La burocrazia nel mirino di Renzi mentre in Sicilia continua a zavorrare lo sviluppo

La burocrazia nel mirino di Renzi mentre in Sicilia continua a zavorrare lo sviluppo
26 dicembre 2015

L’anno che verrà. E’ una canzone di successo di Lucio Dalla ma è anche sempre la speranza che sia meglio dell’anno che è passato. E anche in Sicilia si continua a sperare che l’anno che verrà sia meglio di quello trascorso. Lo sperano i cittadini, lo sperano gli imprenditori, lo sperano i disoccupati, lo speriamo tutti. Chi vive di certezze, invece, sembrano i politici e gli alti burocrati. Loro non conoscono crisi. Le loro spettanze arrivano puntuali. Due categorie, politici e burocrati, che dovrebbero essere il volano per far andare avanti una regione, la Sicilia nel nostro caso – che grazie alle sue tante risorse è in  grado di generare tanta ricchezza – ma che a volte, sembrano far a gara tra di loro a chi zavorra di più l’Isola. Il premier Renzi, nell’inaugurare il nuovo tratto autostradale tra Bologna e Firenze, ha fatto notare come ci sono voluti 25 anni per ottenere le autorizzazioni burocratiche e 11 anni per effettuare i lavori di un’opera monumentale.

Quindi, a detta del premier – e non solo – sarebbe la burocrazia a frenare lo sviluppo. E così il presidente del Consiglio vuole mettere mano a ‘dinosauro’, alla macchina burocratica. In Sicilia, l’aria non è diversa. Tanti casi di malaburocrazia hanno portato a imprenditori a fare le valige per andare a investire oltre lo Stretto dopo aver perso tempo e denaro a produrre montagne di carta per mesi e mesi, e attendere per altrettanto tempo. Per non parlare, per dirne un’altra, di come vengono gestiti e spesi i fondi europei. Basti pensare che negli ultimi due anni circa 3 miliardi di euro, destinati alla Sicilia per il settore agricolo, rischiano di tornare a Bruxelles in quanto l’amministrazione non è riuscita a fare le norme attuative di alcuni bandi. Il risultato è la paralisi.

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Parliamo di 3 miliardi di euro solo per il 2014 e il 2015, somma che se già fosse stata messa in rete avrebbe generato non meno di 6-7 miliardi di euro di giro d’affari. Ma, a quanto pare, il ‘dinosauro’ continua a colpire. Entriamo nel merito. A giugno scorso scadevano i termini di presentazione delle domande per i contributi del “biologico” ai produttori, termini poi prorogati a fine luglio e, sino ad oggi, pare che gli uffici regionali non abbiano espletato nemmeno le graduatorie di merito. Dall’assessorato siciliano fanno sapere che hanno mandato una circolare alla Agea (l’ente pagatore dei contributi) nei primi di novembre con la quale si comunicava di pagare le pratiche non soggette a verifica entro l’anno. L’agricoltore attende. Per non parlare poi di una circolare ministeriale con la quale si assegnano fondi alle regioni per il dissesto idrogeologico.

Ebbene, in Sicilia, sembra che ancora oggi i dipartimenti provinciali territoriali non hanno nemmeno preso in considerazione tale impiego di denaro. Ma alla fine della fiera, chi paga i danni subiti da un’impresa o da un semplice cittadino? Il politico? Il dirigente? Il funzionario? Finora, nonostante una costellazione di controllori ben pagati per controllare non si sa chi, alla luce dei fatti,  nessun caso lampante ha visto mettere mani in tasca a chicchessia per risarcire le vittime dell’inefficienza della macchina amministrativa. Il comparto produttivo, in particolare, non ha alternativa, tranne togliere le tende. Quindi, non resta che continuare a sperare nell’anno che verrà, sulla spinta di Renzi che vuole vederci chiaro sul funzionamento della macchina burocratica. Ma la Sicilia non aspetti il premier, veda di farcela da sola. MRD

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