Mario Francese, tra memoria e impegno si ricorda il cronista

Mario Francese, tra memoria e impegno si ricorda il cronista
Mario Francese
26 gennaio 2019

Sono passati 40 anni dal suo assassinio. Quella sera del 26 gennaio 1979 Mario Francese salutò i colleghi e uscì dalla redazione del Giornale di Sicilia per tornare a casa, in viale Campania, a Palermo. Lì, ad attenderlo e a premere il grilletto, c’era Leoluca Bagarella: un delitto deciso insieme ai corleonesi Riina, Raffaele Ganci, Francesco Madonia, Michele Greco. Mario Francese aveva “una straordinaria capacità di operare collegamenti tra i fatti di cronaca più significativi, di interpretarli con coraggiosa intelligenza, e di tracciare così una ricostruzione di eccezionale chiarezza e credibilità sulle linee evolutive di Cosa nostra, in una fase storica in cui oltre a emergere le penetranti e diffuse infiltrazioni mafiose nel mondo degli appalti e dell’economia, iniziava a delinearsi la strategia di attacco di Cosa Nostra alle istituzioni.”, così recita la sentenza.

Con la sua morte si aprì la cosiddetta stagione dei “delitti eccellenti”. Tra memoria e impegno, ieri trecento studenti della scuola Pecoraro di Palermo lo hanno ricordato sfilando sotto la pioggia in piazza Mario Francese, che si trova accanto al loro istituto, dove è stata svelata la nuova targa posta dal Comune di Palermo. Hanno sfilato con dei cartelli con su scritto “Per Mario”. Il ricordo del giornalista oggi culminerà con il premio “Mario e Giuseppe Francese”, che verrà consegnato a Lucia Goracci, corrispondente della Rai dalla Turchia, Paolo Borrometi (TV2000) che dal 2014 vive sotto scorta, e, alla memoria, ad Alessandro Bozzo.

Mario Francese era nato a Siracusa il 6 febbraio del 1925. Era il terzo di quattro figli. Frequentava il ginnasio nella sua città, poi decise di trasferirsi a Palermo presso sua zia, sorella della madre. Questo per completare il liceo e iscriversi poi all’Università. Decise, dopo la maturità classica, di iscriversi alla facoltà di Ingegneria. Contemporaneamente sentì la necessità di rendersi economicamente indipendente. Da qui il lavoro all’Ansa negli anni Cinquanta, come telescriventista. Ma il suo sogno di giornalista comincerà con la collaborazione con La Sicilia. Era un precario, così entrò alla Regione come “cottimista” il primo gennaio 1957. Nel ’58 si sposa con Maria Sagona. Da questa unione nacquero quattro figli maschi. Nonostante avesse un lavoro sicuro, decise di lasciare il posto fisso, per lavorare come cronista giudiziario al Giornale di Sicilia: siamo alla fine degli anni Cinquanta. Mario Francese diventò una delle firme più importanti del giornale di via Lincoln e nel 1968 diventò giornalista professionista. Si occupò della strage di Ciaculli, dell’omicidio del colonnello Russo, intervistò la moglie di Totò Riina, Ninetta Bagarella. Insomma Mario Francese era ed è un esempio raro di giornalismo investigativo in Sicilia.

Leggi anche:
No domiciliari per Ilaria Salis, prossima udienza a maggio

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti