Faida Pd-centristi fa vacillare Renzi

Faida Pd-centristi fa vacillare Renzi
27 luglio 2015

di Carlantonio Solimene

L’ultimo fronte lo ha aperto il commissario per la Spending review Yoram Gutgeld, paventando la possibilità di rastrellare dieci miliardi attraverso un piano per la sanità. Un’uscita che presumibilmente non era stata del tutto concordata con la titolare del dicastero apposito, Beatrice Lorenzin, che infatti è subito intervenuta per specificare che “nella prossima legge di stabilità non è previsto nessun taglio lineare alla sanità ma solo un efficientamento del sistema, che produrrà risorse da destinare al miglioramento dei servizi, anche se una parte potrebbe essere usata per il taglio delle tasse”. Un piccolo “incidente” sintomatico, però, di quanto nelle ultime settimane il coordinamento tra le due principali forze di maggioranza, il Pd e i centristi, stia mostrando discrasie evidenti. È solo di pochi giorni fa, infatti, l’esplosione del caso intercettazioni. L’emendamento al ddl sulla riforma del processo penale firmato dall’alfaniano Alessandro Pagano ha irritato non poco i Democratici, al punto che il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha subito parlato di decisioni non concordate. Peccato che il suo vice, Enrico Costa di Ncd, abbia invece rivendicato la bontà della norma e si sia detto indisponibile a marce indietro. Una frattura che oggi si paleserà in Aula alla Camera, dove comincerà la discussione parlamentare sul ddl.

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Non finisce qui, perché anche la sentenza della Cassazione che ha riconosciuto al Comune di Livorno il diritto di reclamare il pagamento dell’Imu da due scuole cattoliche, aprendo un fronte durissimo con la Cei, ha creato malumore tra i centristi. Specie dopo che diversi esponenti del Pd hanno sostanzialmente avallato la decisione dei giudici. Infine, il fronte più caldo degli ultimi mesi: il ddl sulle unioni civili. Il governo ha tentato di accelerare il passaggio in Aula della bozza ferma da mesi in Commissione al Senato, anche in virtù delle centinaia di emendamenti presentati al testo da Carlo Giovanardi. La relazione del Mef secondo la quale gli oneri per lo Stato in caso di approvazione del ddl – e in particolare in caso di sì alla reversibilità delle pensioni anche per le coppie gay – sarebbero di pochi milioni di euro l’anno ha fatto cadere una delle obiezioni più consistenti dell’ala cattolica della maggioranza. Ma in diversi, a partire da Maurizio Sacconi, hanno parlato di “clamorosa sottovalutazione” da parte dei tecnici del Tesoro, facendo comprendere come la strada del provvedimento sia ben lungi dal mettersi in discesa. Sullo sfondo, c’è sempre il tema del rimpasto di governo più volte annunciato e sempre rinviato da Renzi. Stavolta lo si dà per certo per settembre, ma al netto della poltrona che sicuramente andrà a Ncd – quella degli Affari Regionali – resta il grande interrogativo di chi sarà il prescelto per occuparla.

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Gli alfaniani spingono per Quagliariello, il premier non ne vuol sapere. Una situazione che potrebbe deflagrare da un momento all’altro, e non solo perché la minaccia più volte ventilata da Renzi – fare ricorso a delle maggioranze variabili sui temi più delicati – provocherebbe un’alzata di scudi in Ncd. A far tremare l’esecutivo, infatti, è anche lo spaesamento della sinistra Pd ora che il soccorso “verdiniano” è sempre più vicino a diventare realtà. Anche ieri l’ex capogruppo alla Camera Roberto Speranza è tornato all’attacco: “L’idea di un patto con Verdini e gli amici di Cosentino – ha detto – rappresenta un vero e proprio film dell’orrore. Immaginare di mettere nell’angolo un pezzo di Pd utilizzando alcuni trasformisti che non credo rappresentino l’Italia migliore o anche il pezzo migliore del nostro Parlamento non va nella direzione giusta”. Parole alla quali ha prontamente risposto il verdiniano Vincenzo D’Anna: “Criminalizzare l’avversario assurgendo a giudici dell’altrui morale è sempre stata la caratteristica dei Comunisti e Speranza non fa eccezione” le sue parole. A Renzi il difficile compito di tenere insieme tutti i pezzi di un puzzle mai così frammentato. Con un’unica consolazione: i nodi principali verranno al pettine dopo l’estate. Le vacanze del premier non dovrebbero essere rovinate.

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