Orlando: in Italia salario minimo dove non basta contrattazione

Orlando: in Italia salario minimo dove non basta contrattazione
Andrea Orlando
6 dicembre 2021

L’Italia potrebbe introdurre un sistema di salario minimo, in parallelo al sistema di contrattazione collettiva dei salari, a cui oggi sfuggono molti “contratti pirata”, che non garantiscono remunerazioni dignitose ai lavoratori. E’ quanto ha detto in sostanza il ministro del Lavoro Andrea Orlando oggi a Bruxelles, parlando con la stampa a margine del Consiglio Occupazione dell’Ue, che ha discusso la proposta di direttiva sul “salario minimo” presentata dalla Commissione europea e sostenuta dall’Europarlamento. La proposta, che introduce criteri e indicatori non obbligatori per stabilire un salario minimo specifico in ogni diverso paese Ue, a meno che i salari non siano determinati da sistemi ben funzionanti di contrattazione collettiva fra le parti sociali, ha raccolto un ampio consenso fra gli Stati membri, con solo due paesi ancora contrari, la Danimarca e l’Ungheria, e due paesi astenuti (l’Austria, che chiede più tempo per riflettere, e la Germania, che comunque è favorevole, ma tradizionalmente non si esprime prima dell’entrata in funzione del nuovo governo).

“La direttiva – ha spiegato Orlando ai giornalisti – definisce i percorsi attraverso i quali i paesi Ue possono rafforzare la contrattazione e predisporre delle norme che sostengano l’introduzione di un salario minimo. Questo credo che sia una risposta forte a due fenomeni che si intrecciano e che caratterizzano attualmente il mercato del lavoro: il dumping salariale e la presenza di molti lavoratori poveri. Fenomeni che purtroppo segnano anche il mercato del lavoro italiano. E per questo” la convergenza registrata oggi sulla direttiva “credo che sia una buona notizia per l’Europa, e credo che lo sia anche per l’Italia”. A chi chiedeva che cosa non ha funzionato in Italia, visto che secondo i dati Ocse è l’unico paese in cui dal 1990 i salari reali sono diminuiti invece di aumentare, Orlando ha replicato: “non hanno funzionato le cose che sono evidenziate nel dossier che oggi abbiamo discusso e che trovano risposta proprio nell’ipotesi di direttiva” sul salario minimo. “Non ha funzionato – ha precisato il ministro – la contrattazione; o meglio, ha funzionato meno che in passato perché è esploso il numero dei contratti pirata; e non ha funzionato contemporaneamente la contrattazione negli ambiti nei quali tradizionalmente c’è poca sindacalizzazione”.

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“Quindi – ha continuato Orlando – quello che ho detto qualche giorno fa vale ancora di più alla luce di questa direttiva: o si definisce una strada per rafforzare la contrattazione attraverso criteri più chiari per definire la rappresentanza, oppure un’altra strada da prendere seriamente in considerazione – ha sottolineato – è quella del salario minimo”. “Io credo – ha detto ancora il ministro – che le cose spingeranno in questa direzione. Perché nell’arco di pochi anni il numero di contratti è raddoppiato, il che non significa di per sé che siano tutti contratti pirata, ma molti di questi lo sono. Quindi, o si disciplina meglio la contrattazione”, e cioè “chi sta al tavolo” dei negoziati, “chi può farlo; o si introduce un salario minimo”. “Oppure – ha aggiunto Orlando -, si combinano i due interventi, come io credo sia possibile: regole più chiare per la contrattazione, agganciate anche a regole che definiscono un salario minimo. O, meglio, regole che definiscono un salario minimo agganciato anche ai livelli di contrattazione”, ha concluso. Rispondendo a un giornalista a margine della conferenza stampa conclusiva del Consiglio Ue, questo pomeriggio, il commissario europeo agli Affari sociali, Nicolas Schmit, ha confermato quest’utlima ipotesi: “Un sistema ibrido è possibile. Se l’Italia lo decide – ha detto -, può introdurre un salario minimo statutario, mantenendo il sistema di contrattazione collettiva”. Ad esempio, “la Francia ha un salario minimo, e ha anche un tasso molto elevato di contrattazione collettiva”, ha concluso il commissario.

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