L’Italia vince la battaglia, l’Europa boccia etichettatura a “semaforo”

L’Italia vince la battaglia, l’Europa boccia etichettatura a “semaforo”
13 aprile 2016

di Maurizio Balistreri

La plenaria del Parlamento europeo ha approvato, ieri a Strasburgo, una risoluzione con cui chiede alla Commissione europea di riesaminare la base scientifica del Regolamento del 2006 (Ce 1924/2006) relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari. La risoluzione, che è stata adottata con una forte maggioranza (402 voti contro 285 negativi e 22 astenuti), era stata promossa e sostenuta dall’Italia e sarà ora invocata dai produttori in tutta l’Ue di formaggi, carni, prodotti dolciari, prodotti da forno e prodotti tipici (in particolare quelli con marchio di qualità (Dop, Igp, Stg) per eliminare dalle norme europee i cosiddetti “profili nutrizionali” dei cibi. L’Italia conduce fin dal 2008 una battaglia contro i “profili nutrizionali” che, su una base scientifica piuttosto discutibile, tendono a creare di fatto una lista Ue di cibi “buoni e cattivi”, in base a considerazioni superficialmente “salutistiche” (troppi grassi, o sale, o zucchero). Una lista che può essere strumentalizzata da chi ha interesse a farlo per stigmatizzare (per esempio con l`etichettatura “a semaforo”) prodotti perfettamente sani, e dissuadendo i consumatori dall’acquistarli; può giustificare, inoltre, anche l`imposizione di tasse supplementari o altre forme di restrizione per tutti gli alimenti che non rientrano nei parametri stabiliti dai profili.

Fonti diplomatiche sottolineano come recenti esempi di imposte sugli alimenti adottate in Danimarca, Francia, Finlandia e Ungheria, così come i sistemi di etichettatura a semaforo nel Regno Unito, dimostrino che non si tratta di una minaccia solo potenziale, ma di un trend concreto e preoccupante, a danno soprattutto delle piccole e medie imprese con un basso potere contrattuale. La risoluzione “invita la Commissione, in considerazione dei gravi e persistenti problemi che si presentano nell’attuazione del regolamento” sulle indicazioni nutrizionali, “tra cui problemi di distorsione della concorrenza, a riesaminare la base scientifica, l’utilità e la fattibilità di tale regolamento nonché eventualmente a eliminare il concetto di profili nutrizionali”. Ma gli eurodeputati fanno notare soprattutto come i profili nutrizionali siano ormai superati e gli obiettivi del regolamento del 2006, che dovevano “assicurare la veridicità delle informazioni fornite sugli alimenti e l’inserimento di indicazioni specifiche sul tenore di grassi, zuccheri e sale”, siano “ormai conseguiti” con un nuovo regolamento del 2011 (Ue 1169/2011) relativo alle informazioni alimentari ai consumatori. Grazie a questo regolamento, entrato in vigore il 13 Dicembre 2014, i cittadini europei già trovano sull`etichetta di tutti i prodotti alimentari, in modo chiaro e leggibile, tutte le informazioni nutrizionali necessarie per poter compiere scelte d`acquisto responsabili. Secondo le posizioni italiane, l`eliminazione del concetto dei profili nutrizionali eviterebbe quindi discriminazioni ingiustificate e contribuirebbe a semplificare notevolmente le normative Ue nel settore, assicurando allo stesso tempo la tutela della delle produzioni di qualità, delle quali l`Italia si è sempre fatta promotrice.

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MADE IN ITALY ESULTA Nei giorni scorsi Federalimentare e Coldiretti avevano scritto agli eurodeputati per sottolineare quanto il voto fosse importante: “È in pericolo – si legge nella lettera inviata – la sopravvivenza della nostra tradizione alimentare, che ha reso e rende famoso il Made in Italy nel mondo. Siamo arrivati all’assurdo che il latte o l’olio di oliva extravergine, alimenti nobili, sono bollati di rosso mentre un drink light può fregiarsi di un bollino verde. Il Parlamento ha bocciato il sistema dei “profili nutrizionali” principalmente per tre motivi: i profili nutrizionali non hanno un vero fondamento scientifico. Essi costituiscono un tentativo di classificare i singoli alimenti secondo la loro composizione nutrizionale (relativamente al contenuto di sale, zucchero e grassi). Già nel 2008, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha riconosciuto i “limiti scientifici” del ricorso ai profili nutrizionali, precisando che “essi non tengono in alcun conto i cambiamenti del contenuto nutrizionale che si verificano durante la cottura o la preparazione degli alimenti, come l’aggiunta di grassi, zuccheri o sale, né considerano la frequenza e i modelli di consumo”. Da un punto di vista economico, le soglie stabilite da eventuali profili nutrizionali sarebbero suscettibili di generare conseguenze distorsive sulla competitività di vari settori della filiera agro-alimentare europea.

Esemplare il caso delle eccellenze italiane DOP, IGP e STP, minacciate, per esempio, dal sistema di etichettatura “semaforico”. Il concetto di profili nutrizionali creerebbe di fatto una “lista UE di cibi buoni e cattivi”, fornendo così un potente strumento per giustificare l’imposizione di tasse supplementari o altre forme di restrizione (tra cui anche l’etichettatura a semaforo) per tutti quegli alimenti che non rientrano nei parametri stabiliti dai profili. Studi recenti condotti nel Regno Unito hanno dimostrato una diminuzione in termini di quote di mercato e di vendite, sia in termini di valore che di volume, per gli alimenti con il bollino rosso dell’etichettatura a semaforo Da un punto di vista giuridico, con l’attuale quadro legislativo e in particolare le disposizioni sull’etichettatura nutrizionale obbligatoria introdotte dal nuovo Regolamento (UE) n.1169/2011 relativo alle “informazioni alimentari ai consumatori”, i profili nutrizionali sono superati. Infatti, grazie a questo Regolamento, entrato in vigore il 13 Dicembre 2014, i cittadini europei già trovano sull’etichetta di tutti i prodotti, in modo chiaro e leggibile, tutte le informazioni nutrizionali necessarie per poter compiere scelte d’acquisto responsabili.

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