Meloni teme un blitz su manovra. Fronte Ue su Pos

Meloni teme un blitz su manovra. Fronte Ue su Pos
Giorgia Meloni
28 novembre 2022

Il governo che parla a più voci, che si contraddice platealmente in pubblico – raccontano – l’ha irritata non poco. Era già accaduto sabato quando Matteo Salvini ha annunciato anzitempo il numero dei morti per la frana di Ischia, salvo essere smentito poco dopo dal responsabile del Viminale. Ed è successo ancora oggi quando le frasi del ministro dell’Ambiente, Pichetto Fratin, sui sindaci che andrebbero arrestati per combattere l’abusivismo edilizio. sono state apertamente criticate (oltre che da Anci e opposizione) proprio dal leader della Lega. In pratica, l’esatto contrario di quella “barca che rema nella stessa direzione”, metafora che Giorgia Meloni usa in continuazione da quando è diventata presidente del Consiglio.

L’agguato degli alleati

La premier, adesso, è preoccupata che l’iter della manovra diventi il terminale dei malumori, che si trasformi nella piazza in cui la maggioranza rovescia i suoi ‘panni sporchi’, che la voglia di piazzare bandierine da sventolare davanti agli elettori porti gli alleati di Lega (e soprattutto) Forza Italia a fare degli agguati in Parlamento. Anche per questo ha deciso di convocare per domani pomeriggio un nuovo vertice con i capigruppo, per coinvolgere tutti in una ‘chiamata alla corresponsabilità’ ma anche, più praticamente, per cercare di capire dove si può concedere ancora qualcosina e dove bisogna far digerire un no senza appello. Anche perché non c’è solo da mettere assieme la maggioranza parlamentare.

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Pagamenti con i Pos e Pnrr

A guardare c’è anche l’Europa, dalla quale oggi sarebbe arrivato un brusco altolà alla misura che prevede di innalzare a 60 euro il tetto per il quale è previsto l’obbligo di accettare i pagamenti con il Pos. Da Bruxelles avrebbero fatto notare che l’abbassamento della soglia è uno dei traguardi a cui sono legati i fondi del Pnrr. Tanto che il governo ha dovuto far sapere in corso d’opera che “sono in corso interlocuzioni con la Commissione europea dei cui esiti si terrà conto nel prosieguo dell’iter della legge di bilancio”. Sul fronte interno, è soprattutto il partito di Silvio Berlusconi a creare grattacapi. Il Cavaliere ha consegnato ai suoi un messaggio molto chiaro: “Portare le pensioni minime per tutti a 600 euro è dirimente, anche perché l’obiettivo di legislatura sono i 1000 euro promessi in campagna elettorale”. Così come Forza Italia insisterà sulla decontribuzione per l’assunzione degli under 36, chiedendo che si modifichi il tetto di 6mila euro considerato troppo basso. Il vice presidente della Camera, Giorgio Mulè, incalza: “C’è un problema di coperture? Volendo, nelle pieghe di bilancio si trovano”.

Meloni difende la manovra

Nel partito azzurro, peraltro, non è stata affatto gradita la decisione della presidente del Consiglio di convocare a palazzo Chigi il leader di Azione, Carlo Calenda. I due si vedranno domani in tarda mattinata e l’ex ministro porterà a Meloni le sue proposte per la legge di bilancio. Una mossa che dentro Fi hanno letto come un tentativo di mostrare che in Parlamento, volendo, una stampella per arginare le loro barricate ci sarebbe. Meloni continua intanto a difendere pubblicamente la manovra e a cercare di spiegare che, pur in ristrettezza di tempo e risorse, contiene l’indicazione di una “traiettoria nitida” delle priorità del governo e di quello che potrà fare in futuro. Intervenendo all’assemblea di Confindustria Veneto Est, la premier ci tiene a rivendicare proprio il fatto che la legge di bilancio non è stata scritta pensando al consenso. “Mi assumerò la responsabilità delle scelte, anche se – dice – costa da punto vista elettorale” perché “bisogna fare quello che è giusto non quello che è utile per noi, credo lo dimostri la scelta fatta sul reddito di cittadinanza”. Un messaggio anche agli alleati.

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