Lotito, Preziosi e De Laurentiis ascoltati dall’Antimafia

Lotito, Preziosi e De Laurentiis ascoltati dall’Antimafia
Il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis
28 giugno 2017

Oggi la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie sulle altre associazioni criminali, anche straniere, ha ascoltato i presidenti delle squadre di calcio di serie A, Lazio, Genoa e Napoli, presso l`Aula del V piano di Palazzo San Macuto.

LOTITO “Il calcio deve essere formatore ma deve anche reprimere i delinquenti. Sono stato il primo a fare una scelta di campo tra consenso e la legalità. A posteriori la scelta della legalità posso dire che è quella giusta. La tifoseria aggrega attorno ad un’ideologia ma gran parte è strumentalizzata soltanto per altri scopi: spaccio, merchandising falso, reclutamento per recupero crediti, prostituzione”. Lo ha detto il presidente della Lazio, Claudio Lotito, ricordando i tentativi di estorsione subiti e la lotta con la tifoseria “che dopo avermi minacciato, e ancora oggi ricevo dele telefonate, ha capito da che parte stare”. Un meccanismo che funziona perché esiste un coacervo di interessi “anche mediatici. C’è interesse di qualcuno a istigare la tifoseria verso questa presidenza. Ci sono gli atti che parlano. Ora grazie allo Slo – il Supporte Liason Officer – abbiamo creato un equilibrio assieme alle tifoserie, ai commissariati ad allo Slo che si occupa del collegamento”. Lotito ha anche individuato nelle scommesse una grossa problemaiticità. “Vanno tolte dal sistema perché lo Stato incassa vantaggi da un sistema malato. L’80 per cento delle squadre deve trovare il modo per sopravvivere e scommettere durante le partite è un’assurdità”. Sulla pesante parentela di Giuseppe Sculli, nipote del boss della ‘ndrangheta Giuseppe Morabito, e l’andirivieni tra Lazio e Genoa, Lotito prima spiega i trasferimenti e poi chiude con una battuta: “alla luce di tante situazioni oggi facciamo anche le analisi del sangue”.

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PREZIOSI “Bisogna mettere in galera la gente che delinque e questo è il primo step che non si fa. Io sono uno dei presidenti più contestati e per l’episodio delle maglie ho avuto anche multe per un milione. Mi sento cornuto e mazziato. Le celle di sicurezza o la flagranza differita sarebbero una buona soluzione”. Lo ha detto il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, secondo il quale, per il Genoa “non c’è mai stata relazione tra la tifoseria organizzata e la società. Lo stadio è diventato una zona franca e la gente ha paura di andarci e portare i bambini. Occorre dare un segnale. Se questa forma di delinquenza può sfociare anche in altri canali. Bisogna stroncarlo subito”. Riguardo alla partita Genoa-Siena con la consegna delle maglie ai tifosi “è stata una sconfitta anche dello Stato. Altro che daspo, bisognava mandarli in galera”. Sulla trasparenza delle transazioni “è regolamentata dalla Lega e non ci possono essere situazioni dove si fa del nero o movimenti di danaro. Non si può fare perché il danaro non va nelle casse della società ma in una cassa di compensazione della Lega. Le somme ai procuratori vengono regolamentate da accordi e fatturazione”. Le voci su Sculli e delle sue connivenze? “Non so se proveniva da qualche famiglia, ma a me non risulta che abbia connivenze. Il nostro rapporto era solo sul campo”. Riguardo la partita Genoa-Siena del 2012, Giuseppe Sculli fu l’unico a dialogare con gli ultras che avevano costretto la squadra a sfilarsi la maglia dopo la sconfitta per 4-1: “Ricordo – aggiunge Preziosi – che era stato chiamato da un tifoso e si parlava con lui in un orecchio, in un modo così plateale che mi aveva sorpreso, sembrava ci fosse un rapporto stretto tra loro”. Preziosi sottolinea che la Digos è a conoscenza di tutto ma spesso allo stadio sono insufficienti. “Ho smesso di andare allo stadio per evitare di sottrarre polizia ai loro compiti anche se non ho mai avuto paura di subire qualcosa fisicamente”. “In altri stadi è impossibile fare quello che si fa in Italia, occorre dare un segnale, bisogna farlo capire subito: allo stadio si deve andare per vedere la partita e basta”. L’amministratore delegato Alessandro Zarbano ha ricordato come con i 120 club affiliati ci sono accordi per la presenza dei giocatori durante le loro feste. Attività che viene disciplinata ad inizio stagione. “Quanto alle feste private non mi risultano partecipazioni”. Come non risultano fenomeni di bagarinaggio (100% curva e 80% dello stadio) venduti tutti in abbonamenti. “Biglietti gratuiti? Qulcuno in tribuna ma per sponsor”. Affrontati anche i rapporti con il capo ultrà Leopizzi, pregiudicato: “è il leader della parte brtta del calcio” conferma Preziosi.

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DE LAURENTIIS “Dall’81 esiste una legge, la 91, che non è mai stata aggiornata, io la abolirei. Noi siamo ostaggio negli stadi, non possiamo fare nulla, non si possono avere rapporti coi tifosi, per esempio. Sono contento di questa audizione che credo debba dare corso ad un seguito di rapporti con le rappresentanze del mondo calcistico per poterlo rifondare: con l’arrivo di Lotti pensavo ci fosse una rifondazione del calcio: bisognerebbe fare tabula rasa, questo è invece il Paese dei compromessi, dei non si può fare”. Lo ha detto il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, davanti la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie sulle altre associazioni criminali, anche straniere, presso l`Aula del V piano di Palazzo San Macuto. Per De Laurentiis la presenza di clan camorristici o mafiosi allo stadio “non può essere un problema di un club ma deve essere dello Stato. Un club non può decidere chi può entrare e chi no e la tessera del tifoso ha distorto la situazione”. “Il Napoli fa tanta prevenzione. Ha avuto anche la tifoseria più educata. Noi abbiamo avuto un costante raccordo con la polizia”. De Laurentiis ripercorre anche la vicenda di Genny la carogna. Ed alla presidente Bindi che premette (“E’ stata saggia la scelta di interloquire con la tifoseria, non si poteva fare altrimenti”) e chiede: “Ma come è possibile che negli anni si sia potuta affermare una figura come Genny la carogna?” De Laurentiis risponde: “E’ una domanda che pongo io a voi come istituzioni”. E la Bindi incalza: “Su questa autorevolezza che ha Genny la carogna, lo Stato deve fare il suo ma anche la società deve dare risposta” e De Laurentiis sottolinea: “da un punto di vista legale nessuno può vietargli di acquistare un titolo d’ingresso”. Sul rischio che i giocatori vengano avvicinati in feste private, l’avvocato del Napoli ha spiegato che i giocatori, una volta a Napoli vengono informati sui rischi che comporta il rapporto con la piazza e devono informare la società dei loro movimenti. Quanto al caso Lo Russo, il boss che ha assistito ad una partita da bordocampo, l’avvocato ha ricordato che il Napoli richiede dalle aziende fornitrici la lista dei pass 72 ore prima della partita per girarla alla Digos. “Come fanno i calciatori a conoscere tutti quelli che si vogliono fare la foto con loro?”.

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