Molenbeek, da covo di jihaidisti a incubatore di start up

Molenbeek, da covo di jihaidisti a incubatore di start up
7 luglio 2019

“Dopo il diploma non vedevo prospettive in Italia, le ho trovate poi a Molenbeek, a Bruxelles, con Molengeek”. Cosi’ Yahiaoui Zakaria, siciliano di 27 anni e studente di ingegneria informatica, arrivato in Belgio sei anni fa da Barcellona Pozzo di Gotto, racconta l’incubatore di start up, Molengeek, dove lavora come sviluppatore e formatore e che conta tra i finanziatori anche Google e Samsung. Molengeek, il cui nome e’ il risultato di un gioco di parole tra il nome del quartiere Molenbeek e ‘geek’, termine che indica una persona incline alle nuove tecnologie, cambia il volto dei quartieri dimenticati, dopo aver sviluppato progetti a Bruxelles e Padova ora punta ad Amsterdam. Fondato proprio da un giovane, Ibrahim Ouassari, di Molenbeek, uno dei quartieri piu’ complessi della capitale belga per l’elevata disoccupazione, 29,7% nella fascia tra i 15 e i 25 anni, e cittadini di origini non belghe, offre corsi gratuiti che avviano i giovani a professioni tecnologiche.

“Quando si parla di Molenbeek la mente va automaticamente agli attentatori, in quel periodo chi aveva Molenbeek scritto sulla carta di identita’ non trovava lavoro, ma le cose stanno cambiando e con Molengeek ora le grandi aziende vengono qui a cercare talenti, almeno la meta’ degli allievi sono del quartiere”, racconta Yahiaoui. Il 93% dei ragazzi che seguono il corso di sei mesi a fine percorso trova un lavoro, uno stage o intraprende una formazione di livello superiore. “Non servono titoli, basta essere motivati, in Italia c’e’ chi ha lauree e dottorati in ingegneria ma non trova lavoro, qui dopo il corso quelli che prima erano per strada a chiacchierare abbandonati a se stessi, ora li vedi a capo di agenzie di design, start up, business”. Questo e’ anche il caso di Ibrahim Ouassari che ha abbandonato la scuola a tredici anni, e da quel momento in poi ha iniziato a fare lavoretti per comprarsi un computer. Da autodidatta e’ diventato un informatico richiesto. Ibrahim ha deciso di investire nel suo quartiere creando Molengeek per offrire opportunita’ ai tanti giovani che desiderano intraprendere il suo percorso.

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Ora ha 39 anni, e’ a capo di quattro societa’ e dirige una ventina di dipendenti. L’impatto e’ stato forte anche nella comunita’ del quartiere e al progetto partecipano associazioni locali, Governo federale e i servizi per l’impiego Actiris e Formation Bruxelles che coprono i costi dei corsi. A settembre e’ in cantiere un’espansione anche nella citta’ fiamminga di Anversa, ed entro il 2020 dovrebbero aprire delle filiali anche in altri quartieri difficili o periferici di Bruxelles: a Laeken uno spazio di tecnologia civile, mentre a Schaerbeek ci si concentrera’ sui nuovi media. Nel 2021 gli organizzatori contano di aprirne cinque in Olanda. La prima filiale e’ pero’ quella italiana, nata nel dicembre 2018 a Padova, con gli imprenditori Matteo Dalla Libera e Francesco Zanchin. Ad aiutarli come coach e sviluppatore anche Yahiaoui che ha un sogno: “Vorrei tornare in Italia, dove il mondo della tecnologia e’ ancora arretrato e, magari, poter sviluppare un progetto proprio in Sicilia, per offrire opportunita’ ai giovani”.

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