Legittima difesa, governo diviso. M5s frena la Lega, Salvini smorza i toni

19 luglio 2018

La riforma della legittima difesa, che ha iniziato il suo percorso in commissione al Senato, crea fibrillazioni nelle due anime del governo. Se del tema infatti la Lega ha sempre fatto uno dei suoi cavalli di battaglia, il M5S appare molto più prudente. Certo, si tratta di una “priorità” per il governo, ricorda il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, ma le polemiche sorte sui giornali, e alimentate dall’opposizione, fanno storcere più di un naso nella maggioranza. “Ho già avuto modo di ricordare che il tema della legittima difesa riguarda la giustizia e non la sicurezza e l’ordine pubblico”, spiega Bonafede rispondendo al Question time alla Camera, sottolineando che “il monopolio statuale della forza è certamente un principio cardine irrinunciabile dello Stato di diritto”.

Replica il sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni, leghista e primo firmatario della proposta di legge sulla legittima difesa: “Nella pdl non si parla assolutamente di armi, non c’entra nulla, nessuno vuole il Far West ne’ la giustizia fai da te. Noi vogliamo che il cittadino abbia il diritto di difendersi dentro casa sua senza una gogna processuale, costosa, di anni”. Insiste il Guardasigilli Bonafede: “Una cosa e’ certa, un intervento sulla legittima difesa in alcun modo potra’ portare alla liberalizzazione delle armi in Italia”. Sara’ “oggetto di revisione” l'”eccesso di legittima difesa”, spiega il ministro, ma “non salta il principio di proporzionalita’” tra offesa e difesa”. Nient’altro che “illazioni”, aggiunge, quelle per cui la riforma avrebbe a che vedere con gli interessi economici delle aziende produttrici di armi: l’accordo firmato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini durante la scorsa campagna elettorale con le associazioni dei produttori di armi “non ha nulla a che vedere con la legge”, dice ancora Bonafede.

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“L’annuncio di ‘approfondimenti’ sulla riforma della legittima difesa, che noi preferiamo chiamare ‘diritto alla difesa’, suona come un insulto al programma votato dalla stragrande maggioranza degli italiani alle ultime elezioni, quello del centrodestra”, commenta Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e deputata di Forza Italia, secondo la quale “la Lega non dovrebbe tollerare questo rallentamento. Forza Italia non cessera’ di chiedere che sia dato immediato seguito all’impegno preso in campagna elettorale. Il testo presentato dal nostro partito e’ estremamente approfondito, e’ stato oggetto di accurata valutazione e resta il piu’ equilibrato. Nessuno vuole il far west, ma non e’ pensabile che la legge metta sullo stesso piano rapinatori e vittime”

Quanto al Pd, i senatori Franco Mirabelli, Valeria Valente, Giuseppe Cucca e Monica Cirinna’ si chiedono “chi otterrebbe benefici dalla liberalizzazione delle armi. Soltanto la lobby dei produttori, non certo i cittadini e la loro sicurezza. Prima di procedere alla discussione dei diversi disegni di legge presentati in materia, venga fatta una valutazione sull’impatto che le proposte in esame potrebbero avrebbero sulla realta’ del nostro Paese. Il provvedimento sponsorizzato dalla Lega, tra le altre considerazioni, ha profili di incostituzionalita’”. I senatori dem aggiungono: “Le continue divisioni tra Lega e M5s, ora tra Salvini e Bonafede, fanno solo confusione. Crediamo sia necessario partire da dati reali e fatti concreti e non da slogan usati in campagna elettorale”.

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In serata è, però, lo stesso Salvini a rinsaldare l’asse gialloverde: “Sono in piena sintonia con il ministro Bonafede” assicura, spiegando che non ci sarà “nessuna liberalizzazione delle armi. Il mio ultimo obiettivo – aggiunge – è il modello americano, non mi interessa di vendere le armi in tabaccheria. Il modello che preferisco è quello svizzero”. Poi l’attacco: “Il quotidiano Repubblica riesce a inventarsi la qualunque, lo leggo con stupore, è meglio di Dylan Dog”. A rassicurare i critici arriva anche il premier Giuseppe Conte, garantendo che “questo governo non vuole incentivare la giustizia privata o l’uso delle armi”. Il problema, per Conte, è un altro: “Non tanto sul piano normativo quanto su quello applicativo giurisprudenziale – riflette – si sono create delle incertezze che non giovano ai cittadini che hanno bisogno di sicurezza. Anche perché molto spesso è capitato di persone che hanno vissuto un calvario, tre gradi di giudizio per ottenere un’assoluzione. Sono vite che sono state mortificate. Occorre intervenire sulla regolamentazione senza stravolgere nulla”.

Di “rischio” di “giustizia fai da te”, infine, parla il presidente dell’Anm, Francesco Minisci, che ritiene efficace la normativa in vigore: “Deve restare il principio della proporzionalita’ tra offesa e difesa – sottolinea – e non si puo’ prescindere dalla valutazione caso per caso da parte del giudice, senza automatismi”: si tratta, spiega il leader del sindacato delle toghe, di “parametri costituzionali”, senza i quali “si corre il rischio di legittimare anche reati gravi, come l’omicidio, perche’ basterebbe attirare un rivale in casa, ucciderlo e poi invocare la legittima difesa”.

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