jobs act, Partito Democratico ricompattato: niente fiducia. Insorge il partito di Alfano
13 novembre 2014

Fumata bianca dalla mediazione avviata nel Pd dalla l’ipotesi che il governo Renzi ponesse la fiducia sul Jobs Act. La nuova intesa, che ricompatta il partito di maggioranza, prevede la rinuncia alla fiducia da parte dell’esecutivo sul testo licenziato al Senato e il ritorno all’ordine del giorno che apriva alle richieste di modifica della minoranza Pd, tra cui il “salvataggio” dagli interventi sull’articolo 18 del reintegro nei licenziamenti disciplinari. Il tutto, in cambio di un passo celere verso l’approvazione della riforma del mercato del lavoro anche alla Camera dei deputati. “L’accordo sul jobs act è stato trovato”. Così il presidente del Pd Matteo Orfini, uscendo dalla riunione che si è tenuta tra il responsabile dell’economia e del lavoro del partito, Filippo Taddei e i membri della commissione lavoro della Camera del Pd con il presidente della stessa commissione, Cesare Damiano. L’intesa recepisce la parte del documento della direzione del Pd che impegna l’esecutivo a salvare il reintegro sui licenziamenti “per motivi discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare, previa qualificazione specifica delle fattispecie” che saranno definite nei decreti delegati. Ma non solo.

Secondo quanto si apprende nella mediazione ci sono altre aperture da parte dell’esecutivo a partire da paletti alle novità sui controlli a distanza. Ira Ncd che chiede un vertice della maggioranza. “Il Pd non ha ancora la maggioranza assoluta nelle due Camere, nelle quali peraltro non è ancora stato superato il sistema paritario”. Ad affermarlo il presidente della commissione lavoro del Senato e capogruppo di Ncd a Palazzo Madama, Maurizio Sacconi. “Nel Partito democratico coabitano oggi le tesi più conservatrici con quelle più innovative e la qualità dell’equilibrio che si produce al suo interno non è per nulla scontata. Anche se sarà dirimente il decreto delegato dedicato alla regolazione del nuovo contratto a tempo indeterminato, il Nuovo Centrodestra vuole discutere ora in una riunione di maggioranza le eventuali modifiche alla delega”, ha sottolineato Sacconi. “Vogliamo che diventi possibile licenziare un assenteista o un ladro, in modo che l’imprenditore abbia finalmente il pieno governo dell’efficienza dell’impresa. Vogliamo – ha proseguito Sacconi – che la disciplina sia semplice e certa in modo da non dare spazio alla giustizia creativa e ideologizzata. Allo stesso modo vogliamo la flessibilità delle mansioni per consentire l’adeguamento dei modelli organizzativi e il libero uso delle tecnologie di controllo a distanza per aprire spazi al telelavoro. Ricordo al Presidente del Consiglio che egli stesso, quando nei giorni scorsi mi sono dimesso per un incidente nella Commissione giustizia del Senato, ha condiviso non debbano essere consentite maggioranze spurie”.

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