La Tomba dell’Atleta scoperta a Case Rosse, intatta da 2000 anni. Quattro persone sepolte e corredo

4 giugno 2018

Scoperta a la Tomba dell Atleta o degli strigili, una sepoltura a camera del IV-III secolo a.C., scoperta in località Case Rosse a Roma. “La sepoltura scoperta a Roma in località Case Rosse in un cantiere Acea – ha spiegato il Soprintendente di Roma, Francesco Prosperetti- restituisce un prezioso contesto, praticamente intatto, risalente alla prima età repubblicana”.

Gli scheletri di tre uomini e una donna, sepolti accanto al corredo che li avrebbe accompagnati nell’ultimo viaggio, tra splendide ceramiche a vernice nera, alcune anche decorate con motivi geometrici e vegetali, una moneta in lega di bronzo con la testa elmata di Minerva e la scritta “Romano” sul rovescio, i piatti con i resti delle offerte alimentari a base di coniglio, pollo e capretto, e due strigili in ferro, usati dagli atleti per detergersi dal grasso dopo le attività fisiche. E’ tutto esattamente com’era, immobile e intatto da oltre 2000 anni, nella tomba a camera di epoca repubblicana, eccezionalmente scoperta alle porte di Roma, località Case Rosse, durante i lavori di archeologia preventiva per il raddoppio dell’acquedotto Castell’Arcione-Salone.

“Ancora una volta le aree periferiche della città ci riservano una incredibile sorpresa – ha detto ancora il Soprintendente di Roma, Francesco Prosperetti -: una Tomba del IV secolo a.C., che abbiamo chiamato dell Atleta per la presenza di due strigili, attrezzi che si usavano per detergere grasso e sudore dopo l attività fisica. Un corredo funerario perfettamente integro, comprese le offerte in cibo, pollo, coniglio, agnello o capretto. Tutto questo materiale consentirà uno studio approfondito sui riti e le usanze dell Ager – ha aggiunto -. Rimane da capire come sarà possibile la valorizzazione di questa scoperta, ora che Soprintendenze e Musei di territorio sono separati”.

La Tomba dell’Atleta o degli strigili, così è stata chiamata dagli archeologi della Soprintendenza speciale di Roma, rappresenta davvero un ritrovamento eccezionale, proprio per via del perfetto stato di conservazione in cui si trova e perché è rimasta inviolata. Una fortuna che non sia stata depredata perché per scavarla c’è voluto pochissimo: a separare questa testimonianza del mondo antico dalla frenesia della modernità (e dalle case che la circondano, costruite al massimo un ventennio fa), solo poca terra, dal momento che la tomba è a una profondità di circa 2 metri sotto l’attuale piano di campagna.

Durante gli scavi effettuati da Acea per l’acquedotto, è stato notato il vano che custodisce questo incredibile tesoro, chiuso da una lastra di calcare bianco e pietrame di tufo: la tomba, larga 2.50 metri, lunga 3.30 metri e con un’altezza di 1.75 metri, ha subito rivelato la sua importanza. Gli esperti hanno rimosso la pochissima quantità di terra penetrata nel vano nel corso dei secoli e hanno sottoposto la tomba a un rilevamento laser (funzionale a una ricostruzione in tre dimensioni della sepoltura), mentre i reperti saranno poi oggetto di studi approfonditi da parte della Soprintendenza nei prossimi mesi.

Quello che già è emerso durante lo scavo è che si tratta di quattro persone appartenenti, secondo gli archeologi, a una famiglia medio borghese, viste le caratteristiche del corredo (circa 30 pezzi): le quattro inumazioni sono avvenute in momenti differenti e riguardano due uomini adulti ritrovati sui lati lunghi, uno di 50 anni (probabilmente l’atleta, per la presenza degli strigili accanto al suo scheletro) e uno di 30-39 anni, e un uomo e una donna posti a terra, lui tra i 35-45 anni e lei di età indefinita.

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