Parte governo, sintonia Mattarella-Draghi per superare impasse

12 febbraio 2021

L’esecutivo annunciato oggi al Quirinale da Mario Draghi non può che essere identificato come anche, forse soprattutto, il governo del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Un governo, avendo dato il Capo dello stato l’incarico al “fuoriclasse” ex presidente della Bce – vista la drammatica impasse della nostra politica, dei nostri partiti – che non poteva che passare dal Colle, attraverso la stringente attuazione dell’art.92 della Costituzione che prevede la nomina dei ministri da parte del Quirinale, su indicazione del premier. La pandemia ancora senza soluzione, il blocco di fatto percepito dai cittadini della gestione della cosa pubblica di fronte al virus, le conseguenze del Covid sulla nostra economia e sulle relazioni sociali (a partire da quelle fra i ragazzi, fra gli adolescenti, fra gli studenti) sempre più difficili, hanno costretto Mattarella ad un colpo d’ala.

Ecco allora che il presidente è riuscito a raccogliere tutte le forze politiche presenti in Parlamento, tranne Fratelli d’Italia, in un progetto di respiro istituzionale, in un perimetro che andasse oltre i partiti e gli interessi di parte. Draghi ha lavorato in questi giorni, in continua sintonia e riservatezza con il Quirinale, alla sua squadra, e si ipotizzava una formazione di governo caratterizzata più da tecnici che da rappresentanti politici. Alla fine i cosiddetti tecnici sono stati forse meno di quanto ci si aspettasse ma comunque nella loro scelta c’è assolutamente il segno dell’ex governatore della Banca d’Italia. A cominciare dal ministero dell’Economia con Franco per passare all’Ambiente e alla Transizione ecologica con Cingolani arrivando a Trasporti con Giovannini. Senza dimenticare Colao all’Innovazione tecnologica. Tutto con uno sguardo evidentemente al lavoro che aspetta il governo sul Recovery plan. Ma nella squadra uscita oggi dal Quirinale si nota anche la mano di Mattarella.

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La sua forte impronta la si individua nella continuità in alcuni ministeri, quelli che un capo dello Stato da sempre ritiene funzionali ad un buon funzionamento, in sicurezza, della macchina del Paese. Di Maio agli Esteri, Lamorgese agli Interni, Guerini alla Difesa e Speranza alla Salute indicano la volontà di Mattarella di far comprendere al Paese come lo Stato, pur di fronte agli scontri fra partiti di questi mesi, vada avanti comunque. A partire dal ministro della Salute, punto di riferimento nel contrasto alla pandemia. Ancora, non una conferma ma sicuramente una persona da sempre gradita al Colle, Marta Cartabia alla Giustizia. Insomma, una squadra che sembra rispecchiare lo spirito con cui Mattarella e Draghi si sono incrociati, la volontà di dare una scossa al sistema politico, ai partiti che in questi mesi di grande difficoltà per gli italiani sono sembrati non capire l’animo del Paese, attraversato da paure e morti. Domani con il giuramento comincerà una nuova storia. Appuntamento alle 12 al Colle. Seguira la cerimonia della Campanella prevista per le 13, per il saluto al presidente del Consiglio uscente Giuseppe Conte. La fiducia è invece prevista mercoledì al Senato e poi giovedì alla Camera.

Team tecnici centrale per gestione Recovery

Un team di super tecnici per gestire le partite chiave e i fondi del Recovery plan e poi molta politica, che arriva sia dal governo Conte bis (sono 9 i ministri confermati) che dal Conte uno (i tre leghisti). E’ questo lo schema che emerge dal governo presentato oggi da Mario Draghi al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Intanto Draghi ha messo all’Economia un esponente della scuola di Bankitalia, Daniele Franco, già Ragioniere generale dello Stato. Poi anche due ministeri chiave per la gestione del Recovery plan sono in “quota Draghi”. Alla Transizione ecologica va Roberto Cingolani, fisico e Chief Technology and Innovation Officer di Leonardo, che acquisirà anche le competenze sull’energia. Alla transizione tecnologica c’è Vittorio Colao, supermanager che Giuseppe Conte aveva chiamato a guidare la task force per il rilancio del Paese, salvo poi sostanzialmente accantonare il lavoro fatto. Da notare, peraltro, che tra i Ministeri è sparito quello per gli Affari europei, ricoperto nel Conte bis dal Dem Enzo Amendola. Probabilmente ci sarà un sottosegretario con quella delega, ma è del tutto evidente che a guidare la politica europea sarà in prima persona l’ex presidente della Bce.

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Draghi conferma 9 ministri del Conte bis

Su un totale di 23 sono nove i ministri del Governo Conte Bis che sono stati confermati nell’esecutivo dal presidente Mario Draghi. Si tratta di Luciana Lamorgese (Interno), Luigi Di Maio (Esteri); Federico D’Incà (Rapporti con il Parlamento); Elena Bonetti (Pari opportunità); Roberto Speranza (Salute); Stefano Patuanelli (dallo Sviluppo economico all’Agricoltura); Dario Franceschini (Cultura); Fabiana Dadone (dalla Pubblica amministrazione alle Politiche giovanili); Lorenzo Guerini (Difesa). Tre esponenti, invece, sono stati ‘recuperati’ dal Conte uno. Si tratta della ministra Erika Stefani (Disabilità, era stata titolare delle Autonomie); Giancarlo Giorgetti (era stato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, va a guidare il Mise); Massimo Garavaglia, che era stato viceministro all’Economia e va al dicastero del Turismo.

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