Medio Oriente, continua l’ampio e complesso tour di Blinken. Ha parlato anche con Parolin

Medio Oriente, continua l’ampio e complesso tour di Blinken. Ha parlato anche con Parolin
Antony J. Blinken
14 ottobre 2023

Continua l’ampio tour del segretario di Stato Usa Antony J. Blinken in Medio Oriente che secondo il Dipartimento di Stato rimarrà nell’area sino al 15 ottobre, mentre si consuma il conflitto israelo palestinese e l`Arabia Saudita sta congelando i piani sostenuti dagli Stati Uniti per normalizzare i legami con Israele, con un rapido ripensamento delle priorità di politica estera di Riyad. Il regno “ha deciso di sospendere le discussioni su una possibile normalizzazione con Israele e ha informato i funzionari americani”, è stato detto, mentre Blinken, è a Riyad nell’ambito del suo tour regionale.

Blinken chiede protezione per i civili sia nella Striscia di Gaza che in Israele mentre l’esercito israeliano ha ordinato a metà della popolazione del territorio palestinese di evacuare prima di un previsto assalto di terra. “Mentre Israele persegue il suo legittimo diritto di difendere il suo popolo e di cercare di garantire che ciò non accada mai più, è di vitale importanza che tutti noi ci prendiamo cura dei civili, e stiamo lavorando insieme per fare esattamente questo”, afferma Blinken, prima di recarsi negli Emirati Arabi Uniti per discussioni simili. “Nessuno di noi vuole vedere la sofferenza dei civili da nessuna parte, sia in Israele, sia a Gaza, sia altrove”, dice.

Blinken ha incontrato il suo omologo saudita, il principe Faisal bin Farhan, a Riyad mentre iniziava una terza giornata di intensa attività diplomatica in Medio Oriente volta a impedire che la guerra Israele-Hamas si espandesse in un conflitto regionale e alimentasse una crisi umanitaria. Entrambi sottolineano l’importanza di ridurre al minimo i danni ai civili mentre Israele si prepara ad un’incursione anticipata contro Hamas una settimana dopo l’assalto senza precedenti del gruppo militante contro Israele. Un funzionario americano afferma che gli Stati Uniti non hanno chiesto a Israele di rallentare o ritardare il piano di evacuazione. Il funzionario ha affermato che le discussioni con i leader israeliani hanno sottolineato l’importanza di tenere conto della sicurezza dei civili mentre l’esercito israeliano si muove per far rispettare la richiesta di evacuazione.

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Di ampio respiro la diplomazia di Blinken

 

Ieri il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller ha detto che il Segretario di Stato ha parlato telefonicamente con il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede. “Il Segretario e il Cardinale hanno discusso delle preoccupazioni condivise sugli orribili attacchi terroristici di Hamas contro Israele e sulla necessità di aiutare a proteggere i più vulnerabili” hanno detto. “Il Segretario ha ringraziato il Cardinale Parolin per la forte dichiarazione del Papa a sostegno di Israele, affermando il diritto di Israele all’autodifesa e chiedendo il rilascio degli ostaggi” è stato aggiunto.

Intanto oggi Israele ed Egitto hanno dato il via libera per consentire ai cittadini americani di lasciare la Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah, ha detto all’Afp un funzionario americano a condizione di anonimato. Il tour di Blinken ha toccato e toccherà Israele, Giordania, Qatar, Bahrein, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti ed Egitto. Il Segretario – secondo gli Usa – ribadirà con la massima fermezza la sua condanna degli attacchi terroristici in Israele. E riaffermerà la solidarietà degli Stati Uniti al governo e al popolo di Israele. “Il segretario coinvolgerà i partner regionali negli sforzi per aiutare a prevenire la diffusione del conflitto, garantire il rilascio immediato e sicuro degli ostaggi e identificare meccanismi per la protezione dei civili” ha detto il Dipartimento.

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“Trattative ostaggi non facili”

 

In merito alle trattative per la liberazione degli ostaggi in Medio Oriente, è intervenuto Antonio Tajani, sostenendo che “non sono facili, perchè di fatto siamo in una situazione di guerra”. “È Hamas che ha detto di non volere il corridoio umanitario e che ha respinto ieri la proposta dell’Egitto”, ha evidenziato il ministro degli Esteri. “Lavorare con Hamas e Israele…teniamo anche conto, per esempio, che i prigionieri non sono tutti nelle mani di Hamas, sono nelle mani di diverse organizzazioni alleate anche di Hamas. È quindi un’operazione non facile e la diplomazia non è che in un giorno, con un tocco di bacchetta magica, può risolvere tutti i problemi…”.

Per il vice premier, “stiamo lavorando tutti molto intensamente, direi in sintonia, e ieri sono stato con il ministro degli Esteri del Canada e della Giordania: abbiamo lavorato durante una cena di lavoro per cercare di trovare alcuni punti comuni per favorire la liberazione degli ostaggi”. “Ma ripeto, la situazione è molto complicata e stiamo lavorando: intanto siamo riusciti a portare a casa tutti gli italiani che erano temporaneamente in Israele, cioè pellegrini e turisti. Ieri ne abbiamo portati anche alcuni nell’aereo che mi accompagnava a Tel Aviv e poi ad Amman, oggi parte l’ultimo aereo con circa 180 italiani: credo che si sia completato il riaccompagno a casa di coloro che avevano visto i voli annullati, di coloro che volevano rientrare”.

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