‘Ndrangheta, affiliati a cosche: 12 arresti a Reggio Calabria

‘Ndrangheta, affiliati a cosche: 12 arresti a Reggio Calabria
9 luglio 2020

La Polizia di Stato di Reggio Calabria ha eseguito 12 misure cautelari nei confronti di elementi di vertice, luogotenenti e affiliati alle potenti cosche della `ndrangheta Serraino e Libri. I reati contestati dalla Direzione distrettuale antimafia sono, a seconda delle singole posizioni: associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, danneggiamento, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, corruzione per atti contrari ai doveri d`ufficio, illecita concorrenza con violenza o minaccia, incendio, aggravati dalla circostanza del metodo e dell`agevolazione mafiosa.

I poliziotti della squadra mobile, coadiuvati dagli operatori dei Reparti Prevenzione Crimine della Calabria, stanno eseguendo anche numerose perquisizioni e il sequestro di alcuni esercizi commerciali. Nel blitz sono stati impiegati circa 100 agenti. “Pedigree” è il nome che gli investigatori della Polizia di Stato hanno dato all’operazione nel corso della quale, dalle prime ore di questa mattina, sono stati eseguiti arresti e perquisizioni nei confronti di capi e gregari delle storiche cosche reggine Serraino e Libri. Le indagini condotte dalla Squadra Mobile hanno portato alla luce le dinamiche criminali delle predette consorterie della ‘Ndrangheta operanti, attraverso le loro articolazioni territoriali, nel quartiere di San Sperato e nella frazione Gallina, nonché nel comune di Cardeto [RC] e in Gambarie d’Aspromonte.

Interesse delle Cosche era principalmente nel settore delle estorsioni in danno di imprenditori e commercianti anche attraverso l’imposizione di beni e servizi, nonché nell’impiego dei proventi delle attività delittuose in esercizi commerciali attivi nel campo della ristorazione [bar] e della vendita di frutta, intestandoli a sodali o a compiacenti prestanomi allo scopo di eludere il sequestro con l’applicazione delle disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali. L’inchiesta della Dda di Reggio Calabria ha consentito di accertare come il vertice della cosca Serraino sia attualmente rappresentato da Maurizio Cortese, genero di Paolo Pitasi, già uomo di fiducia di Francesco Serraino, il “boss della montagna”, assassinato durante la seconda guerra di ‘Ndrangheta. Nel corso degli anni, Cortese – si spiega in una nota – catturato da latitante nel 2017, ha acquisito una sempre maggiore importanza nell’ambito dei gruppi mafiosi, riuscendo a scalare le gerarchie della cosca Serraino, con specifica competenza territoriale nel quartiere di San Sperato.

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Oggi quella diretta da Maurizio Cortese – si aggiunge – è una consorteria strutturata della ‘Ndrangheta unitaria, che trova la sua forza anche nei legami coltivati con esponenti carismatici di altre potenti cosche di Reggio Calabria, che ne hanno determinato il graduale potenziamento e l’ascesa al vertice. Strettissimo il legame con i capi storici della cosca Labate (intesi i “Ti Mangiu”) egemone nei quartieri cittadini di Gebbione e Sbarre. Fattivo e proficuo il rapporto con la cosca Libri di Cannavò, ogni qual volta si è posta l’esigenza di risolvere problematiche comuni e dirimere controversie afferenti alla rispettiva competenza territoriale. Stabili le relazioni con la potente cosca De stefano-Tegano e in particolare con Luigi ‘Gino’ Molinetti, storico esponente del clan di Archi – recentemente arrestato nell’ambito dell’operazione Malefix – sia per la fornitura di acqua minerale, sia per ottenere l’autorizzazione preventiva ad aprire un bar in una zona non sottoposta al controllo della cosca Serraino, bensì sotto il dominio della cosca De Stefano-Tegano, nel rispetto delle regole della `Ndrangheta, sia infine per ricevere aiuto nell’accaparramento di clienti e nelle attività di reperimento di macchinari aziendali necessari per l’apertura di un esercizio commerciale.

Sono state determinanti anche le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia per definire il blitz eseguito oggi a Reggio Calabria e che ha portato all’arresto di elementi di vertice della cosca Serraino e Libri. Fra le persone finite in manette figurano Maurizio Cortese, il boss di San Sperato; il suocero Paolo Pitasi, già principale collaboratore di Francesco Serraino, noto come il “boss della montagna”, assassinato durante la seconda guerra di ‘Ndrangheta; Domenico Sconti genero di Francesco Serraino; Sebastiano Morabito elemento di vertice della cosca Libri nella frazione Gallina. Arrestata anche Stefania Pitasi, moglie di Maurizio Cortese e figlia di Paolo Pitasi. Le indagini sono state condotte con l’irrinunciabile ricorso alle intercettazioni grazie alle quali è stato possibile individuare le dinamiche criminali, segnatamente quelle di carattere estorsivo, che hanno determinato il graduale rafforzamento della cosca Serraino e in particolare dell’articolazione di San Sperato diretta da Maurizio Cortese.

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