Il monito di Mattarella: il Parlamento fa le leggi, la magistratura invece giudica

Il monito di Mattarella: il Parlamento fa le leggi, la magistratura invece giudica
Sergio Mattarella
27 luglio 2023

Ciascuno deve fare la propria parte e farla bene, ma senza confondere i ruoli o travalicando il proprio ambito. È il monito che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rivolto innanzitutto alle istituzioni in occasione dell’incontro con la stampa parlamentare per la tradizionale cerimonia del Ventaglio che prelude alla pausa estiva dei lavori. Il capo dello Stato ha fatto riferimento ad alcuni scontri che recentemente hanno visto protagoniste proprio quelle istituzioni che dovrebbero ispirarsi al principio costituzionale della “leale collaborazione” e il suo richiamo parte proprio dal rispetto della Costituzione di cui l’inquilino del Colle è garante.

Per Mattarella infatti c’è “l`esigenza ineludibile che i vari organismi rispettino i confini delle proprie competenze e che, a livello istituzionale, ciascun potere dello Stato rispetti l`ambito di attribuzioni affidate agli altri poteri”. Vale per la magistratura che “in piena autonomia e indipendenza” deve “operare e giudicare secondo le norme di legge, interpretandole, anche, correttamente secondo Costituzione, e tenendo conto che le leggi le elabora e le delibera il Parlamento, perché soltanto al Parlamento, nella sua sovranità legislativa, è riservato questo compito dalla Costituzione”.

Ma vale anche in senso opposto, ossia: “Va garantito il rispetto del ruolo della Magistratura nel giudicare, perché soltanto alla Magistratura questo compito è riservato dalla Costituzione”. Poi Mattarella ha sollevato il tema delle commissioni di inchiesta che stanno proliferando in questa legislatura: “iniziative di inchieste con cui si intende sovrapporre l’attività del Parlamento ai giudizi della Magistratura si collocano al di fuori del recinto della Costituzione e non possono essere praticate. Non esiste un contro potere giudiziario del Parlamento, usato parallelamente o, peggio, in conflitto con l`azione della Magistratura”, ha avvertito il capo dello Stato riferendosi, senza però citarla, alla commissione di inchiesta sul Covid che nella sua legge istitutiva si propone di valutare anche la costituzionalità dei provvedimenti varati durante l’emergenza pandemica. “Non sono le Camere a poter verificare, valutare, giudicare se norme di legge – che il Parlamento stesso ha approvato – siano o meno conformi a Costituzione, perché questo compito è riservato, dall`art.134, in maniera esclusiva, alla Corte Costituzionale. Non può esistere una giustizia costituzionale politica”. 

A rileggere il testo della legge approvata dalla Camera e ora all’esame del Senato per istituire la commissione di inchiesta sul Covid si trova infatti all’articolo 3 comma T che tra i compiti dell’organismo parlamentare c’è quello di “verificare e valutare le misure di contenimento adottate dal Governo nelle fasi iniziali e successive della pandemia, individuando eventuali obblighi e restrizioni carenti di giustificazione in base ai criteri della ragionevolezza, della proporzionalità e dell`efficacia, contraddittori o contrastanti con i principi costituzionali e valutando se tali misure fossero fornite di adeguato fondamento scientifico, anche eventualmente attraverso la valutazione comparativa con la condotta seguita da altri Stati europei e con i risultati da essi conseguiti;” e ancora in un altro comma la commissione dovrebbe “verificare e valutare il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali costituzionalmente garantite nell`adozione e applicazione delle misure di contenimento adottate dal Governo nelle fasi iniziali e successive della pandemia”.

Nel suo discorso Mattarella ha difeso poi il ruolo dell’informazione “libera e indipendente” che va “tutelata”, ha sottolineato così come “il valore del pluralismo delle opinioni, delle differenti sensibilità interpretative”. Quindi ha rinnovato il suo appello per la riuscita del Pnrr richiamando alla responsabilità non solo il governo ma tutto il paese: “Il Pnrr non è questione di questo governo e dei precedenti – ha aggiunto – ma dell’Italia. Il mio invito a tutti a mettersi alla stanga, espressione degasperiana, è rivolto a tutti, quale che sia il livello istituzionale, il ruolo di maggioranza o opposizione, il posto nella società, dobbiamo avvertire tutti il carattere decisivo per Italia, siamo tutti responsabili in misura diversa”. 

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Infine l’allarme per l’emergenza climatica partendo dalla consapevolezza che “siamo in ritardo” e che dopo gli “eventi terribili legati palesemente ai cambiamenti climatici” certe “discussioni sulla fondatezza dei rischi, sul livello dell’allarme, sul grado di preoccupazione che è giusto avere per le realtà che stiamo sperimentando appaiono sorprendenti”.

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