La Nato striglia Trump: sfide alla sicurezza non si affrontano da soli ma uniti con l’Ue

La Nato striglia Trump: sfide alla sicurezza non si affrontano da soli ma uniti con l’Ue
14 novembre 2016

La Nato avverte il presidente eletto statunitense, Donald Trump, che malgrado la loro immensa potenza gli Stati Uniti non possono affrontare da soli le sfide alla sicurezza a cui l’Occidente dovra’ far fronte e che solo uniti all’Europa riusciranno a farcela. Questo il messaggio inviato dal segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg (foto)a Trump in un articolo pubblicato sul britannico Observer, la versione domenicale del Guardian. Il tutto mentre lo stesso presidente Barack Obama ha esortato il suo successore a sfuggire alla tentazione dell’isolazionismo. La preoccupazione del resto e’ comune a molti in Europa dopo le ripetute minacce di Trump in campagna elettorale che da presidente non si sarebbe sentito vincolato dall’art. 5 della Carta costitutiva della Nato che obbliga tutti i 28 Paesi membri a reagire nel caso di attacco ad uno solo di loro; e l’unico caso in cui, peraltro, tale principio e’ stato invocato e’ stato dopo l’attacco dell’11 settembre 2001 quando la Nato spedi’ migliaia di soldati in Afghanistan per aiutare Washington nella lotta contro al Qaeda e i talebani. L’Occidente e’ dinanzi la “sfida maggiore da generazioni”, avverte Stoltenberg: “Andare da soli non e’ un’opzione, ne’ per l’Europa ne’ per gli Stati Uniti”. E ricordando volutamente il sangue versato dai Paesi alleati quando accorsero in aiuto degli Stati Uniti, all’indomani dell’attacco alle Torri Gemelle, avverte che “invece di approfondire le divergenze tra i 28 Paesi alleati, e’ ora arrivato il momento di “coltivare cio’ che unisce” sotto “una forte leadership statunitense”.

Intanto, continua la quinta giornata di proteste anti-Trump dopo che decine di migliaia di persone, dall’elezione di Donald Trump a presidente Usa, si sono riversate nelle strade delle principali citta’ americane, da New York a Los Angeles, per manifestare il proprio scontento per il risultato elettorale. Le proteste sono state in gran parte pacifiche, ieri, ma ci sono stati arresti per scontri con la polizia. E a Portland, in Oregon, un uomo e’ rimasto ferito da un colpo di arma da fuoco; sparatoria per cui 4 sospetti, probabilmente membri di una banda criminale, sono stati fermati dalla polizia. Il cuore delle manifestazioni contro il presidente eletto e’ stato New York dove circa 15.000 persone si sono riunite a Union Square per marciare verso la Trump Tower, il quartier generale del prossimo inquilino della Casa Bianca che continua ad essere super-blindato. Il leitmotiv della marcia e’ stato “Trump is not my president” (“Trump non e’ il mio presidente”). Inatteso fuoriprogramma, il regista Michael Moore si e’ presentato nella hall del grattacielo dove vive il presidente eletto con la sua famiglia e ha tentato di farsi ricevere. A Chicago, la citta’ del presidente Barack Obama, diverse migliaia di persone sono sfilate per la strada inneggiando slogan come “No all’odio. No alla paura. I migranti sono benvenuti”. Spostandoci in California a Los Angeles centinaia di manifestanti si sono riuniti al MacArthur Park per marciare verso il centro della citta’. MacArthur Park e’ stato il centro delle proteste degli ultimi giorni. Quasi 200 persone sono state fermate dopo essersi rifiutati di obbedire all’ordine di disperdersi intimato dalla polizia.

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