La serenata di Nicola Alaimo, un atto d’amore per Palermo

La serenata di Nicola Alaimo, un atto d’amore per Palermo
Nicola Alaimo
8 marzo 2019

Una serenata, di quelle che la tradizione vuole fatte dall’innamorato sotto il balcone dell’amata. Cocciu d’Amuri, canta Nicola Alaimo alla sua città, al suo teatro, al suo pubblico…. Alla sua mamma! Una dichiarazione d’amore che smessi i panni siculi si perpetua percirca due ore di emozioni vive. Si perché il recital dello scorso 1 marzo, andato in scena al Teatro Massimo di Palermo, accompagnato al piano dal conterraneo e amico Giuseppe Cinà, non è altro che un atto d’amore per quel palcoscenico che lo ha visto prima bambino, poi parte del coro, poi solista. Un atto d’amore che pur mantenendo il lato emozionale non ha trascurato certo quello più goliardico e divertente. Dopo infatti l’impatto dolcissimo del fuoriprogramma iniziale, Alaimo si lancia nell’aria ironica e gioiosa per eccellenza, la Cavatina di Figaro dal Barbiere di Rossini. Un modo per omaggiare il grande Pesarese, ma anche per riscaldare gli animi di un pubblico peraltro già caldissimo.

La vena umoristica è continuata poi con un altro grande personaggio furbissimo, il Gianni Schicchi pucciniano. Il baritono palermitano dimostra una verve fuori del comune che lo porta a godere, gioire e giocare con questi personaggi che permettono di sfoggiare oltre ad una tecnica di ferro una acutezza interpretativa fuori del comune. Alaimo è bravissimo nel sottolineare le dinamiche con cui i compositori hanno arricchito la partitura, disegnando perfettamente le sfumature psicologiche di Figaro e Gianni Schicchi. Il suo è quasi un diretto dialogo con il pubblico, che si vede subito conquistato e pronto a seguire le trame ordite dai due benevoli “briganti”. Lo spazio di un intenso applauso e le gigionerie cedono il posto alla malinconia, all’amore insoddisfatto, alle sofferenze di un amore inespresso. Un’attimo e con Alaimo prende corpo il gentile,schivo Michonnet, segretamente innamorato della Diva Adriana Lecouvreur. La sua aria del primo atto è una delle più struggenti pagine veriste: la coscienza di non poterla mai avere, eppure l’immancabile sogno in cui perdersi, per poi tornare alla realtà e capire che lei ama un altro. Alaimo, che ha vestito i panni del fedele direttore di scena dell’opera di Cilea proprio a Palermo due anni fa, tocca le corde più intime dell’animo.

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Il canto coglie ogni attimo del cambio d’umore del personaggio: dalla trepidante attesa per l’inizio del monologo di Adriana, al febbrile sottolineare delle battute recitate dall’attrice sino al languido abbandono e poi la delusione nel riconoscere che lei recita, dedica quelle parole ad un altro. Alaimo è attore raffinato oltre che interprete attento e accurato. Dote che nel Falstaff verdiano risaltano ai massimi livelli. Un altro sbruffone, truffaldino, che però contempla amaramente il mondo attorno a lui. Un personaggio tutt’altro che a tutto tondo, ma pieno di spigoli che Alaimo coglie tutti brillantemente, alternando il gesto comico e il trasporto emotivo, immedesimandosi nel ruolo, vivendolo pienamente in tutta la sua complessità. E certamente altrettanto complesso ed altrettanto ben tratteggiato è stato un altro personaggio verdiano, Rigoletto, che insieme al Gerard dell’Andrea Chenier di Giordano è stato scelto per chiudere la prima parte della serata. “Cortigiani…” e “Nemico della patria…”.

Non è andato leggero Alaimo nella scelta del programma, nessun risparmio, nessuno sconto, anzi un darsi continuo il suo, tra un lazzo, una battuta, uno sbuffo, e sì… anche un pianto. Un’altalena di emozioni che ha traghettato il pubblico verso una seconda parte solo apparentemente più leggera. Una seconda parte raffinata, un omaggio alla tradizione da camera italiana: Da Tosti, a De Curtis, Gastaldon, sino ad un’altra perla della tradizione popolare siciliana “E vui durmiti ancora” di Calì. Un’altra serenata, questa volta per chiudere. Il tripudio della sala però non poteva restare insoddisfatto e quindi, altra serenata, altra dedica, ad una città del Sud, che ha tante particolarità comuni con Palermo: Granada! La tentazione è quella di non lasciarlo andare. Le richieste di bis si perdono tra gli appalusi. Le luci si accendono… Nicola Alaimo scompare dietro il sipario, ma il suo non è un addio, è un arrivederci… Ciao Palermo, al Duemila…… sshshshshsh…. silenzio, non si dice. Non ancora.

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