E ora la nuova Tangentopoli 2.0 scommette sull’ambiente

E ora la nuova Tangentopoli 2.0 scommette sull’ambiente
9 agosto 2015

di Maurizio Balistreri

La nuova Tangentopoli scommette sull`ambiente: dal Mose di Venezia ad alcuni cantieri dell`Alta velocità, dai Grandi eventi alle ricostruzioni post terremoto, dalla gestione dei rifiuti all`enogastronomia e alle rinnovabili, la corruzione è una presenza pressoché costante. Legambiente presenta i numeri della Green Corruption: sono ben 233 le inchieste ecocriminali in cui la corruzione ha svolto un ruolo cruciale, concluse con l`arresto di 2.529 persone e la denuncia di 2.016, grazie al contributo di 64 procure di diciotto regioni. La Lombardia è la prima regione dove il fenomeno corruttivo si è maggiormente diffuso con 31 indagini, 325 arresti e 126 denunce, seguita dalla Sicilia con 28 inchieste 183 arresti e 110 denunce, la Campania con 27 inchieste, ben 303 arresti e 98 denunce. Sesta la Toscana con 217 arresti e 153 denunce. La corruzione, assieme alle mafie, conquista il proscenio delle peggiori storie ecocriminali. Colpendo gravemente anche l`economia legale, soprattutto quella più innovativa e sostenibile. La green corruption rappresenta l`immancabile passe-partout per aprire ogni porta, inesorabile lubrificante per far girare gli ingranaggi burocratici e mettere in piedi trame criminali capaci di predare e saccheggiare al massimo grado i beni comuni, soprattutto quelli ambientali. La fotografia dell`Italia della Green Corruption  è di Legambiente.

MAZZETTE Mazzette all`opera soprattutto nel settore degli appalti pubblici. Solo la Guardia di finanza nel 2014 ha compiuto 210 operazioni mirate chirurgicamente sui meccanismi di assegnazione degli appalti pubblici, denunciando 933 persone e accertando un valore di quasi due miliardi di risorse pubbliche finite nelle mani sbagliate grazie alla corruzione. Quello che più sconcerta è che ai finanzieri sono risultati irregolari circa 1/3 degli appalti monitorati. La stessa Anac (Autorità nazionale anticorruzione) ha recentemente posto l`accento su un altro aspetto delicato nelle procedure di assegnazione degli appalti pubblici, soprattutto a livello locale, ossia l`assenza di una vera e propria gara di pubblica evidenza. Secondo i dati snocciolati dall`Autority, circa il 60% degli appalti si svolge regolarmente senza alcun bando pubblico. In particolare, i Comuni utilizzano per gli appalti sempre più l`affidamento diretto e sempre meno le gare: lo scelgono oggi sei su dieci, e addirittura la metà arriva all`80%, con incrementi negli ultimi quattro anni superiori anche al 50%: quindi “procedure meno garantite e più esposte agli illeciti”.

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