Nave Ong rimane sotto sequestro a Pozzallo, le accuse dei magistrati

Nave Ong rimane sotto sequestro a Pozzallo, le accuse dei magistrati
27 marzo 2018

Cade il reato di associazione a delinquere contestato dalla procura di Catania, sussiste invece quello di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il Gip etneo oggi ha convalidato il fermo della nave della Ong spagnola Proactiva open arms, bloccata dal 18 marzo a Pozzallo, dichiarandosi incompetente e affidando la questione al gip di Ragusa che avra’ 20 giorni di tempo per decidere, ma resta la sostanza delle accuse della procura diretta da Carmelo Zuccaro: la Ong non ha voluto deliberatamente consegnare i migranti ai libici e ai maltesi, violando il codice di condotta. E la nave, in forza di un nuovo decreto emesso dal gip catanese, resta sotto sequestro, in attesa della decisione del collega ragusano. “Gli indagati – scriveva nel provvedimento firmato nove giorni fa dal sostituto procuratore di Catania Fabio Regolo – hanno agito con l’unico scopo di approdare in Italia benche’ non fosse necessario ne’ imposto dalla situazione in quanto avrebbero potuto e dovuto attenersi alle indicazioni tempestivamente e reiteratamente fornite dal Mrcc di Roma”, il Maritime Rescue Co-ordination Centres, “in conformita’ al codice di autoregolamentazione”.

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Tre gli indagati per associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: secondo la procura, il capitano e il capo missione, dopo essersi confrontati tra loro e con il coordinatore generale della Ong, allora in Spagna, hanno deciso “arbitrariamente di continuare la ricerca e poi il soccorso degli eventi per i quali la Guardia costiera libica aveva assunto il comando e quindi la responsabilita’ chiedendo esplicitamente e per iscritto di non volere nessuno nella zona del teatro dell’evento per gestire in sicurezza le fasi di soccorso”. Inascoltato anche il messaggio da Roma che comunicava che gli eventi Sar in corso erano coordinati dai libici, “adducendo come scusa di avere perso il contatto radio con i gommoni di salvataggio che si trovavano oltre 20 miglia piu’ avanti.

Anche dopo l’evacuazione a Malta di un bimbo e della sua mamma, gli indagati “non hanno seguito nemmeno le indicazioni di rivolgersi alle autorita’ di Malta che avrebbe “senz’altro costituito un approdo comodo e sicuro per le vite dei migranti e dell’equipaggio. Hanno proceduto invece ostinatamente con la navigazione verso le acque italiane”. E’ ritenuto dunque sussistente il reato di immigrazione clandestina che viene meno solo a fronte di “un reale pericolo per la vita dei migranti e soprattutto se al momento dell’intervento non vi fosse stata una valida alternativa al soccorso effettuato”. Condizione inesistente “dal momento in cui la nave era approdata nel porto maltese per sbarcare il neonato con la madre”, e c’era la disponibilita’ delle autorita’ locali ad accoglierli. Lo stesso comandante “ha dichiarato di non avere avuto alcuna criticita’”.

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