Mafia, arrestato imprenditore edile legato a Messina Denaro

Mafia, arrestato imprenditore edile legato a Messina Denaro
6 luglio 2018

Un imprenditore edile di Castelvetrano (Trapani), ritenuto legato al boss latitante Matteo Messina Denaro, e’ stato arrestato dalla Dia, che ha anche sequestrato le societa’ a lui riconducibili. Nicolo’ Clemente, 50 anni, e’ stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip di Palermo, su richiesta della Dda, per associazione a delinquere di stampo mafioso. Il sequestro ha riguardato la Calcestruzzi Castelvetrano srl e la Clemente costruzioni srl. Le indagini su Clemente hanno preso spunto dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Lorenzo Cimarosa e Giuseppe Grigoli.

L’operazione odierna si inserisce nell’ambito delle numerose iniziative investigative condotte dalla DIA, sotto la direzione della DDA di Palermo, tese a disarticolare la rete piu’ “vicina” al latitante Matteo Messina Denaro attraverso l’individuazione e l’eliminazione dal mercato delle imprese mafiose che costituiscono le principali fonti di approvvigionamento finanziario dell’organizzazione mafiosa di Castelvetrano. Le indagini che hanno portato all’arresto di Nicolo’ Clemente e al sequestro delle sue aziende, sono scaturite dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Lorenzo Cimarosa e, in misura minore, da Giuseppe Grigoli entrambi condannati in via definitiva quali appartenenti alla famiglia mafiosa di Castelvetrano, che hanno indicato Clemente come una delle piu’ attive espressioni imprenditoriali del sodalizio al fine di assicurare alla famiglia significative risorse finanziarie.

Secondo l’accusa il nucleo famigliare di Nicolo’ Clemente e’ stato da sempre parte dello zoccolo duro dell’associazione mafiosa attiva a Castelvetrano. Il fratello Giuseppe, associato di primissimo rango e facente parte della cerchia piu’ ristretta e fidata degli amici di Matteo Messina Denaro fu condannato per il reato di cui all’articolo 416 bis c.p. e per alcuni omicidi, commessi in concorso proprio con il latitante. Pericoloso killer di cosa nostra trapanese, Giuseppe Clemente esercito’ l’attivita’ imprenditoriale insieme al fratello Nicolo’. Dopo la condanna all’ergastolo, Giuseppe, afflitto da crisi depressive, si e’ suicidato in carcere nel 2008, proprio nel giorno del compleanno dell’amico Matteo Messina Denaro scongiurando definitivamente il pericolo di poter cedere alla tentazione di collaborare con la giustizia, circostanza vissuta con grande timore dall’associazione mafiosa e dalla sua stessa famiglia.

I fratelli Clemente, Giuseppe e Nicolo’, sono figli di Domenico, cugino dello storico capo mafia Giuseppe Clemente condannato per essere stato “capo decina” della famiglia mafiosa di Castelvetrano, all’epoca in cui IL sodalizio, nonche’ l’intero mandamento di Castelvetrano, erano diretti da Francesco Messina Denaro Francesco, padre del latitante Matteo. Il legame tra le famiglie Clemente e Messina Denaro, risalente nel tempo, risulta anche di tipo imprenditoriale nella societa’ “Enologica Castelseggio s.r.l.”, attivita’ costituita negli anni ottanta, oggi definitivamente confiscata in quanto diretta espressione delle famiglie mafiose di Castelvetrano e strumento per riciclare il denaro di provenienza delittuosa. L’elenco dei soci era del tutto sovrapponibile a quello dei piu’ importanti rappresentanti delle famiglie mafiose di Castelvetrano.

Le indagini hanno dimostrato che Nicolo’ Clemente forte del suo rapporto diretto e privilegiato con Matteo Messina Denaro Matteo, ha nel tempo sistematicamente partecipato, attraverso le due aziende oggi sequestrate, alla spartizione delle commesse nel settore delle costruzioni edili e del calcestruzzo, che avveniva all’interno di un circuito mafioso/imprenditoriale del quale facevano parte, oltre al Clemente, gli imprenditori Giovanni Filardo,Giovanni Risalvato, Lorenzo Cimarosa Lorenzo e Rosario Firenze Rosario (i primi tre condannati definitivamente per il reato di cui all’art. 416 bis c.p. e Firenze attualmente detenuto per il medesimo reato, con condanna di primo grado). Nel corso dell’operazione la DIA di Trapani, congiuntamente allo SCO e alle Squadre Mobili di Trapani e Palermo, ha eseguito anche diverse perquisizioni locali nei confronti di presunti esponenti mafiosi castelvetranesi.

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